VENTI DI RECESSIONE……..WATHEVER IT TAKES

Oggi ne siamo certi: a causa del coronavirus si e’ rotta la catena della globalizzazione nell’economia mondiale riversando un’ondata di paura su tutte le Borse , i primi venti di una possibile recessione vengono percepiti nell’aria.
Sono stati fondamentalmente quattro gli step che hanno scandito il tempo nel crescere dell’epidemia: 19 febbraio data del record storico di Wall Street spinto dall’idea di un impatto limitato sull’economia del virus perché ipotizzato come temporaneo, 20 febbraio data di divulgazione al mondo e quindi ai mercati dell’epidemia di coronavirus, 21 febbraio brusca frenata delle borse a causa della irrefrenabile diffusione del virus e le previsioni al ribasso sugli utili di primarie aziende mondiali (quali la Apple), per arrivare infine al 24 febbraio, data del tracollo delle borse, con Milano al – 5,43 % .
Siamo dinanzi ad un vero e proprio “shock epidemia” che stà causando (leggasi, ha causato) il blocco dell’economia e la caduta nei consumi e negli investimenti. Il 4 Marzo è stato lo stesso FMI a lanciare un accorato e preoccupato “allarme crescita“, a cui ha risposto in simultanea la FED con un taglio di mezzo punto dei tassi . Cio’ ha portato allo ristabilizzarsi delle borse in una giornata altalenante significata da oscillazioni di molto superiori alla media sulle principali piazze azionarie. Piazza Affari si e’ trovata a chiudere gli scambi con un + 0,91%, ridimensionando in buona parte i guadagni registrati durante la seduta del giorno. Approvata quindi dal Governo una “ cura shock anticrisi “ da 3 mila miliardi per le infrastruttue. Sulle altre piazze europee lo Stoxx 600 che ha toccato un + 2% ha poi chiuso al + 1,36 %. Di fatto si è trattata di una vera e propria “scommessa” che ha girato intorno al fatto che si fosse innescato un intervento di stimolo fiscale e monetario atto a contrastare di petto, gli effetti sulla crescita economica mondiale causati dal virus, il tutto condito da ciò che stà accadendo negli USA sul fronte delle primarie democratiche. Basti pensare che l’endorsement a Joe Biden, uscito vittorioso a mani basse nel “super Tuesday” e l’interventismo delle banche centrali hanno portato in serata un rally a Wall Street ( + 4,52% ) . Ora si intrecciano le mosse e contromosse della Fed e della BCE, dove quest’ultima potrebbe rispondere con un aumento del Qe affiancato da un rilancio dei finanziamenti agevolati al settore bancario, i l c.d. “Tltro”. Questo stato dell’arte si scontra con i cinque capisaldi economico-finanziari che pareva, in un primo momento, potessero “reggere il colpo” al coronavirus. 1) Il ruolo preventivo e calmierante delle Banche Centrali tramite la loro capacità nell’intervenire in soccorso all’economia. 2) Gli effetti del virus sulla crescita globale ipotizzati come temporanei. 3) Il livello abbondante di liquidita’ di fatto esistente sui mercati con tassi d’interesse ai minimi, che avrebbe dovuto permettere l’abbassamento del grado di tensione, condizionando gli investitori a rivolgersi alla Borsa. 4) Le problematiche che sembravano circoscritte solo alle imprese piu’ esposte sul mercato cinese e che stavano gia’ pagando sui listini. 5) Gli algoritmi che dominano l’operatività umana sui mercati, riducendone il grado di emotività. Sulla base di questi cinque assunti, oggigiorno la domanda chiave per chi investe è la seguente: …..“Acclarato il fatto che il virus causera’ un effetto negativo sul PIL globale, per quanto tempo durera’ e per quanto incidera’ realmente sull’economia e sulla finanza mondiale?”……..
Il coronavirus ha causato l’adozione di misure in risposta da parte dei vari Governi che, per tentare di contenerlo, hanno bloccato i voli, il turismo, le attivita’ commerciali fino alle industrie, impedendo pero’ cosi’ la continuita’ economico – finanziaria nella catena della produzione e distribuzione globale e frenando qualsiasi tipo di investimento e di consumo.
