
22 Feb E’ NATO IL MODELLO DI “STRESS TEST” PER L’INDUSTRIA
“ Chi può resistere e quindi ipotizzare un futuro imprenditoriale durante un momento di crisi profondo e drammatico come quello che stiamo vivendo “ ? . Intorno a questa domanda , oggi di grande attualità , si è sviluppata la necessità di creare una metodologia unica che racchiuda al suo interno , uno strumento tecnico di supervisione atto ad effettuare valutazioni presenti e future che poi confluiscano a loro volta in stime di una certa attendibilità economica, finanziaria e quindi di riflesso anche sociale. La risposta è la creazione di “ stress test” per l’industria , rimodulabili e quindi riconducibili a qualsiasi settore economico. Gli “stress test” vengono utilizzati , in questo caso , per verificare la tenuta di uno specifico settore industriale preso in esame , quando sorgono mutamenti economici improvvisi di mercato , posizionandoli a finalità microprudenziali ( delle singole industrie prese in esame) e/o macroprudenziali ( di un’area produttiva specifica del mercato nel suo complesso ). Questa necessità previsionale economica e finanziaria si è sviluppata soprattutto per le società di capitale , con la ricerca di formalizzare un indice che ne rappresenti e quindi di fatto , ne fotografi in un unico valore , lo stato di salute presente e quindi futuribile sul quel dato mercato. L’indicatore , che rappresenta un dato specifico di valutazione economico estimativo e quindi un “ valore” , potrà essere applicato a tutte le imprese di un certo settore merceologico preso in esame e presente in qualsivoglia zona sul territorio. Ad esempio il centro studi della Confindustria di Brescia lo ha sviluppato sul proprio territorio prendendo in esame le imprese manifatturiere . Questo nuovo indice ha preso il nome di ISM , ovvero “Indice Sintetico Manifatturiero “e rappresenta uno strumento oggi fondamentale attraverso il quale le imprese comprese appunto in un certo settore economico , in questo caso quello manifatturiero , possono prevedere e quindi di riflesso organizzare il proprio futuro imprenditoriale , di produzione ed investimenti con una maggiore consapevolezza documentale circa la propria situazione economica e patrimoniale . Inoltre rappresenta il loro grado di inserimento in quel settore specifico anche agli occhi di terze persone, ad esempio banche e/o possibili investitori. La crisi Covid che stiamo ancora vivendo e di cui non abbiamo certezza temporale della fine , ha insegnato a tutto il mondo industriale ( e non solo ) quanto la certezza in certi aspetti economici basilari sia fondamentale per una efficiente e futuribile programmazione industriale. Ora “diamo i numeri “ del caso concreto di Confindustria Brescia per il proprio locale mercato manifatturiere. Si è partiti con una metodica analisi dei bilanci di ben 2.905 società di capitali con un fatturato complessivo medio di circa 34,5 miliardi di euro ed un valore aggiunto di 8,6 miliardi. Quindi si è passati ad una rappresentazione matematica , con un punteggio , della performance di ciascuna società; questo di fatto sintetizza e ne rappresenta lo stato di salute economico-finanziario alla data odierna. Si viene così ad ottenere un “rating” che rappresenta il grado di solvibilità e quindi di affidabilità dell’impresa presa in esame. L’oscillazione del “rating” viene compreso tra zero ed uno. Più si è vicini allo zero e più è alto il rischio di dissesto economico aziendale , più il valore è vicino ad uno e più lo stato di salute dell’impresa è alto. Il “rating” viene quindi classificato in A1,A2,B1,B2,C1,C2,D1,D2. Nel 2019 , quindi nel periodo pre -pandemia, sulle 2.905 società analizzate solo il 1,2% ha ottenuto un rating D. Non avendo oggi ancora a disposizione i bilanci 2020 e quindi quelli attinenti al periodo di “piena crisi Covid “ si sono dovuti ipotizzati 3 differenti scenari con gradi diversi di gravità della crisi economica in atto : con il “peggiore” le aziene con rating D saranno il 37,3%, con “l’intermedio “ il 16,4% e con il “migliore” il 4,5%. A titolo puramente informativo dalle prime indicazioni assunte sul mercato bresciano, sede dell’ analisi, il fatturato in loco per il 2020 prevede un calo , per difetto , dell’ 11% circa. E’ interessante come questa metodologia studiata e messa in atto nella provincia di Brescia, possa essere ripresa, riadattata ed applicata su tutto il territorio nazionale e per ogni singolo mercato industriale.