MERCATI FINANZIARI: FASE COMPLESSA

MERCATI FINANZIARI: FASE COMPLESSA

“… keep calm and carry on…” era il motto che nel 1939 il governo inglese creò per esortare i propri cittadini a tenere alto il morale ed andare avanti.  Oggi, vista la situazione mondiale  geopolitica, economica e finanziaria che stiamo vivendo, è più che mai attuale. Ancora in corso la problematica Covid 19 ed a oltre due mesi ( 77 giorni  oggi)  dall’inizio della guerra in Ucraina, non si vede delinearsi un futuro non solo certo ma neppure  una parvenza di una possibile  soluzione. Le ipotesi di un accordo   sulla guerra sono tre. (a):  La probabilità che la guerra possa proseguire ancora a lungo, quindi prepararsi ad uno stato dell’arte fatto da incertezze di ogni tipo . (b): La definizione di un possibile accordo di pace, quindi lavorare a livello politico  e diplomatico perché ciò possa accadere.  (c): Il rovesciamento del Governo del  Cremlino, secondo chi scrive una platonica illusione  e nulla più.  Le sanzioni economiche in atto pesano moltissimo sull’economia russa ma di riflesso rimbalzano forti  su chi le pone in essere e fanno tanto male  a tutti i paesi europei . Parti  vulnerabili ed indifese causa la loro storica e cronica dipendenza dalle forniture energetiche russe alle quali si sommano le carenze di moltissime altre materie prime, quelle agricole in testa. La guerra oltre alla tragicità per la popolazione civile e gli stessi  soldati al fronte da ambe le parti  , sta causando tre tipologie  distinte di problematiche . (1): “The economic dividend of peace “: dalla disgregazione dell’Unione Sovietica (19 gennaio 1990 -31 dicembre 1991)  tutti  i governi   occidentali , ma anche i paesi dell’est europeo, hanno potuto beneficiare di quelle risorse economiche “liberate” dal minore impegno richiesto dalle spese militari, un vero e proprio “dividendo di pace” che ha permesso l’impiego degli importi monetari così liberati  in altre voci di bilancio . Basta pensare che il bilancio della difesa USA al tempo della Guerra Fredda e poi del Vietnam era pari ad oltre l’11% del Pil nazionale, sceso nel 1989 al 7% e nel 2021 al 3,5%.  UK e Francia spendono per la difesa il 2% del Pil nazionale, Germania ed Italia circa l’1,5%.  Con lo scoppio della guerra tutto è cambiato  perché ci sarà un aumento del budget per la difesa che non sarà affatto indolore  per l’economia dei singoli paesi ed avrà conseguenze durature sui debiti pubblici e di riflesso anche sulle politiche di spesa nel walfare.  (2) : Cambierà tutto sul grado di collaborazione produttiva ed economica nei mercati internazionali e quindi sui “modelli produttivi efficienti” tra le diverse economie. Con l’ invasione russa  si è fatto più alto il grado di diffidenza e sospetto tra i diversi Paesi ed è crollato quello sulla fiducia. Si stanno così valutando catene di approvvigionamento più corte tanto da garantire un maggiore standard di controllo e sicurezza , per contro però il  livello dei costi da sostenere sarà di  molto più elevato. Storicamente è un grande passo indietro  ritornando al c.d. “confronto tra blocchi di influenza” , mettendo così di fatto  la parola fine all’economia “just in time” ,  oggi mutata  in economia “just in case” cioè meno efficienza ma  con un maggior grado di affidabilità e controllo. (3):  La fine ( temporanea ??) dell’attenzione mondiale sull’emergenza climatica. Causa la guerra e tutte le problematiche derivate e collegate si allontanano nel tempo a venire gli obiettivi mondiali comuni da poco raggiunti sui tagli alle emissioni nocive. In occidente vengono riattivate le centrali a carbone , si intensifica l’estrazione di petrolio e gas . Gli effetti odierni delle vicende politiche  venutesi a creare tra est ed ovest traslano nell’economia , nella finanza e quindi ricadono sull’inflazione. Non bisogna mai dimenticare che la Russia è il principale partener commerciale per la  fornitura  di gas e petrolio, l’ Ucraina è il granaio del mondo.  I prezzi in aumento dell’energia e dei prodotti agricoli sono il “canale diretto” di trasmissione degli effetti delle decisioni politiche nell’economia. La forte tensione sui prezzi dell’energia e dei prodotti agricoli hanno come riflesso di mettere sotto  tensione anche le Banche Centrali. La BCE , alle prese con un incremento dell’inflazione sta  accelerando la chiusura del programma straordinario di acquisti, la Fed ha dato corso all’avvio di rialzi  volendo riportare  la politica monetaria ad un livello più neutrale per poi passare subito a livelli più restrittivi stabilizzando i prezzi , la Banca d’Inghilterra ha portato il tasso ufficiale a 0,75%.  Tutti i presidenti delle  Banche Centrali citate hanno dichiarato che senza gli approvvigionamenti energetici russi la recessione globale diventerebbe più probabile ed anzi se questa situazione perdurasse per tutto il 2022 sarebbe inevitabile un rallento economico a livello mondiale che potrebbe risultare più lungo e difficile di quello del 1991. In questa situazione economico- politica  saranno le notizie sull’auspicata de-escalation e/o sulla recrudescenza degli scontri a dare il “ritmo” alle singole giornate dei mercati finanziari-borsistici , dove la volatilità continuerà ad essere la protagonista e non risulteranno  quindi di facile individuazione affidabili “driver di mercato”(c.d. activity based costing). In questa situazione  di imprevedibilità , leggasi possibili evoluzioni della guerra in Ucraina, l’ingrediente del successo o quanto meno di un contenimento del rischio è il “tempo” e  non il “timing”. Subentra il concetto di “porto sicuro” visto come  “mitigazione del rischio” professata da Mark Spitznagel,  hedge fund manager di Universa Investments e prima dall’economista  Benjamin Graham  dove la gestione degli investimenti finanziari  è una “gestione dei rischi” e non  di  singole “asset class “ quindi di approcci ponderati agli investimenti (c.d. teoria del value investing ). Nella situazione  attuale di forte volatilità il “porto sicuro” può avvalersi di due strumenti operativi  concreti : (1) la diversificazione tra “asset class” diverse e poco correlate tra loro, oggi sicuramente con una esposizione alle commodity e/o a classi di attivo del tutto scollegate all’economia russa. (2): capacità temporale di adattarsi alle nuove situazioni con portafogli flessibili legati ai “segnali” ma non ai “rumori”, con diversificazione del paniere ,  gestione attiva e flessibile per ammortizzare i rischi di breve termine e ricercare il rendimento di lungo periodo, secondo chi scrive rivolgendosi al settore energetico, del lusso e finanziari,  al momento rilevo  interesse crescente tra le piccole e medie capitalizzazioni svizzere dopo la correzione degli ultimi mesi e le attuali buone prospettive di periodo.  Tra  gli investitori attenti al “timing” ma consapevoli del potere lenitivo del tempo oggi il motto è “…keep calm and stay invested…”.