E’ NATO IL MODELLO DI “STRESS TEST” PER L’INDUSTRIA

E’ NATO IL MODELLO DI “STRESS TEST” PER L’INDUSTRIA

 “ Chi può resistere  e quindi  ipotizzare un futuro imprenditoriale durante  un momento di crisi profondo e drammatico come quello che stiamo vivendo “ ?   . Intorno a questa domanda  , oggi di grande attualità ,  si  è sviluppata  la  necessità di creare una metodologia  unica che racchiuda  al suo interno ,  uno strumento  tecnico di supervisione atto ad effettuare valutazioni presenti e future che  poi confluiscano a loro volta in stime di una certa attendibilità economica, finanziaria e quindi di riflesso anche sociale.  La risposta è la creazione di “ stress test” per l’industria ,  rimodulabili e quindi riconducibili a qualsiasi settore economico.    Gli  “stress test”  vengono utilizzati , in questo caso , per verificare la tenuta di uno specifico  settore   industriale   preso  in esame , quando sorgono  mutamenti   economici  improvvisi di mercato , posizionandoli   a finalità microprudenziali ( delle singole industrie prese in esame) e/o macroprudenziali ( di un’area produttiva specifica del mercato nel suo complesso ).   Questa necessità previsionale economica e finanziaria si è sviluppata soprattutto  per le  società di capitale , con la ricerca di formalizzare un indice  che ne rappresenti e quindi  di fatto , ne fotografi in un unico valore , lo stato di salute presente e quindi futuribile  sul  quel dato mercato.   L’indicatore ,  che rappresenta un dato specifico di valutazione economico estimativo e quindi un “ valore” , potrà essere applicato a tutte le imprese di un certo settore merceologico preso in esame e presente in qualsivoglia zona  sul territorio.   Ad esempio  il centro studi della Confindustria di Brescia lo ha sviluppato sul proprio territorio prendendo in esame le imprese manifatturiere .  Questo nuovo indice ha preso il nome di ISM , ovvero “Indice Sintetico Manifatturiero “e rappresenta uno  strumento  oggi fondamentale attraverso il quale le imprese comprese  appunto in un certo settore economico , in questo caso quello manifatturiero , possono  prevedere e quindi di riflesso organizzare  il proprio futuro imprenditoriale , di  produzione ed investimenti con una maggiore consapevolezza documentale circa la propria situazione economica e patrimoniale . Inoltre rappresenta  il loro grado di inserimento in quel  settore specifico anche agli occhi di terze persone, ad esempio  banche  e/o  possibili investitori.  La crisi Covid che stiamo ancora vivendo e di cui non abbiamo certezza   temporale della fine , ha insegnato a tutto il mondo industriale ( e non solo )  quanto la certezza in  certi aspetti economici  basilari sia fondamentale per una  efficiente e futuribile programmazione industriale.  Ora “diamo i numeri “ del caso concreto di Confindustria Brescia per il proprio locale mercato manifatturiere.  Si è partiti con una metodica analisi dei bilanci di ben 2.905 società di capitali con un fatturato complessivo medio di circa 34,5 miliardi di euro ed un valore aggiunto di 8,6 miliardi.  Quindi si è passati ad una rappresentazione    matematica  , con un punteggio  , della  performance di ciascuna società; questo   di fatto sintetizza e ne rappresenta lo stato di salute economico-finanziario alla data odierna.  Si viene così ad ottenere un “rating” che  rappresenta il  grado di solvibilità e quindi di affidabilità dell’impresa presa in esame.  L’oscillazione del “rating” viene  compreso tra zero ed uno. Più si è vicini allo zero e più è alto il rischio di dissesto  economico aziendale , più il valore è vicino ad uno e più lo stato di salute dell’impresa è alto. Il “rating” viene quindi  classificato in A1,A2,B1,B2,C1,C2,D1,D2.  Nel 2019 , quindi  nel periodo pre -pandemia, sulle 2.905 società analizzate solo il 1,2% ha ottenuto un rating D.  Non avendo oggi ancora  a disposizione i bilanci 2020 e quindi  quelli attinenti al periodo di  “piena crisi Covid “  si sono dovuti  ipotizzati  3  differenti  scenari con gradi diversi di gravità della crisi economica in atto : con il “peggiore” le aziene con rating D saranno il 37,3%, con  “l’intermedio “ il 16,4% e con il  “migliore” il 4,5%.  A titolo puramente informativo dalle prime indicazioni  assunte sul mercato bresciano, sede dell’  analisi, il fatturato in loco per il 2020 prevede un calo , per difetto , dell’ 11% circa.  E’ interessante   come questa metodologia studiata e messa in atto  nella provincia di Brescia, possa  essere ripresa, riadattata  ed applicata su tutto il territorio  nazionale e per ogni singolo mercato industriale.