RUSSIA: IL COSTO REALE DELLE SANZIONI

RUSSIA: IL COSTO REALE DELLE SANZIONI

Questa guerra, come è accaduto per la pandemia, riguarda la vita di tutti toccandoci  da vicino. Abbiamo potuto prendere atto quanto la conflittualità dovuta alla geopolitica, con le ricadute sugli scambi commerciali tra le diverse nazioni , sia il tema caldo di questo momento storico. La guerra   durerà ancora a lungo  e con essa tutti i problemi  collegati  domineranno, nel bene e nel male, il decennio a venire.  Dal punto vista economico e finanziario l’invasione russa in Ucraina  può essere determinata nel  “peso “ effettivo delle sanzioni  imposte alla Russia dal 24 febbraio, da parte dei 37 paesi sanzionatori  rappresentanti  il 59% del Pil mondiale.  (1) Nel sistema bancario russo  il 70% del totale dei movimenti, suddiviso sulle 10 banche russe  oggi bloccate, vede sospesa l’operatività soprattutto per ciò che concerne il pagamento dei debiti e l’incasso dei crediti. Stiamo parlando di transazioni in valuta estera per circa 46 miliardi di dollari al giorno ed a questo si aggiunge il blocco dello Swift utilizzato sul mercato bancario internazionale per velocizzarne i pagamenti-incassi. Vengono escluse dal blocco Sberbank e Gazprombank che continuano ad operare , su una base attiva di oltre 1 miliardo di dollari al giorno per  incassi sui pagamenti delle esportazioni di gas, carbone e petrolio. Tutto questo ha generato in Russia fughe di capitali con relativo crollo del valore del  rublo sul mercato delle valute. La Banca Centrale Russa , in risposta , ha innalzato il costo del denaro attingendo liquidità dalle riserve ufficiali che sono scese a 604 miliardi di dollari da 643. Qui le sanzioni hanno operato con il congelamento di 350 miliardi di dollari pari al 60% delle riserve per la quota denominata in euro, sterline, dollari e yen. Negli USA un altro congelamento ha toccato i 133 miliardi di dollari di riserve in oro , oltre che imporre   il divieto alla Russia di effettuare il pagamento del suo debito sovrano tramite  i dollari ,di proprietà del Cremlino, presenti al 24 febbraio  nelle diverse banche americane.  Il 27 maggio scadrà una cedola da 101 milioni di dollari del debito sovrano russo ed ove detta scadenza non venisse onorata  si aprirebbe automaticamente una procedura internazionale per decretare il fallimento dello Stato Russo. (2) L’attivato embargo ha però un forte peso per i paesi sanzionatori che non possono  più esportare in Russia i propri beni e la propria tecnologia per uso civile, militare,  telecomunicazioni, logistica e beni di lusso.  Altrettanto vietata dall’UE è l’import di ferro, acciaio, carbone, legno , materiale per l’edilizia e gomma. Le sanzioni attuate causano il blocco del 12% dell’import russo che equivale complessivamente a circa 247 miliardi di dollari ed il 7% del suo export pari a 427 miliardi di dollari, inoltre l’economia di guerra ha ridotto la domanda russa di circa il 20% pari a 30 miliardi di dollari.  La Russia  per contro ha bloccato anche le forniture di grano, mais e fertilizzanti.  Facendo  invece il punto sulle imprese  che operano in Russia ante guerra erano 773, ad oggi se ne sono ritirate 252 , tra le  quali  Apple, H&M, Ikea, Microsoft e Netflix e le italiane Eni, Generali, Ferragamo e Yoox.  Altre 237 hanno semplicemente sospeso le attività come le italiane  Ferrari, Leonardo, Iveco, Moncler e Prada ed in 62 hanno solamente ridotto l’attività tra esse Enel, Ferrero e Pirelli.  Ci sono poi 91 aziende italiane che stanno valutando la situazione prendendo tempo e tra di esse Barilla e Maire Tecnimont. Ma ci sono anche 131 aziende che sono restate e sono sempre state  operative, tra esse ad esempio anche le italiane Campari, Calzedonia, De Cecco , Intesa Sanpaolo ed Unicredit.  (3) Le sanzioni hanno colpito anche la cerchia degli oligarchi che affiancano Putin, qui  cade subito all’occhio su come la  scelta di sanzionare alcuni miliardari e non altri sia frutto di mere valutazioni politiche ed economiche  prese direttamente da ogni singolo Paese. E’ innegabile che esista un predominio assoluto della Russia ,soprattutto verso la UE , nelle esportazioni di petrolio, gas e materie prime.  Fatto questo  che collega il destino di produttori ed imprese dell’occidente con  quello delle imprese russe e quindi dei loro proprietari:  gli oligarchi russi per l’appunto!  Per la cronaca è stato appurato che tra oligarchi e funzionari russi di primo livello vi siano oltre 1 trilione di dollari nascosti in paradisi fiscali. Fuori dal territorio russo si terrà anche  la finale di Champions League mentre è stato annullato il gran premio di Formula 1, sanzioni queste che di fatto stanno isolando sempre di più Mosca dal resto del mondo. La conclusione, nella sua tragicità , è forse però semplice e  si tratta di decidere tra la barbarie che ogni giorno ci vede passivamente coinvolti insieme  alla fine dello stato di diritto e quindi del diritto internazionale  oppure il prendere decisioni  coraggiose e forti  bloccando  ad esempio  completamente l’ import di gas dalla Russia  nella piena consapevolezza però  di dover poi  affrontare un lungo periodo di  austerità .