
30 Lug STRESS TEST
Nella prima settimana di Agosto saranno resi pubblici i risultati degli “stress test” condotti da parte della Bce, Eba e con la collaborazione delle diverse autorità nazionali. I risultati sono stati condotti sulle 38 maggiori banche europee che coprono oltre il 70% delle attività complessive dell’area euro. Tra esse le italiane Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Mps, Unicredit e Banco Bpm. Ciò dopo il formale rinvio del 2020 causa pandemia. Di fatto sarà una “ fotografia” dello stato di salute del sistema bancario europeo, non essendo previste soglie minime valutative non vi saranno formali bocciature sugli Istituti valutati. Parliamo quindi di metodologie di indagine e valutazione correlate ai valori degli NPL ( non performing loans) e UTP ( unlikely to pay) . Entrambe queste due identificazioni del rischio hanno come minimo comune denominatore il fatto di derivare direttamente da mutui e/o prestiti il cui incasso è altamente incerto sia nei tempi che nel mero valore economico. Nel merito : gli NPL sono crediti divenuti inesigibili perché i debitori non riescono più a pagarli neppure in parte . Di essi sono titolari banche per le quali la riscossione è divenuta altamente critica ed incerta sia nel tempo che nell’effettivo ammontare economico recuperabile. Si è visto che la loro crescita è stata più che proporzionale negli ultimi anni ed è stata causata: 1) dalla contrazione del Pil di oltre 10 punti ;2) dalla consequenziale perdita di circa 1/4 della produzione industriale complessiva; 3) hanno contribuito anche le errate valutazioni degli uffici fidi delle banche sull’effettivo grado di solvibilità della clientela, poi divenuta , tramite la concessione del fido/ mutuo parte debitrice. In ultimo, ma non per importanza, soprattutto nel nostro paese, altro punto dolente è stata ed è ancor oggi la lentezza delle procedure di recupero dei crediti causata dai ritardi della giustizia civile. Gli UTP sono crediti d’improbabile rientro ovvero inadempienze possibili senza però l’escussione delle garanzie. Quindi a differenza degli NPL dove il debitore è insolvente, per gli UTP il rapporto è sempre in essere anche se passibile di rischio concreto. A tale proposito bisognerebbe varare una soluzione inerente gli UTP collegati all’industria, creando una soluzione che permetta di valorizzare questa tipologia di credito ove sia però correlata ad imprese, identificate con specifici criteri dettati dal Ministero dell’Economia, come idonee ad avere un recupero sul mercato tramite una ristrutturazione di successo. Ciò dovrà confrontarsi con le nuove norme UE sulla definizione di default e sul “ calendar provisioning” inerente le regole BCE sulle coperture dei crediti deteriorati. Al Giugno 2020 i crediti deteriorati europei si attestavano a 526 miliardi, in calo del 52% rispetto al picco massimo registrato nel 2015. Per l’anno in corso 2021 si attende un aumento importante sull’aggregato europeo di almeno il 33% , pari ad un importo totale di oltre 700 miliardi. Per l’Italia i deteriorati sono previsti in aumento con una percentuale però inferiore che si fissa intorno al 12% , quindi minore rispetto a quella europea del 33%, toccando il 7,8% circa del totale dei crediti.