22 Nov PRODUTTIVITA’ : SANTO GRAAL DELL’ECONOMIA
Il Graal è la rappresentazione del potere assoluto e piena conoscenza . Da sempre gli economisti di tutto il mondo sono stati alla spasmodica ricerca del Sacro Graal dell’ economia . Come nel mondo della finanza anche in quello economico il segreto è quello di saper gestire al meglio il potere della decorrelazione. Il caposaldo che unisce a doppio filo e in modo indissolubile il mondo economico a quello finanziario. Nella finanza la decorrelazione gioca a far cadere i tabù insiti nella scelta di un investimento . Nell’ economia invece si perpetua nella dipendenza di più mercati , ovvero nella capacità liberalista di poter scegliere e quindi di potersi muovere liberamente in un mercato globale. Nel mondo della finanza emerge il fatto di come un investitore desideri da sempre costruirsi un portafoglio diversificato con il fine primario di ridurre il rischio complessivo . In economia un imprenditore, ma anche un singolo Stato , cerca invece di diversificare le proprie produzioni/vendite/esportazioni in base ai diversi mercati raggiungibili . Mercati possibilmente non correlati direttamente tra loro e questo per cercare di evitare che, nel caso di una crisi economica in un determinato Paese , tutti gli altri Paesi fruitori di quel bene e/o servizio possano innescare un effetto domino che aumenterebbe di molto il rischio imprenditoriale complessivo. In un ciclo economico l’economia si espande e si contrae nel tempo. E’ come un’onda dove il suo movimento si dirige in un tempo determinato verso l’alto e verso il basso del prodotto interno lordo e questo in uno al suo preciso tasso di crescita a lungo termine. Lo si può rappresentare come una composizione pragmatica di sei specifiche fasi : 1) espansione, 2) picco, 3) recessione, 4) depressione, 5) trogolo e 6) recupero. Il minimo comune denominatore in questo andamento altalenante è la produttività e quando questa cresce lo fa anche l’economia e l’occupazione con un significativo incremento sui salari. Quando poi la produzione cresce in maniera significativa posizionandosi su livelli elevati diventa automaticamente un vero e proprio scudo contro la concorrenza portata dai nuovi Paesi emergenti in una specifica fase dell’ economia. Il grado di produttività è direttamente collegato al fatto che gli imprenditori hanno da sempre l’abitudine a subordinala a possibili incrementi sulle buste paga dei lavoratori. In Italia la produttività non risulta essere particolarmente bassa ma il vero problema è che non cresce più oramai da tempo, soprattutto quella collegata ai servizi. La causa maggiore nella struttura produttiva del nostro Paese è causata dalla preponderante presenza di imprese di piccole e piccolissime dimensioni . Quando un’ azienda è piccola è giocoforza che investa molto poco in ricerca ed innovazione. D’altro canto bisogna anche rammentarsi di come la spesa italiana in “ ricerca e sviluppo” si aggiri a meno dell’ 1% del Pil , circa 20 miliardi di euro, suddivisi tra pubblico e privato. Cifra di molto inferiore alla metà di quanto viene investito in Paesi a noi direttamente concorrenti come Francia , Germania e Spagna. Un problema storico e peraltro consolidato in Italia è altresì quello legato all’elevata incidenza del sommerso sull’economia complessiva del Paese. Aziende che potenzialmente dovrebbero essere fuori dal mercato a causa del basso grado di efficienza dei propri processi produttivi / organizzativi , rientrano in gioco dalla finestra “ inventandosi “ letteralmente delle irregolarità sia sul campo fiscale che economico. Nella sostanza accade che la cattiva impresa finisce così per schiacciare quella buona ( ndr : formula traslata dal settore monetario ). In Italia il sistema imprenditoriale ha poi una percezione molto particolare della finanza , con un grado di intendimento altamente diffidente. La storia del sistema finanziario italiano , come peraltro di quello europeo continentale , racconta di un sistema fortemente ancorato sui circuiti di intermediazione bancaria con meccanismi pratici obsoleti perché basati su rapporti interpersonali che molto spesso non facilitano quei necessari processi di investimento preludio indispensabile per salti aziendali specialistici e quindi dimensionali.