SICILIA: ECONOMIA, INDUSTRIA, FUTURO…O’ SCIA’!

Sembra impossibile che una terra che è stata invasa, contesa ed infine conquistata cento e più volte da Fenici, Greci, Romani, Arabi, Svevi, Normanni, Spagnoli, Americani ed Italiani, tutti con culture diverse e lontane le une dalle altre, oggi si ritrovi con zone specifiche del proprio territorio, perfettamente organizzata in aree industriali abbandonate e non più contese ed ambite da nessuno. Un vero e proprio declino industriale continuo ed irreversibile. Al posto degli insediamenti produttivi sorgono poli di servizi, centri commerciali e hab per la logistica , tanto che queste zone si sono tramutate in una desertificazione industriale senza precedenti. Nel periodo che va dal 2014 al 2017 il valore aggiunto dell’industria di tutta la Trinacria è crollato di oltre l’8% e la manifattura si è posizionata a stento al solo 8% del PIL regionale. Con questi dati è stato raggiunto il punto più basso degli ultimi 50 anni. È una crisi antica che ha portato ad un graduale, lento ma costante abbandono di alcune delle aree industriali più importanti dell’isola. Sono pochi i poli storici che oramai resistono ancora: quello di Catania per la farmaceutica ed elettronica avanzata o il triangolo di Priolo-Augusta-Melilli nel siracusano ne possono essere esempio. Una nota particolare merita il polo di Ragusa – anch’esso fermo da anni pur essendo presenti grandi imprese -, per il quale pervade un senso di sfiducia a causa dei nuovi finanziamenti richiesti, concessi ma mai arrivati a destinazione. L’industria in Sicilia rappresenta l’8% del PIL regionale, contro il quasi 23% della Lombardia, la Pubblica Amministrazione rappresenta il 30% contro il 13% della Lombardia, i servizi il 53% contro il quasi 19% della regione settentrionale. Il caso più eclatante lo si rileva a Termini Imerese, dopo l’abbandono di Fiat ed il susseguirsi di fallimenti continui su vari progetti di rilancio. Non va meglio all’area industriale del perimetro urbano di Palermo, a Brancaccio, dove le imprese rimaste degne di nota sono 2 (DUE!). Da un recente censimento regionale si è evidenziato che, su oltre 250 imprese insediate nelle aree industriali di Termini Imerese, Brancaccio e Carini, quasi l’80% di esse sono attività commerciali o di logistica. Oggi si ricercano investitori industriali che abbiano voglia di scommettere sulle potenzialità del territorio, ma anche con un occhio di riguardo su tre aspetti fondamentali per la regione: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica, con investimenti sicuri ed indirizzati alla realizzazione di progetti ben definiti e di lungo periodo. Ad aiutare l’economia della Sicilia resiste solo il turismo e questo in una terra bella e affascinante, ma anche dannata, grottesca: in assoluto una delle isole più preziose al mondo. In chiusura, come dicono i lampedusani, abitanti di un’isoletta  al centro del mondo, situata in mezzo ad un mare di struggente bellezza: O’ SCIA’!!   O’ SCIA’, che significa “mio respiro, fiato mio”, chi scrive la reputa come fosse una preghiera rivolta alla Sicilia ed al suo popolo affinché combatta una guerra che possa farla risorgere e brillare, riportandola ad un’economia solida, affidabile è sicura in ogni piega della sua terra.

Fabio Accinelli