POINT BREAK

E’ il momento del “punto di rottura” tra il passato ed il futuro, nella vita di tutti. E’ anche il momento per trovare l’equilibrio tra l’esigenza di far ripartire l’economia, la società evitando così qualsiasi possibilità di tracollo finanziario con conseguente disgregazione sociale e la necessità “fisica” di tenere sotto stretta osservazione i contagi. L’economia a causa del coronavirus è cambiata e cambierà ancora per molto tempo. In un mondo che anche prima dell’esplosione del Covid-19 era già globale, la pandemia ha dimostrato a tutti i Paesi come sia bastato un “respiro” per attraversare il cielo e raggiungere tutti i continenti e tutte le economie del mondo dimostrando che il virus non conosce confini. Oggi in economia sono entrati in gioco fatti e problemi impensabili pochi giorni orsono e gli scenari cui eravamo abituati sono cambiati per sempre e nessuno sa ancora bene come. Due secoli fa esisteva il mondo unipolare che si fondava sul “credo economico” della scuola di Manchester del “lasciar fare – lasciar passare”, poi diventato bipolare, quindi multipolare ed ora globalizzato. Esisteva il “liberismo”, teoria facile da attuare in Inghilterra durante la rivoluzione industriale, perché permetteva alla super potenza economica dell’epoca di invadere con le proprie produzioni il mondo intero, però con la regola ferrea che “l’Inghilterra non era invadibile dal mondo che invadeva”…non male come idea!!! Dopo di che piano piano l’Occidente è divenuto tutto invadibile sia dalle altre popolazioni in cerca di lavoro che in termini di penetrabilità economica dei beni prodotti in Paesi dove costavano meno. Nel tempo si sono quindi alternate e/o succedute molte teorie economiche contrastanti l’una dalle altre, ma fin da subito si è notato che esisteva un punto comune tra tutte: la voce “mercato”. Il concetto economico di mercato evidenzia che la disoccupazione è causata dall’insufficienza della domanda globale e che tutto si risolve aumentando e quindi stimolando la domanda, questo di riflesso crea a sua volta nuovi posti di lavoro. Ma veniamo ad oggi e si nota che quando più la crisi incombe e si espande a livello globale e tanto più il mercato si contrae. Ne consegue che i sindacati chiedono il blocco dei licenziamenti e quindi le attività pur uscendo in perdita devono essere mantenute in vita dallo Stato. La conclusione di ciò viene bene raffigurata dalla espressione anglosassone “markets dont’t clear” , i mercati non risolvono i problemi e non li ripuliscono. Gli aggiustamenti nei mercati sono quasi sempre di lungo periodo e quindi, nel frattempo che ciò accada, i cittadini devono vivere in un limbo di incertezze. Le teorie economiche traducono ogni problematica trasformandola in numeri e nel frattempo che questi numeri si concretizzino, a loro volta in quantità oggettive e tangibili, le persone fisiche coinvolte in quel momento storico devono cercare di “sopravvivere” sperando anche nell’eventualità di poter essere riciclati nel mercato globale di una certa “fase” storica, tecnologica o sporadica ed occasionale come nell’odierna  pandemia. Il covid-19 stà delineando un mondo tutto nuovo che racchiude le rivalità di quello precedente ma con la particolarità nuova, almeno dal Dopoguerra, di non evidenziare una potenza forte, una “potenza guida”. Oggi si combatte di più per una supremazia sanitaria e tecnologica piuttosto che militare. USA e Cina oggi sono due colossi zoppicanti, con i loro leader indeboliti da errori grossolani e di superficialità tanto da riaprire ad una nuova e pericolosa guerra fredda. La Cina vuole battere gli USA nella corsa al vaccino che le porterebbe popolarità e prestigio. In questa lotta però chi ne beneficerà sarà probabilmente il presidente Trump che stà cavalcando l’onda lunga della maggioranza degli americani che si schierano  contro Pechino anche in campo commerciale. Il colpo economico che nel contempo subisce la Cina è devastante perché aggravato dalla consapevolezza maturata negli europei, dopo questo periodo di fermo generale , che bisogna assolutamente ridurre la dipendenza da Pechino sia in campo sanitario che industriale, ciò perché è impensabile dover sospendere delle produzioni se dalla Cina non arriva la componentistica. Le manovre di insabbiamento del virus hanno provocato pesanti contraccolpi sulla leadership e sul  prestigio politico di Xi. A questo si aggiunga il fatto che il Covid-19 ha di fatto bloccato la diffusione del 5G della Huawei mettendo la Cina , pur vincitrice nella battaglia contro il virus, nella condizione di non primeggiare nella partita del potere globale. Gli USA sono tutt’altra cosa . Trump ha collezionato una fila infinita di figuracce, in primo luogo di aver fatto di tutto per sminuire le minacce del virus, a seguire ritardi nell’amministrazione, continui voltafaccia da e