
16 Giu “POINT BREAK” IN PIAZZA AFFARI
Sono i titoli legati al credito e direttamente collegati al “risiko bancario” , la benzina che alimenta la spinta febbrile delle quotazioni in borsa di questo periodo. La prospettiva è quella che si assisterà ad un consolidamento tra gli istituti di credito italiani e ciò anche perché la BCE ha finalmente rimosso tutti gli ostacoli normativi prima esistenti. Da parte loro le banche italiane hanno completato il piano di pulizia dei propri bilanci dai crediti deteriorati riuscendo così ad ottenere solidi coefficienti patrimoniali . Forte attenzione rivolta anche verso gli incentivi fiscali del comparto bancario che ora sono così rilevanti da riuscire a neutralizzare quasi del tutto gli effetti degli eventuali oneri di ristrutturazione collegati alle aggregazioni tra istituti. Dai minimi rilevati nel periodo post Covid al momento attuale i titoli del credito hanno raccolto performance medie del + 78%, riuscendo così a recuperare tutto il terreno perduto con la pandemia ed oggi le attese sono ancora indirizzate verso un nuovo e significativo aumento di valore. Un motivo trainante di questo trend al rialzo è anche legato al fatto del superamento , della soglia psicologica del “ 25 mila punti” dell’’indice Ftse Mib, livello che si riteneva fosse una “ resistenza psicologica” invalicabile. Oggi le “external influences” sulle attese economiche italiane di costante anche se graduale ripresa post-pandemia correlate e sommate agli effetti economici-finanziari del recovery plan non potranno che avere un effetto di volano sulle quotazioni spingendo ancora al rialzo i titoli finanziari con particolare attenzione ai bancari che hanno un peso significativo sul listino delle “blue chip”. S’ innesca quindi sui mercati il c.d. “ appeal speculativo” specifico per le banche che guidano la classifica delle quotate per capitalizzazione , ma così pure per quegli istituti ritenuti oggi minori anche se con titoli , chiaramente sempre quotati ,che sono però di fatto nell’occhio dell’interesse generale per plausibili quanto possibili ipotesi di aggregazioni. La scommessa degli investitori si rivolge quindi a preventivabili matrimoni di prestigio con un forte potenziale per maggior ritorni sul capitale nel tempo. Di seguito una selezione dei primari titoli bancari Ftse-Mib su cui porre particolare attenzione con specifica della performance da inizio anno. 1) Banco Bpm : +64,5% . 2) Poste Italiane : +44,1%. 3) UniCredit: + 41,2%. 4) Bper Banca: +37,2%. 5) Mediobanca : + 31,3%. 6) Intesa Sanpaolo: +27,5%. 7) Banca Generali : +25,8%. 8)Banca Mediolanum: +17,2%. E’ un momento particolare nel mondo dell’economia e quindi della finanza dove tutto intorno è in evoluzione ed oggetto di cambiamenti. Il settore delle banche quotate , di qualsiasi dimensione economico-patrimoniale siano, è una risorsa preziosa , da valorizzare, da ricercare e ristrutturare con operazioni di ingegneria finanziaria ad hoc indirizzate a creare una leva positiva di crescita. Questo è il vero valore distintivo dell’attuale trend dei mercati che, una volta individuata la “preda” la seguono, ne studiano il possibile orientamento e la finalizzazione imprenditoriale nel nuovo mercato, la capacità di ricerca realizzativa, il grado dei servizi nel tempo con le nuove risorse tecnologiche collegate oggigiorno sempre ad uno sviluppo sostenibile. Ne è un esempio il caso di Monte dei Paschi di Siena che si trova ad un bivio: cedere ad Unicredit e/o al Banco Bpm ed andare quindi a formare un “terzo polo”, oppure mettersi in gioco e “ballare” da sola. Il nodo vero è la trattativa tra il Ministero dell’Economia ed Unicredit in merito alla possibile cessione del 68% del capitale dell’istituto . Mancano circa sei mesi alla scadenza dell’impegno ad uscire dal c.s. , impegno assunto davanti alla UE ed alla BCE dal governo precedente e quindi tempo addietro. Un’alternativa potrebbe essere proprio Bpm. L’ex popolare milanese si trova oggi al centro di una serie di interessanti ed importanti sviluppi. Da una parte Unicredit vuole indirizzare la propria “ voglia di espansione” proprio verso Bpm che le permetterebbe di garantirsi un ruolo di evidenza commerciale di primo piano al nord Italia. Dall’altra Banco Bpm che attuerebbe la propria volontà di conquista diventando di fatto un istituto aggregatore. Attenzione però al terzo incomodo che potrebbe avere le sembianze di Goldman Sachs , istituto estero iconico , nato nel 1869 a New York, Stati Uniti , una delle più grandi banche d’affari del mondo con la sua sede legale storica al 200 di West Street a Lower Manhattan. Ebbene Goldman Sachs disegnerebbe volentieri un futuro ben diverso da quello paventato dal risiko delle diverse “situazioni italiane”, seguendo un “modus operandi” peraltro già applicato con successo su Piraeus Bank e Alpha Bank in terra greca. Quindi soluzioni alternative ?? Personalmente ho una mia idea ben precisa su cosa e sul come affrontare il “rebus senese”, che peraltro bisogna sempre rammentare che trattasi della banca più antica al mondo oltre che , ad oggi, essere un istituto capace di generare reddito. Detto ciò la soluzione più attuabile e garantista di indipendenza per il mercato, potrebbe essere quella di attivare la “chance” dell’aumento di capitale , attraverso il quale si potrebbe generare la diluizione della presenza pubblica nel capitale ( ndr: come detto oggi al 68%) , traghettando in parte le quote a favore di investitori internazionali ed un’altra parte , in base alle richieste di acquisto, ad operatori industriali italiani. Il punto focale è smetterla di guardarsi indietro e rivangare gli ultimi 10 anni in cui a Mps è accaduto di tutto ed invece affrontare l’investimento in un’ottica nuova e prospettica considerando questa operazione per quello che realmente è , ovvero un progetto rivolto al futuro riconducibile ad un contesto moderno, ampio e finalmente competitivo in un nuovo mondo , mettendosi alle spalle la storia societaria passata ed i mesi di lockdown.