BORSE: “FEAR OF MISSING OUT”

Il coronavirus non sta colpendo solo le persone fisiche  ma sta creando contagio e panico anche nel mondo finanziario. E’ un vero e proprio “economic contagion” che si diffonde sempre più anche sui mercati finanziari di tutto il mondo, dal settore dei servizi, all’industria globale coinvolgendo, soprattutto, i grandi gruppi internazionali del comparto automobilistico e ricadendo a cascata sulle sue supply chain. A causa di ciò, ad oggi, la stima di crescita della Cina per il primo trimestre del 2020 è prevista al di sotto del 5%. Se diamo uno sguardo ai mercati borsistici, negli USA la chiamano sindrome “Fear of missing out”, il cui acronimo è “FOMO”, ovvero la paura di restare esclusi dai rally delle Borse ( ndr:  per “rally”, nel settore finanziario, vengono intesi i “guadagni”. Sotto la stessa parola viene anche contemplato quel periodo temporale in cui i valori dei prezzi di asset, bond ed indici vari tendono ad aumentare con rialzi spesso importanti che, di solito, accadono dopo un periodo di flessione, come in questo caso causato da fattori extra -economici ). Oggi la sindrome “FOMO” è attrice in schermaglie serrate con la psicosi da coronavirus. Dopo un “black monday” vissuto in un clima di panico generale, i mercati internazionali sono ripartiti a piccoli passi ma con più convinzione, anche se accompagnati da forti oscillazioni fino ad arrivare al – 2,1% di Wall Street nella giornata di venerdì 31 gennaio.  In questo momento, ore 13.30 del giorno 03 Febbraio, rileviamo per  la Borsa di Shanghai un – 7.7%, la Borsa di Shenzhen un – 8.45 %.  La domanda del petrolio da parte della Cina e’ ad un  – 20%.  Per quello che riguarda le Borse Europee , il FTSE MIB – Milano al + 0,58 % , il DAX –  Francoforte al + 0,14 % ed il CAC 40 – Parigi al 0,19 %. Detto ciò, a parere di chi scrive, questa misteriosa epidemia scoppiata in Cina avrà sì un forte impatto negativo sulla crescita economica del Paese asiatico per il trimestre in corso, ma al tempo stesso questo calo verrà compensato, e quindi assorbito  almeno in parte, dalla crescita dei mesi successivi.  E’ da notare, infatti, che ad oggi trattasi di epidemia e non di pandemia, fatto questo che acclarerebbe orizzonti economici e finanziari completamente diversi a livello globale. Ecco allora che i grandi investitori sembrano in questo momento più spaventati dal fatto di poter restare fuori da un “rally” che potrebbe ripartire senza preavviso alcuno ed a pieni giri che piuttosto, dall’epidemia stessa. Il vero nodo di tutta questa complessa situazione di inizio anno sarà  invece vedere di quanto crescerà l’economia globale.   Nel 2019 le Borse sono volate sulla “ grande onda “ prodotta dalla ingente  liquidità creata dalle Banche Centrali e dal  relativo traino causato dall’aumento dei multipli    (ndr: i prezzi delle azioni sono aumentati più che velocemente rispetto agli utili aziendali realmente ottenuti,  quindi nel 2020 toccherà alla crescita economica sovrapporsi e consolidare nei fatti quel “rally”). In questo momento dell’anno, sia dal punto di vista economico che borsistico, il coronavirus risulta essere di fatto il “black swan” dell’ anno  2020 .  Il “cigno nero” viene inteso come la metafora dell’imponderabile e/o di un imprevisto che sta’ perturbando un  contesto economico, politico e sociale. In parole povere è il fatto reale (leggasi la miccia) che ha dato il via ad una fase di alta tensione nell’economia e nella finanza mondiale. Analizzando nel dettaglio il mercato futuro anche sulla base di quanto prima detto, ritengo che il coronavirus avrà senza dubbio un forte impatto economico per il trimestre in corso in Cina, ma con un effetto un po’ più limitato se visto spalmato nell’anno 2020.  Si richiede comunque cautela ed un pizzico di pazienza. Oggi nessuno sa come il virus si diffonderà, quanto potrà durare e, quindi, quale reale impatto potrà avere a livello economico globale e ciò soprattutto se degenerasse in pandemia. Quello che si può ipotizzare  oggi per la Cina è un – 1,8% sul PIL 2020 ed un – 5% sul PIL del solo primo trimestre. Certo è che più il mondo resterà in questa incertezza sul percorso del virus, più i danni economici si potrebbero moltiplicare perché si andrebbero ad intaccare i comportamenti dei consumatori e delle aziende sul mercato.   Basta vedere il mercato dell’auto dove il virus sta causando una vera e propria “disruptin” sia a livello di domanda per la Cina, sia per l’economia mondiale legata alle case automobilistiche e alle collegate catene di approvvigionamento. Sta di fatto che almeno su una cosa sono tutti d’accordo: il coronavirus darà la vera prova di quanto è dipendente il mondo intero dallo stato cinese

Fabio Accinelli