RUSSIA: LA SOLITUDINE DI UN PRESIDENTE

RUSSIA: LA SOLITUDINE DI UN PRESIDENTE

Lo scenario   economico-politico della Russia  di Putin suscita in me , da sempre , un forte interesse .  Ancora di più oggi dove la  (solo) ipotizzata  invasione russa in Ucraina rende incandescente la situazione a livello globale, tanto che, ad esempio, la Borsa di Milano ha chiuso tre giorni fa  con un tonfo del  -4,2%.   La realtà in cui stiamo vivendo viene  definita da Putin  come :  “…un  ambiente aggressivo che sta circondando la Russia con dichiarazioni dei Paesi Nato decisamente non amichevoli …”.  Attualmente il gas russo copre più di un terzo del fabbisogno europeo .  Europa oggi con  forniture globali limitate perché c’è poco gas disponibile per sostituire , tout court, i grandi volumi  che dovrebbero pervenire  della Russia.  Sotto il profilo  strettamente economico quindi il prezzo del gas per un  lungo periodo   non  vedrà scendere le proprie quotazioni,   fatto questo che si sommerà ai forti ed imprevedibili volumi finanziari  speculativi  , peraltro già in atto.  Questo contesto geo- politico ma anche economico – finanziario non farà altro che aggravare la crisi energetica in generale ma  soprattutto  quella europea , crisi peraltro già in atto.   Attenzione però!  Alla  riduzione delle forniture russe e come detto  alle conseguenti speculazioni di mercato ,  ha corrisposto    la   “supponenza ideologica verde” dell’ Unione Europea  che con estrema facilità ed incoscienza  ha lanciato un Green Deal  atto  a mettere fuori gioco le energie fossili quali carbone, petrolio e gas,  senza  però prima essersi  premurata di assicurarsi un’ idoneo ed adeguato grado di autosufficienza energetica alternativa.  A conti fatti il contenzioso tra Russia ed Ucraina potrebbe  portare gli altri Paesi ad imporre sanzioni economiche contro la Russia mai viste, come ad esempio la sua esclusione dal circuito finanziario mondiale .  Per contro Putin potrebbe  chiudere del tutto il rubinetto del gas verso l’Europa.  Ecco perché l’Unione Europea non può permettersi di essere “ assente” da possibili trattative ed accordi  in un momento di crisi di questo  genere.  Oggi  Putin  , attaccato dagli  USA  ( ndr: è del 27 c.m. il comunicato che l’ Ambasciata USA a Kiev ha invitato i connazionali che si trovano in Ucraina a lasciare il Paese ) e quindi le velate minacce della CEE, ha dimostrato e dimostra una capacità  con  doti non comuni   da grande Leader  nel saper gestire e guidare  il suo Paese anche nei momenti difficili cercando  ed ottenendo  nonostante tutto, l’aiuto e l’appoggio di nuovi partner commerciali e finanziari  , come poi vedremo  qui di seguito , nelle figure   della Cina e del Giappone .   Quindi   come può essere  fotografato il “ gelido inverno” dell’economia in Russia?  Una prima risposta la si è avuta il 17 Dicembre 2021, quando a causa delle forti pressioni inflazionistiche derivanti da una domanda superiore alla   capacità  produttiva  interna , unita alla dipendenza dei principali settori industriali dalle importazioni dall’estero, la Banca di Russia ha innalzato i tassi di interesse all’ 8,5% , valore più alto raggiunto dal 2017.  Evidenzio  a tale proposito che  l’odierna  ridotta capacità produttiva interna russa  è  causata in grande parte  dal fallimento della diversificazione economica degli ultimi 20 anni , unita alla continua fuga all’estero dei “cervelli” interni  ( si calcola che nel corso del  solo 2020 siano stati oltre 70.000 il numero dei ricercatori che sono usciti ufficialmente dalla Russia e per il 2021 il numero sembra essere  superiore ) , dall’elevato grado di dipendenza di Mosca dalle importazioni,  ma  soprattutto dal   problema della bassa produttività della forza lavoro rimasta nel Paese.  La forte crescita della produttività segnata nel 2° semestre 2021 e continuata pure ad oggi è la diretta conseguenza della campagna vaccinale , della conseguente cessazione delle restrizioni  e della congiuntura economica globale che, prima della  presunta  problematica  Ucraina, era in espansione.  Il Presidente Putin ha confermato la volontà del Governo di fissare l’obiettivo dell’inflazione  per l’anno 2022 entro il target del 4%, le previsioni della Banca di Russia sono attestate su un valore previsionale del 4/4,5%.  La Russia si giocherà , in larga parte , le sue carte sul tavolo del settore energetico.  Ben  tutti sappiamo come  , da sempre,  in Russia vige un tipo di economia tipicamente “rent-seeking”.   Su questa base le proiezioni dei mercati del gas per l’anno appena iniziato appaiono ottimistiche.  Il Nord Stream 2 ( ndr: gasdotto che, attraverso il Mar Baltico , trasporterà  il gas di provenienza russa in Europa)  dovrebbe completare il progetto del suo ampliamento  con le certificazioni ed approvazioni delle autorità europee e quindi ne seguirà l’immediata attivazione.  Anche la Novatek ( ndr: la più grande impresa indipendente russa produttrice di gas liquefatto) attrice nella creazione di Artic LGN2 è in piena espansione tramite i fondi ottenuti  proprio dalle istituzioni finanziarie cinesi China Development Bank e Exim Bank e  nipponiche con la  Japan Bank – JBIC.  L’investimento ingente di risorse e la contestuale acquisizione di quote da parte dei partner cinesi e giapponesi dimostra il loro   impegno  economico-finanziario odierno  e quindi    futuro , ma anche il grande appeal di Putin e  quindi della Russia.  Come sarà la Russia che verrà?   Tutto dipenderà dalle scelte strategiche di Putin su gas ed Ucraina. Per certo   le performance della Russia nell’ultimo anno , secondo chi scrive,  l’ha resa uno dei  mercati  emergenti più interessanti ed  attraenti per gli investitori di tutto il mondo.  A questo si somma il fatto che gli investitori posso trarre conforto anche dal fatto che , ad  oggi , la Banca Centrale di Russia ha aumentato le sue riserve istituzionali fino alla cifra record di 626 miliardi di dollari.  La maggior parte degli investitori scommette  che la Russia  non invaderà l’Ucraina  e quindi qualsiasi segno prossimo di distensione duratura sarebbe motivo di  forti rialzi.  In conclusione la mia personale idea è che entro i primi sei mesi del 2022 le valute dei mercati emergenti si indeboliranno  a causa di una posizione più rigida della Fed e della Bce , tutte tranne il rublo che si manterrà abbastanza  costante in  tenuta sui mercati.  Questo perché i prezzi del petrolio più elevati, lo status di uno dei maggiori esportatori di energia – gas al mondo, una banca centrale aggressiva che potrebbe riuscire nell’impresa  anche di ridurre l’inflazione in corso di questo anno assumendo anche una minore volatilità geopolitica , solidi fondamentali sottostanti , riserve importanti di asset e , non dimentichiamolo mai con a capo   un ledear iconico magari spesso criticato ma rispettato e temuto  potranno sostenere il rublo e difenderlo da possibili  vendite.