Alitalia è destinata a fallire

Alitalia è destinata a fallire

Dal 2008 a oggi siamo arrivati alla terza procedura prefallimentare per Alitalia. Nel 2008 dopo il via all’amministrazione controllata Alitalia fu salvata con 300 milioni di euro investiti da imprenditori diversi. Nella crisi del 2014 la compagnia venne salvata da Etihad tramite il versamento di 560 milioni pari al 49% del capitale sociale.

Oggi, dopo il successo dei “no” su un totale di votanti pari a 10.173 di cui 6.816 contrari all’accordo e 3.206 a favore, si arriverà dritti ad una liquidazione modello Swissair. «Non vi è dubbio alcuno che esista una responsabilità decennale dei vari manager e governi, che si sono fin qui succeduti», commenta l’esperto di diritto fallimentare Fabio Accinelli aggiungendo che «è lampante che vi sia stato “qualcuno” che ha preso in giro allegramente e senza remore noi tutti: basti ricordare che nel periodo 1974-2014 vi sono stati aiuti pubblici per 7,4 miliardi». L’Alitalia privata, invece, ha accumulato 4,5 miliardi di perdite (2 milioni algiorno). «Forse qualcuno poteva accorgersene prima», osserva. Oggi il 49% del capitale sociale è di Etihad, il 51% del capitale sociale è di Cai (32,67% da UniCredit, per il 32,01% da Intesa Sanpaolo e per il restante 35,32% altri investitori). Nell’ultima parte della sua gestione, Alitalia, è stata curata da un management privato che all’improvviso, pochi giorni orsono, ha comunicato al mercato che le casse societarie stavano esaurendo la liquidità e la stessa sarebbe potuta durare ancora per poche settimane. Ecco allora che, di riflesso, gli azionisti, le banche italiane e così pure gli azionisti di Etihad hanno immediatamente preteso che venisse nominato un nuovo manager più pragmatico e tecnico nella persona di Luigi Gubitosi ex Rai, Fiat, Enel e Wind. È vero però che Alitalia non ha un piano alternativo a quello predisposto con il “preaccordo”, e quindi l’unica via è il commissariamento e la liquidazione.

La vittoria del «no» era scontata visto l’altissimo numero dei votanti e il forte sentimento di rabbia dei lavoratori per quello che  è successo negli ultimi anni. Basti pensare che dal 2008 ad oggi il monte dipendenti è passato da 21.000 agli attuali 11.646, e il numero degli aeri da 230 a 120. Per contro, i dipendenti Alitalia avevano apprezzato i primi piccoli segnali dati dal presidente designato Luigi Gubitosi e cioè la rescissione dal contratto di Aubrey Thiedt, manager che aveva curato le nuove divise del  personale della compagnia e di Ana Maria Escobar, responsabile delle tariffe. «Al termine della vacatio, tramite l’amministrazione controllata,in cui potranno insinuarsi al passivo e così riscuotere solo i creditori strategici, o si presenterà un compratore liquido disposto ad investire su Alitalia oppure si dovranno portare i libri in Tribunale», ricorda Accinelli sottolineando che «tecnicamente con l’apertura della procedura fallimentare il curatore dovrà rendere liquido tutto l’attivo della fallita, vendendo quindi poste come aerei, slot e quanto potrà alimentare la cassa per far sì che vengano pagati, al meglio, i creditori sociali seguendo l’ordine del loro grado di privilegio». L’amministrazione straordinaria dovrebbe durare almeno sei mesi: Alitalia continuerà a sopravvivere tramite un prestito-ponte del governo da 3-400 milioni che, però, dovrà essere prima negoziato con Bruxelles. Occorreranno 230 milioni ogni mese (55 milioni per il carburante, 51 milioni per gli stipendi, 35 milioni per i noleggi, 60 milioni per i diritti di traffico e scalo, 16 milioni per la manutenzione) e, in futuro, servirà oltre un miliardo per le indennità di disoccupazione.

Secondo Accinelli, «nessuno comprerà durante e/o dopo il periodo dell’amministrazione controllata, neppure la compagnia tedesca Lufthansa che, peraltro, risulta da tempo essere interessata». Infatti, risulterà molto più conveniente acquistare direttamente dal fallimento e questo perché in tale situazione nessun sindacato e tanto meno partito politico potrà porre alcuna condizione». E Accinelli ancora una volta ha visto giusto: proprio questa mattina il Corriere rende noto che il vettore tedesco farà un’offerta a zero euro una volta avviata la liquidazione.

pubblicato il 27.04.2017 su Wall & Street