UNICREDIT: EFFETTO PIANO STRATEGICO ANCHE SU MPS

UNICREDIT: EFFETTO PIANO STRATEGICO ANCHE SU MPS

Il 9 dicembre  u.s. è stato reso pubblico da parte dell’ a.d. Andrea Orcel  un comunicato contenente il Piano Strategico al 2024 di UniCredit . Alle  ore 10 del mattino dello stesso giorno il titolo della banca quotava alla Borsa di Milano 11,49 euro, tempo di prendere  una prima visione  del contenuto da parte degli investitori ed il titolo arrivava a toccare  12,52.   Il 16  Dicembre  quotava  13,38.   Oggi , 22  Dicembre  alle ore 10 quota 13,34  .L’  “effetto annuncio”  , con in circolazione 2.226.129.520 azioni UniCredit , e’ stato il “ direct thrust” che in meno di 1 ora ha fatto guadagnare , alla capitalizzazione della Banca , oltre 2,22 miliardi di euro.   Ecco in breve i punti chiave del Piano  Strategico:   1) Formale promessa di restituzione ai soci di 16 miliardi di euro , suddivisi tra dividendi e buy back, nei prossimi tre anni. 2) Parere favorevole dei sindacati alla ristrutturazione del personale. Operazione che contempla uscite agevolate per 950 dipendenti , solo in Italia , con relative assunzioni per 900 unità focalizzate  verso profili spiccatamente digitali.   3) Aspetto industriale del progetto che punta  alla massima digitalizzazione delle operazioni  bancarie atte alla sincronizzazione tra domande e risposte alla clientela.   4) Avvio della produzione interna di tutti  quei  contenuti digitali necessari alla banca e che oggi vengono acquistati sul mercato.   5) Attivare e finalizzare operazioni di  natura straordinaria quali fusioni  ed acquisizioni che consentirebbero ad Unicredit una crescita  sia organica  che dimensionale.  Come già segnalato  nei miei  articoli  del 02/11/21 “ Monte Paschi: una storia tutta italiana” e  del 10/11/21 “ Monte Paschi: la lotta continua” , la mia ferma convinzione è che nella realtà Unicredit non abbia mai mollato “  l’osso MPS”.  Nel merito  è di questi giorni l’inizio  del processo di Appello su MPS e l’altra grande banca internazionale Nomura coinvolta nell’inchiesta sui prodotti “ Alexandria “ e “ Santorini “.  I sei imputati , ex banker di Deutsche Bank , già condannati in primo grado insieme con gli ex vertici di MPS , Mussari e Vigni hanno sparigliato le carte del processo con  nuovi documenti consegnati  dalla banca di Francoforte. Tutta questa documentazione può riscrivere la storia “ giuridica” del derivato “ Santorini “ , vera causa del “ default “ dell’Istituto Senese. Dalla nuova documentazione la prima cosa emersa e che verrà evidenziata in Appello , è che “ Santorini” non era un derivato, bensì un prestito vero e proprio garantito da titoli di Stato in un ambito specifico di un’operazione strutturata legata ai tassi.   Appare evidente che , presa buona nota della nuova  documentazione , i vertici di MPS del 2012 Profumo e Viola , non avrebbero dovuto fare emergere centinaia di milioni di perdita , così  modificando il bilancio della banca chiuso al febbraio 2013 e questo perché “ Santorini “ non è stato portatore di perdite. Tutto ciò porterebbe al dimezzamento delle richieste di risarcimento danni verso MPS con un  consequenziale interesse più che proporzionale di Unicredit verso l’acquisizione della banca di Siena, così permettendo di riscrivere la storia processuale in Appello.  La Deutsche Bank ha quindi ricostruito il bilancio al  31/12/2013  tramite una “ reinterpretazione “ dell’operazione “ Santorini “ e ciò  con il fine ultimo di sistemare la propria politica interna di bilancio su svariate decine di prodotti simili posizionati nel mercato mondiale a partire dall’esercizio 2007/2008 e ciò nonostante “ Santorini “ non fu un “ unicum “ perché è documentale come  DB  abbia venduto prodotti del tutto simili nel mondo fino al 2013.  Ora cerco di analizzare   cosa fosse  di fatto  “ Santorini “.   Si trattava di un’operazione finanziaria individuata come “ long- term repo” ,  costruita su 4 miliardi di Btp a lunga scadenza garantita “  a specchio “ dagli  stessi titoli , che MPS aveva costruito ad-hoc in concerto con DB nel 2008 , ristrutturandolo poi nel 2009 e chiudendolo con una transazione nel 2013.   Secondo chi scrive ,  l’operazione “ Santorini” non è , così come supposto,  un “ derivato “. Di fatto non ha mai avuto  la sostanza economica e finanziaria riscontrabile in un  “ credit default swap “ e neppure gli stessi flussi di cassa e/o  rischi collegati. Non bisogna poi dimenticare  come    l’operazione “ Santorini “ sia stata per MPS un ottimo affare e ciò lo si può riscontrare previa l’analisi dei flussi finanziari di cassa.  MPS ha ottenuto un beneficio finanziario pari a 549 milioni, ove si fosse arrivati alla scadenza del 2020 , il beneficio sarebbe stato pari ad oltre un miliardo.   La correzione del bilancio 2013 di MPS ed il relativo buco patrimoniale miliardario deriva dall’esercizio Eba ( Autorità Bancaria Europea )  del 2011 dove formalmente si richiedeva alla banca l’applicazione di misure straordinarie , ma temporanee , sui valori patrimoniali consolidati  e  ciò al fine di sostenere le  ingenti minusvalenze rilevatisi sui  titoli di Stato in un momento storico di grave crisi del debito sovrano ,  con  uno spread in costante e vertiginosa crescita.  E’ fondamentale rammentare che documentalmente i Btp di “ Santorini “ e quindi le coperture sui tassi erano già  tutti ricompresi nei calcoli effettuati dall’ Eba e questo indipendemente dal fatto della loro reale contabilizzazione ,  ciò  è la chiara rappresentazione  quindi dell’inesistenza di quel fatto,  processualmente , definito come il “ buco in MPS”.   Il tutto porta a definire l’accaduto come una scelta di rappresentazione contabile temporale errata da parte di MPS . Si è quindi  palesemente  fatto un errore formale nella scelta del  momento in cui MPS ha   calcolato  ed imputato la “ bet on rates” .   Il “fair value” negativo ottenuto per 429 milioni non era da  contabilizzare nel momento in cui la scommessa era ancora in corso perchè avrebbe potuto essere recuperata nel tempo a venire.  Prevedo un vero e proprio terremoto in tema   giudiziario-bancario al processo di Appello.   Se queste tesi fossero ritenute corrette  verrebbe riscritta  completamente  la storia recente di MPS con un riflesso enorme circa il Montepaschi controllato dal Tesoro che oggi si trova con 2 miliardi di euro di richieste di risarcimento da parte di ex azionisti. Questo fatto è stato la  causa primaria del fallimento dell’acquisizione da parte di Unicredit pochi giorni orsono,  ma rimescolerebbe le carte facendo perdere di forza le richieste di risarcimento e così permettendo ad Unicredit un’ acquisizione necessaria quanto  fondamentale per l’attuazione del suo “ Piano Strategico”.