verso i cittadini , consigli “pseudo-medici” originali quanto folli, 27 milioni di disoccupati, liti continue con i Governatori degli Stati, che parrebbero averlo messo con le spalle al muro in termini elettorali per una possibile rielezione. Ma non è così. Secondo chi scrive, ci sono validi motivi per cui Trump potrebbe essere rieletto. Il primo perché il Presidente riscuote ampi consensi quando attacca la Cina con il suo forte decisionismo verbale (vedasi negli ultimi giorni gli attacchi diretti al “nemico” Cina) e poi perché il democratico Joe Biden è un rivale estremamente debole già di suo che somma anche grandi difficoltà a fare campagna elettorale a differenza del Presidente . In ultimo , ma non per importanza , perché nonostante il fatto che l’economia USA avrà bisogno di tempo per riprendersi (come tutte le economie del mondo), Trump è riuscito a mantenere , pria nel mondo, la potenza militare americana che non potrà essere raggiunta da alcun Paese ancora per molti anni, questo fatto salva la Russia in campo nucleare. Ecco quindi stagliarsi all’orizzonte economico mondiale una rivalità più equa tra Cina ed USA . Punti focali saranno la preparazione sanitaria ad altre possibili emergenze, l’espansione dell’era intelligente artificiale, della robotica , del 5G e dell’ammodernamento militare. La Russia invece continuerà a mantenere il suo peso anche se la sua economia si è fortemente indebolita a causa della forzata e lunga rinuncia ai profitti petroliferi. Prima di parlare di Italia vediamo l’ Europa. Per il Vecchio Continente la svolta economica , post pandemia, avrà la data di Novembre 2020. Qui il mondo potrebbe cambiare se gli USA passassero da un Presidente come Trump che è dichiaratamente antieuropeo ad uno che non lo sia. Una nuova presidenza meno “american first” potrebbe permettere la crescita dell’Europa sia in termini di difesa che di strategia geo-politica ed economica. Per noi italiani saranno lacrime e sangue per un lungo periodo e forse il mondo che ci attende è ben fotografato da una poesia del 1925 di Eugenio Montale “meriggiare pallido e assorto”. Nel mondo che verrà post Covid-19 l’Italia si dovrà difendere a denti stretti e senza più timori  farà sentire la propria voce in Europa, senza dover abbandonare contatti diretti con altre potenze economiche. Sono del giorno 7 Maggio, le pubblicazioni da parte dell’Europa , delle previsioni economiche di primavera effettuata sulla base delle diverse chiusure . L’Europa tutta stà vivendo uno shock senza precedenti a causa della pandemia e l’Italia si è svegliata con un debito pubblico di oltre il 158,9 % del PIL: un vero incubo! La velocità di ripresa nel 2021 sarà diversa tra Stato e Stato:  metterà in seria crisi il già precario equilibrio generale e quindi l’unità dell’intero mercato. L’anno 2020 segnerà il crollo della crescita dell’UE nel suo insieme del 7,4% e più significativamente l’Italia vedrà la caduta del proprio PIL al 9,5 % (peggio farà solo la Grecia con un 9,7%) a campione la Francia del 8,2 % e la Germania del 6,5%. E’ importante stigmatizzare il fatto “reale” che l’Europa oggi e lo sarà per gli anni a venire, risulta essere più che mai spaccata in due. Il debito pubblico esplode più che proporzionalmente tra i Paesi del Sud che ante pandemia erano già indebitati: la Francia passerà la 98,1 % del 2019 al 116,5%; la Spagna dal 95,1% al 115,6 %; il Portogallo dal 117,7 % al 131,6%; l’Italia dal 134,8 % al dato shock del 158,9 %. In questo contesto il Consiglio Europeo del 23 Aprile ha sancito la necessità sommata all’urgenza di un intervento tramite “recovery fund”, strumento UE di economia e finanza atto a fronteggiare la crisi scatenata dal Covid-19. E’ stata incaricata la Commissione di predisporre questo strumento tecnico agganciandolo al prossimo bilancio UE che dovrà quindi essere rafforzato. La Commissione nella predisposizione del “recovery fund” dovrà, forza maggiore, mediare tra gli Stati del Sud che chiedono a gran voce che il fondo diventi operativo da Luglio operando attraverso trasferimenti economici ed i Paesi del Nord che chiedono , agisca solo e solamente tramite prestiti. Appare quindi chiaro che in Italia debiti a tasso zero e concessione di capitali a fondo perduto per le imprese sommati agli aiuti per le famiglie siano doverosi da parte di uno Stato presente ma non possono e non potranno mai essere l’unica ricetta. L’intervento statale dovrà essere transitorio e non potrà ne essere una forma colpevole di irresponsabilità pubblica ne potrà surrogarsi alla libera iniziativa con una sana e costruttiva concorrenza imprenditoriale in un mondo sempre più globale. Bisognerà però stare attenti ad essere prudenti in ogni mossa messa in atto da chiunque, sia esso lo Stato che singoli cittadini: fare peggio è sempre più facile che fare meglio.

Fabio Accinelli.