
16 Feb RECOVERY PLAN:E’ UNA QUESTIONE DI SOLDI , DI GEOPOLITICA E DI DRAGHI
Il Recovery Plan ( RP) è tutto debito che l’UE si crea in casa e qui vi resta . Sono 750 miliardi di Euro di cui 390 a fondo perduto e 360 in prestiti . E’ solo e solamente una questione di soldi ( tanti…. tantissimi soldi) e l’Italia si avvia a riceverne più di 200 miliardi di euro tra sussidi e prestiti europei . Un vero e proprio finanziamento a pioggia dove rivestirà primaria importanza anche le motivazioni di geopolitica. Il RP bisogna metterlo al riparo dalle futili diatribe politiche rafforzandone la solidità tecnica. Bruxelles vuole vedere la reale efficienza del Piano italiano commisurato al suo impatto sulla crescita reale. D’altro canto la compagine di Governo Draghi è composta da persone di grande spessore e competenze tecnico-economiche ma anche ben inserite sia nei contesti della politica che in quelli amministrativi. Punto focale sono i tempi di attuazione del Piano . Impegni da assumere entro il 2023 ed erogazioni entro la fine del 2026 : tempi molto stretti se raffrontati alla mole dei fondi che si intenderebbero (potrebbero) utilizzare. Ciò accentua il possibile rischio di non riuscire ad investirli tutti nei termini temporali massimi dovuti. Nel merito rammento che dopo l’accredito dell’anticipo che verrà erogato all’approvazione del Piano , pari ad un valore del 13% del contributo totale, le successive erogazioni seguiranno i vari stati di avanzamento degli interventi concordati. Diventa quindi fondamentale la governance affiancata però da una semplificazione delle procedure amministrative rispetto a quelle ordinarie oggi in atto. Rivestirà grande importanza anche la scritturazione precisa ed esaustiva dell’impatto delle misure previste sul Pil , sull’occupazione, sugli indicatori climatici, sulla coesione, sulla crescita e tutto sempre raffrontato alla cosi detta “ baseline”. Vanno quindi di pari passo nella loro attuazione sia il Next Generation EU che il RP : l’Europa vuole garanzie sulla crescita . L’insieme dei due Piani rappresenta la fotografia esatta del momento socio-economica che stiamo vivendo ed è facile captarne il forte contenuto politico che fa da collante all’operazione nella sua intierezza. Il risultato atteso dovrà rappresentare il rafforzamento socio-economico dell’Unione Europea e quindi del mercato unico che non dovrà assolutamente uscire , dopo il RP , ancora frammentato e con tassi di crescita troppo asimmetrici tra i diversi paesi membri nel momento del termine della crisi pandemica . Il fine unico di tutta questa operazione è racchiuso quindi nella necessaria ripresa economico-finanziaria-sociale. Rammentiamoci che , anche se molti economisti oggi paragonano il RP ai fondi finanziati dal Piano Marshall ( 1948/52 ) , le due figure tecniche non possono essere ritenute eguali. La differenza principale è che i primi erano soldi che arrivavano dal 5,4% del Pil americano e le condizionalità attuative nel piano USA furono sostanziali: su 13,3 miliardi di $ concessi , 12 miliardi furono sotto forma di sussidi a fondo perduto e 1,3 miliardi di $ in prestiti a 30/40 anni al tasso debitore del 2,5% anno. Quindi solamente una piccola quota era da restituire. Il Recovery Fund invece sono la messa in disponibilità di fondi liquidi ma di cui una buona parte a debito . Nella UE aleggia una “ aurea mediocritas” fumosa e riconducibile ad uno stato di incertezza. Per il Next Generation EU non si hanno ancora le stime esatte d’impatto sull’economia perché gli Stati membri presenteranno entro il 30 Aprile i piani nazionali che di fatto scaricheranno a terra i fondi UE. Il RF invece sarà