La nota chiave in questa situazione è che l’epidemia venga contenuta il più possibile e si possa, quindi, riparametrare il contesto economico – finanziario globale. Se si riuscisse a relegare la caduta del PIL in un solo trimestre e se questo indice negativo si potesse stemperare nei dati economici della restante parte dell’anno, ecco allora che le Borse riuscirebbero ad ammortizzare le tensioni attuali e le perdite accumulate. Nella denegata ipotesi in cui il virus non si fermi, ed anzi si espanda in altri Paesi dilatando cosi’ i tempi di tensione economico – finanziaria, ci sarebbe un problema molto serio per il mercato borsistico. Non dobbiamo dimenticarci che nel 2019 è stata giocata una vera e propria “ scommessa “ sulla risoluzione nella guerra commerciale in atto tra USA e Cina con relativa crescita esponenziale della economia globale. Ecco allora che i listini sono volati ai massimi storici, nonostante ci fosse di fatto una economia debole con relativi utili di bilancio aziendali in diminuzione. Il risultato è stato quello che, sempre nel corso dell’anno passato, i prezzi delle azioni siano saliti indipendentemente dagli utili realmente conseguiti dalle singole aziende: ci siamo cioè trovati di fronte ad un differenziale aperto ed in evidente contrapposizione tra la “realtà “ dei mercati finanziari e “ l’oggettività “ dei valori nell’ economia reale. Questa disgiunzione tra “reale ed ipotizzato”, nel 2020 non potra’ piu’ essere inavvertita ( o nascosta) e quindi, o l’economia si riallineerà nei numeri ai valori (alti) delle quotazioni azionarie oppure, per inverso, dovranno essere le quotazioni azionarie ad allinearsi all’economia reale con inevitabili ribassi borsistici e ciò con tutte le conseguenze negative a catena del caso. In questo contesto azionario sarà la volatilità a fare da vera protagonista. Esistono settori di Borsa ad alto rischio perché direttamente correlati al coronavirus quali lusso, viaggi, turismo, compagnie aeree, settore minerario, petrolio e gas, banche e farmaceutici. I primi segnali vengono evidenziati su Wall Street, primo mercato finanziario al mondo, dove si accentua l’altalenante andamento degli indici con forti “up and down” azionari ed in contrapposizione la corsa ai beni rifugio. Altro segnale che indica il nervosismo dirompente sui mercati e’ il fatto che il rendimento dei Buoni del Tesoro americani e’ al minimo storico (proprio in questi giorni dopo 30 anni, i T-Bond hanno avuto una diminuzione del rendimento passato dall’ 1,9% all’ 1,892%). Nonostante tutto quanto suindicato sul rally dei T-Bond americani, quelli a lunga scadenza sono risultati molto ricercati dagli investitori stranieri. Piu’ si diffonde il coronavirus fuori dai confini cinesi e piu’ i fondi pensione e le societa’ di assicurazione Europee e del Giappone vendono bond interni ed indirizzano i loro investimenti a lunga scadenza verso il debito pubblico del Governo Americano, un mercato grande 22.000 miliardi di dollari.
Ora è corsa ai beni rifugio causa tangibili timori su quello che il virus cinese potrebbe causare sui conti della Corporate America nel secondo trimestre dell’anno e cio’ dopo essere state le quotazioni azionarie alle stelle. L’oro, primo tra i beni rifugio ha raggiunto anche i 1.864 $ l’oncia, massimo valore da 7 anni. Il dollaro in questi giorni ha raggiunto i massimi da 3 anni, con l’indicatore della volatilità Vix (ndr: chiamato l’indice della paura) salito del 9,77%, ai massimi di tre settimane. Anche il dollaro ha segnato la sua escalation, segnando i suoi massimi, il “ dollar index “ è sopra la soglia del 2%, valore piu’ elevato rilevato dall’aprile 2017.
In chiusura, mi pare giusto esternare il mio pensiero nonché un semplice giudizio personale sulla situazione USA – che poi si interfaccia ipso facto con quella mondiale. Lo stato dell’arte e’ che Wall Street, nonostante l’ultimo scivolone causato questa volta dal coronavirus (vedasi crollo dello S&P 500 del 27/2 al – 4,42% ) vola da tempo su indici medi da record, l’indice S&P 500 e’ del 20 % superiore a quello di un anno fa’. Oggi e’ ancora possibile ipotizzare una crescita dell’economia USA intorno al + 2% per l’anno 2020, cio’ anche sul fatto reale che l’economia americana ha fondamentali sani. A questo pero’ si aggiunga che serve sempre e comunque, un pizzico di cautela perche’ i “grandi rischi “, anche extra- economici, spesso non sono prevedibili (come quello odierno del virus) e quindi richiedono sempre un attento monitoraggio preventivo.
Ciò che è certa è la cicatrice che rimarrà impressa sul “corpo” dell’economia mondiale per molto, molto tempo.

Fabio Accinelli