PER HONG-KONG LA LONDON STOCK EXCHANGE GROUP (LSEG) E’ DIVENTATA UNA TORTA.

LSEG è la Holding nata nel giugno del 2007 dall’aggregazione tra la Borsa di Londra (London Stock Exchange) e la Borsa Italiana. Hong-Kong ha deciso l’assalto ad essa. La Borsa di Hong-Kong vuole stabilirsi a tutti i costi a Londra, ombelico del mondo finanziario in Europa, perchè “Brexit si “o “Brexit no”, nulla alla fine cambierà. Il centro finanziario europeo è e rimarrà sempre Londra.

Oggi, in percentuale, gli azionisti di maggioranza della London Stock Exchange sono: Lindsell Train Limited con il 5%, The Capital Group Companies Inc con il 6,8%, Qatar Investment Authority con il 10,3% e Black Rock Inc con il 6,9%. Ecco allora che Hong-Kong, tramite la HKEX, società che gestisce la Borsa di Hong-Kong, ha annunciato di aver effettuato un’offerta “preliminare”di acquisto per 32 miliardi di sterline (36 miliardi di euro), valore che , per avere un’idea , può essere raffrontato all’acquisto, 12 anni orsono, della Borsa Italiana da parte della Borsa Londinese che si esercitò attraverso un’offerta da 1,6 miliardi di euro (1,4 miliardi di sterline).

Trattasi di un’offerta di acquisto inaspettata, anche perché il LSE , come detto, controlla altresì Piazza Affari, piattaforma dei mercato dei titoli di Stato, MTS e Monte Titoli.

Il titolo del LSE nelle quotazioni di mercoledì 11 c.m., in apertura è schizzato oltre il 17%, per poi chiudere ad un + 6%, continuando anche nei giorni a seguire , a segnare rialzi continui.

Sicuramente l’idea di riunire le borse di Hong-Kong e Londra potrebbe ridisegnare, da zero, l’assetto futuro nei decenni a venire dei mercati dei capitali del mondo intero.Da tale fusione si creerebbe un colosso globale per gli eurodollari e per il Renminbi (dal 1969 denominazione ufficiale della valuta cinese) , che andrebbe a controllare soprattutto il primo mercato dei prodotti a reddito fisso e valuta. Il tutto va’ visto e valutato, nell’odierno contesto dell’accesa guerra commerciale tra Cina e Usa e nell’imminenza di una Brexit ad oggi confusa ed assolutamente non scontata.

HKEX è una public company ,ove emerge un’azionista più forte possessore di circa il 6% del capitale sociale ,nella figura del Governo di Hong-Kong, ovvero la Cina che infatti porta nel board della società 6 consiglieri su 13. Obiettivo primario della fusione  all’occhio di chi scrive, è che si vorrebbe creare un mercato unico operativo 18 ore su 24, assimilando ad esso il fine chiaro e predominante di rendere lo Yuan una valuta a tutti gli effetti globale.

È impossibile, quindi, non pronosticare anche delle implicazioni politico-finanziarie di questa tentata aggregazione. Vista l’accesa guerra sui dazi in atto e l’ostilità dichiarata da Washington nei confronti di Pechino, alla Cina non resta altra strada che puntare dritta al cuore dell’Europa (come peraltro stà già facendo con la “via della seta“), entità politico-economica oggi purtroppo ridotta al triste ruolo di semplice spettatrice perché indebolita da un’acclarata e profonda stagnazione economica.

Di fatto, la fusione LSE-HKEX aprirebbe in concreto il modo per incentivare ed agevolare il flusso di capitali tra Occidente ed Asia, rafforzando così il ruolo di Hong-Kong come porta tra il mercato dei capitali della Cina ed il resto del mondo.

Non è sfuggito, il fatto che pochi giorni orsono, casualmente ed all’improvviso (!!??), il Governo di Pechino abbia deciso ,tout court , di cancellare il tetto, prima insormontabile, dei 300 miliardi di dollari per gli investitori qualificati stranieri che vogliono investire sul mercato azionario ed obbligazionario in Cina.

Ora la palla passa a Londra e Milano perché è il momento delle contromosse. Il Governo Italiano si è messo subito a lavoro per valutare l’eventuale utilizzo del “golden power” (ndr: il potere speciale esercitabile dal Governo italiano per proteggere e blindare una società che abbia una rilevanza strategica per gli interessi nazionali) e, quindi, per proteggere da HKEX un asset strategico per l’Italia , il MTS (il 62,5% è di Borsa Italiana) ovvero il mercato obbligazionario su cui sono quotati i BTP.

La partita è aperta: l’attacco a Londra potrebbe mettere in gioco un alto player (ndr. operatore finanziario internazionale) a difesa dell’autonomia finanziaria dell’Europa con una operazione di rilancio: il “tavolo verde” della finanza globale è aperto.

Fabio Accinelli