in grado di dare un’accelerazione diretta alla ripresa reale , si può ipotizzare fino a 3,5 punti nel periodo 2021-2026. La Commissione Europea ha appena pubblicato le previsioni macroeconomiche d’inverno . Il Pil della zona euro crescerà del 3,8% sia nel 2021 che nel 2022 , mentre quello della UE a “27” del 3,7% nel 2021 e del 3,9% nel 2022. La ripresa dell’Italia sarà più lenta perché più complicata , causa anche la cancerosa e perennemente confusa situazione politica. Le variazioni % Pil Italia si configurano: 2020 : -8,8% ( su una stima precedente a – 9,9%) . 2021 : + 3,4% ( su una stima precedente a + 4,1%). 2022 : + 3,5% ( su una stima precedente a + 2,8%). Ci troviamo sia economicamente che socialmente coinvolti in un turbine di priorità e necessità ma anche obblighi verso la Comunità Europea . Occorre che il Governo Draghi applichi un immediato cambio di marcia nell’elaborazione del Recovery Plan , affiancandolo alla velocizzazione della campagna di vaccinazione e dell’immediata e non più differibile decisione circa il blocco dei licenziamenti in scadenza a fine Marzo , nodo cruciale sia per i lavoratori , ma così pure per gli imprenditori che dovranno prendere decisioni organizzative non più differibili se vorranno riposizionarsi sul nuovo mercato. Per capire il modus operandi di Draghi non si può prescindere da un cenno sulla sua formazione personale che vede come figura centrale e predominante quella del professor Federico Caffè. Caffè viene considerato da tutti la mente più raffinata del “ riformismo italiano” e ha lasciato nel modo di pensare ed operare di Mario Draghi quella capacità di creare e quindi proporre soluzioni al di là degli schieramenti ideologici, ne è la riprova di come sia composto il nuovo Governo. Formazione economica personale di chiara matrice Keynesiana che da sempre ed in ogni incarico istituzionale ricoperto, è stata la forza e la spinta per trovare soluzioni interconnesse con l’assunzione di responsabilità personali dirette. Ciò si rispecchia anche nell’odierna parola d’ordine del nuovo Governo che è : “ mettere in sicurezza e far ripartire il paese”. Un mix di cultura dei “ tecnici” , ma sempre interconnesso ad una dimensione politica. Come già accaduto quando fu nominato Direttore Generale del Tesoro sotto uno dei governi Andreotti , con ministro del Tesoro Guido Carli, Draghi avviò la più grande campagna di privatizzazioni nella UE creando un metodo di lavoro ed una squadra di esperti e tecnici che prese il nome di “ Draghi boys” e che oggi Draghi spera di ripetere con i tecnici da lui direttamente scelti. E’ un insieme di politica, tecnica e gestione che si configurano con il RF fonte della vera quanto possibile “leva di crescita” , il tutto sintetizzano con le due parole pronunciate all’uscita dal Quirinale: “ Coesione sociale”. Oggi l’Italia è ad una svolta storica e Mario Draghi rappresenta e ricorda a tutti che si tratta del momento di assumere delle scelte che avvieranno un processo irreversibile che ha , nel suo stesso essere, un poco di tecnicismo ma anche molto di politica. Riassumendo le prime emergenze non più procrastinabili di Draghi: 1) Alitalia con allarme liquidità e voli con rischio concreto di stop. 2) Cartelle fiscali correlate al termine del 28/2 data dell’invio di 50 milioni di atti. 3) Nodo ristori a seguito dello scostamento da 32 miliardi . 4) 31/3 scadenza blocco licenziamenti. 5) Recovery Plan, entro febbraio il Dpcm sul monitoraggio con il Piano che dovrà arrivare a Bruxelles prima del termine formale del 30/4. 6) Velocizzare l’attuazione del piano vaccinale per emergenza Covid. Insomma che dire…. Buona fortuna Presidente!