
29 Set ITALIA : M&A
Forse a causa di una cultura imprenditoriale italiana radicata nella sua storia e per molti versi ancora molto provinciale e quasi sempre legata al passaggio generazionale di una stessa famiglia , si riscontrano negli ultimi anni una differenza abissale tra le operazioni chiuse al nord-est e quelle nel resto del paese. Sia le M&A che le aggregazioni e fusioni vanno quindi a colpire una ristretta cerchia dell’ interesse nel sistema imprenditoriale nazionale. Tra le imprese che hanno prestato e/o che stanno prestando interesse si rileva come siano soprattutto le realtà di successo e le emergenti, anche start up , che riescono a vedere in via prospettica e con maggiore chiarezza il nuovo mondo di opportunità che si sta creando intorno a loro. In questa ottica il mercato imprenditoriale nazionale che ha portato a termine il maggior numero di operazioni di M&A è quello del nord-est dove realtà medio piccole hanno trovato e trovano oggi più che mai forti interessi da parte di gruppi più grandi e consolidati e soprattutto con strutture strategiche internazionali. In realtà fino a pochi anni orsono, ma in certe zone dell’Italia ancora adesso , il rapporto finanza/industria è stato quasi tutto nelle mani e nella volontà delle banche della zona , che di fatto diventavano salvatrici e/o carnefici delle velleità imprenditoriali del proprio parco clienti. Ancora adesso, tolta la zona del nord/est , sono poche le realtà di private equity , investitori privati e/o istituzionali che vi operano e quindi riescono ad accompagnare con successo aziende che a buon diritto potrebbero fare un importante salto dimensionale. I motivi per cui il M&A continuerà ad espandersi per i prossimi anni nell’imprenditoria sono racchiusi nei seguenti punti : (1) possibilità di accorciare le catene del valore con semplificazione del ciclo produttivo e quindi maggiore redditività sul prodotto finito e sul suo prezzo di vendita. (2) possibilità di incrementare la solidità economica e finanziaria anche attraverso un ampliamento della diversificazione geografica. (3) possibilità di gestire con più flessibilità il ricambio generazionale. (4) ampliamento delle strategie future di new economy e specificatamente per settori come quello della trasformazione, healthcare ed oggi più che mai quello dell’energy. (5) favorire la “cristallizzazione di valore” e quindi le cessioni di particolari asset in alcuni business soprattutto in grandi gruppi. Tutto gira intorno al concetto di una “buona finanza” che sappia coniugare domanda ed offerta tra le imprese ed il mercato dei capitali sia privati che istituzionali ma oggi più che mai anche con operatori internazionali. Una breve finestra la merita proprio il mercato internazionale dei finanziamenti rivolti all’ Azienda Italia. Non è un segreto come il Bel Paese piaccia al “ pe globale”. Nel 2021 gli investimenti chiusi da operatori internazionali in Italia sono stati 165 deal per un valore complessivo pari ad oltre 11 miliardi di euro. Al 31/12/ 2021 si potevano contare 361 società nazionali entrate nei portafogli dei diversi operatori esteri. Interessante inoltre evidenziare come dal 2012 al 2021 l’incremento, in termini di valore economico delle industrie acquisite sia andato ben oltre le dieci volte, tenendo conto inoltre che nel 2012 gli investimenti complessivi avevano chiuso a quota 1,3 miliardi di euro.