PRODUTTIVITA’ : SANTO GRAAL DELL’ECONOMIA

PRODUTTIVITA’ : SANTO GRAAL DELL’ECONOMIA

Il Graal è la rappresentazione del potere assoluto e  piena conoscenza .  Da sempre   gli economisti di tutto il mondo sono stati alla spasmodica ricerca del Sacro Graal dell’ economia . Come nel mondo della finanza anche in quello economico  il segreto  è quello di saper gestire al meglio il potere della decorrelazione.  Il caposaldo   che unisce a doppio filo e in modo indissolubile il mondo economico a quello finanziario. Nella finanza la decorrelazione gioca a far cadere i tabù insiti   nella scelta di un investimento . Nell’ economia invece si perpetua  nella dipendenza di più mercati , ovvero nella capacità liberalista di poter scegliere e  quindi di potersi muovere  liberamente in un mercato  globale.   Nel mondo della finanza emerge il fatto di come  un investitore desideri  da sempre   costruirsi un portafoglio diversificato con il  fine primario di ridurre il  rischio complessivo . In economia un imprenditore, ma anche un singolo Stato ,  cerca  invece di diversificare le proprie produzioni/vendite/esportazioni   in base ai diversi mercati raggiungibili .  Mercati possibilmente non correlati direttamente tra loro e  questo per cercare di evitare che,  nel caso di una crisi economica in un determinato Paese ,  tutti gli altri Paesi fruitori di quel bene e/o servizio possano innescare un effetto domino che aumenterebbe  di molto il rischio imprenditoriale complessivo.  In un ciclo economico l’economia si espande e si contrae nel tempo. E’ come un’onda dove il suo movimento si dirige in un  tempo determinato verso l’alto e verso il basso del prodotto interno lordo e questo  in uno al suo preciso tasso di crescita a lungo termine. Lo si può rappresentare  come  una composizione pragmatica di sei specifiche  fasi :  1) espansione,  2) picco,  3) recessione,  4) depressione,  5) trogolo e  6) recupero.  Il minimo comune denominatore in questo andamento altalenante è la produttività e quando questa  cresce lo fa anche l’economia e  l’occupazione con un significativo incremento sui salari. Quando poi la produzione cresce in maniera significativa  posizionandosi  su livelli elevati diventa automaticamente un vero e proprio scudo contro la concorrenza portata dai nuovi  Paesi emergenti in una specifica  fase dell’ economia. Il grado di produttività è direttamente collegato al fatto che gli imprenditori hanno da sempre l’abitudine a subordinala a possibili incrementi sulle buste paga dei lavoratori. In Italia la produttività non risulta essere particolarmente bassa ma il vero problema è che non cresce più oramai da tempo, soprattutto quella collegata ai servizi. La causa maggiore nella struttura produttiva del  nostro Paese è causata dalla preponderante presenza di imprese di piccole e piccolissime dimensioni . Quando un’  azienda  è piccola è giocoforza che investa molto poco in ricerca ed innovazione.  D’altro canto bisogna anche rammentarsi di  come  la spesa italiana in “ ricerca e sviluppo” si aggiri  a meno dell’  1% del Pil , circa 20 miliardi di euro,  suddivisi tra pubblico e privato. Cifra di  molto inferiore alla metà di quanto viene investito  in Paesi a noi direttamente concorrenti come Francia , Germania e Spagna. Un problema storico e peraltro consolidato in Italia è  altresì quello legato all’elevata incidenza del sommerso sull’economia complessiva del Paese.  Aziende che potenzialmente dovrebbero essere fuori dal mercato a causa del basso grado di efficienza dei propri processi produttivi /  organizzativi , rientrano in gioco dalla finestra  “ inventandosi “ letteralmente delle irregolarità  sia sul campo fiscale che  economico.  Nella sostanza   accade che la cattiva impresa finisce così per schiacciare quella buona ( ndr : formula  traslata dal settore monetario ). In Italia il  sistema imprenditoriale  ha poi una percezione  molto particolare della finanza , con un grado di intendimento   altamente diffidente.  La  storia del sistema finanziario italiano , come peraltro di quello europeo continentale , racconta di un sistema  fortemente ancorato sui circuiti di intermediazione bancaria con meccanismi pratici  obsoleti  perché  basati su rapporti interpersonali che molto spesso non facilitano quei necessari processi di investimento preludio indispensabile per salti aziendali specialistici e quindi  dimensionali.