THE TRUMP ECONOMICS: WITH ALL DUE RESPECT…

Protezionismo, economia sovranista, neo isolazionismo, estremismo populista……in poche parole “America First”.. Comunque lo si voglia vedere il risultato è lo stesso: gli USA crescono da oltre 30 trimestri, alla faccia di tutti! Evadiamo oggi un resoconto veloce su cosa è veramente l’economia Trumpiana e su come il Guru del Queens è riuscito, ad oggi, nei suoi intenti. Le evidenze non possono tralasciare le modalità di applicazione del suo personalissimo sistema di concepire la vita, il lavoro, l’economia , la finanza ed anche gli amici , fino a prestare un’occhiata (attenta) alle persone che in questi 2 anni lo hanno affiancato, per poi essere “asfaltati” da quel road roller che è Trump.  Il tutto al grido di FIRED! La forza imponderabile del Trumpismo è stata quella di aver fatto risaltare la domanda degli elettori americani e questo dopo che, da parte democratica, si era resa attiva una stagnazione secolare ed invalicabile come unico profilo economico con Lawrence Summer. Trump ha insinuato nel popolo americano l’idea di come sia possibile “forzare l’economia” ed i suoi “limiti di velocità”, contraddicendo, di fatto, la cd. “Curva di Phillips”, base teorico-economica che ha sostenuto, a livello formale, generazioni intere di Banchieri di tutto il mondo. Trump invece è l’attivista e l’attuatore della “Teoria monetaria moderna”, con la riforma fiscale, la deregulation, il ri-bilanciamento del commercio internazionale e strategico nel senso stretto della parola. A modo suo, senza tentennamenti e senza guardare in faccia nessuno, ha attuato una vera e propria operazione di “forzature mirate”, attraverso le quali l’economia interna ha preso il volo.  L’incredibile risultato è che Trump, così facendo, ha creato un ciclo politico-economico – finanziario di lungo periodo che acclara il motto “più crescita, tollerando più inflazione”.

In siffatto contesto anche la FED ha sentenziato una inflazione simmetrica al 2%, non come tetto, bensì come “point break” dal quale far partire l’oscillazione. Il tutto nel paradigma dell’aumento della produttività interna Americana. Trump così facendo si è basato ed ha applicato al Paese USA il suo “modus operandi”, maturato negli anni in cui era un business-man a Manhattan, scontrandosi, al contempo, con i dettami imposti dalla visione del mondo cui Lui spesso faceva riferimento in uno al suo Capo stratega della Casa Bianca, Stephen Bannon, poi dimessosi il 18 Agosto 2017 – :  la “weltanschauung”.

Ora un pò di numeri: gli USA hanno registrato tassi di crescita continui ed elevati. L’America però ha un deficit enorme della bilancia commerciale come non si vedeva dalla fine della Seconda guerra mondiale (nel 2018 ammontava a 621miliardi di $, dei quali solamente con la Cina erano 419). Gli USA sono trainati dalla domanda interna e meno dalle esportazioni, circostanza che dimostra come la competitività globale non  si sia adeguata alla posizione USA nel mondo.  Oggigiorno Donald Trump risulta essere un populista vero perchè può contare su un’economia poco aperta, che all’estero esporta con successo quasi esclusivamente servizi.

A tutto quanto sin qui indicato, il taicon USA nella sostanza ha applicato il cd. “Sistema Trump alla Casa Bianca”, che lo ha visto silurare 58 collaboratori del suo staff in 2 anni, ciò senza guardare o risparmiare nessuno. Addii scanditi da anonimi tweet e/o formali e fredde dimissioni forzate e comunque tutti  colpiti ed affondati da un fired diretto come un proiettile, personaggi anche – e soprattutto – immersi nella sfera economica del Paese :  ministri, consiglieri, funzionari dello Stato con un minimo denominatore comune: l’assoluta mancanza di preavviso!! Tra gli altri ci sono: Reince Priebus, capo dello staff della Casa Bianca, licenziato il 28/7/17; Michael Flynn, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, allontanato il 13/2/17; Steve Bannon, teorico dell’estremismo populista e dell’isolazionismo americano, il cosiddetto “America First”, lasciato a casa il 18/8/17; Gary Cohn, Consigliere per l’Economia, il quale dopo aver cercato di spiegare in tutti i modi al Presidente che il deficit commerciale con la Cina non era un problema (perché nella sostanza gli americani potevano comprare merci di buona qualità a basso prezzo ed anche le imprese USA potevano dedicarsi ad attività con un più elevato valore aggiunto), è stato licenziato per incompatibilità di vedute il 6/3/18. Insomma un sistema nel quale chi non è d’accordo con “The Donald” è semplicemente fuori.

In conclusione oggi il quadro  complessivo è quantomeno controverso. La riconquista della Casa Bianca per Trump è in salita e, quindi, è di difficile comprensione capire se e quanti americani, allo stato attuale, lo voterebbero ancora. Sotto il profilo economico gli USA stanno risentendo di un rallentamento che rischia di minare alle fondamenta le possibilità di una rielezione del magnate newyorkese e ciò anche nell’ottica di un possibile impeachment. Forse il problema più evidente di oggi è la perplessità del mercato finanziario, dove cresce il numero di investitori che scommette su una possibile futura recessione.

La domanda non è se arriverà un ciclo di recessione….bensì quando!!!Ora la mano passa a Donald, vediamo cosa pensa questa volta…….. c’e’ da scommetterci che qualche cosa ancora una volta riuscira’ ad inventarsi.

Fabio Accinelli