
02 Nov PNRR: MODIFICARLO AVREBBE SOLO UN EFFETTO DEVASTANTE
Una cosa risulta essere certa agli occhi di tutti , sono cambiati forse per sempre, gli equilibri economici globali. USA e UK non crescono più mentre , in Europa il Pil a fatica ma rimane positivo. La BCE ha da pochi giorni effettuato un nuovo rialzo dei tassi di riferimento ufficiali di 75 p.b. rendendo così sempre più reale il pericolo di andare incontro a un forte rallentamento. In questo contesto l’Italia fino ad ora ha potuto godere della flessibilità della propria struttura industriale e manifatturiera , che ha permesso di adattarsi ad esempio alle incertezze e problematiche collegate al conflitto russo-ucraino. Il nostro paese, a differenza di Francia e Germania, ha beneficiato dell’ingresso di valuta portata dal settore turistico nell’estate 2022 con un aumento del turismo pari al + 75% sull’anno 2021, fattore questo che ha fatto da acceleratore del nostro Pil nel 3° trimestre . Ora però questo volano si è fermato e gli spazi dell’attuale politica fiscale espansiva si stanno drasticamente affievolendo . Nel preciso momento in cui tutta Europa rallenterà in maniera decisa a causa dell’aumento dei costi dell’energia , sommato all’aumento dei tassi , l’Italia ne risentirà pesantemente e l’economia interna inizierà un’inversione veloce di tendenza. In questo contesto non è possibile pensare di porre alcuna modifica di tipo strutturale all’attuale economia interna. Risulta fondamentale ed anzi vitale il proseguire con lo standard di riforme e investimenti previsti dal Pnrr che ci fornirebbero diversi decimali di crescita in più. La continuità di intenti del Pnrr sarà il punto “ politico-economico” più delicato che dovrà affrontare il governo appena eletto. Le riforme devono andare avanti accelerando sugli investimenti , altrimenti si andrebbe a rimettere in discussione tutto. Ritengo che non si debba per nessun motivo ricorrere all’art. 21 del regolamento che ha creato il fondo europeo a sostegno del Pnrr ( ndr: modifica al piano in caso di difficoltà oggettive) , vorrebbe certificare alla Commissione Europea che l’Italia , ancora una volta , non è in grado di ottemperare alle riforme concordate . Una riflessione attenta necessita anche il fatto di come la recessione europea sia causata da “inflazione da offerta” per circa l’ 80% , ragione per cui la recessione in Europa sarà più profonda rispetto a quella negli USA dove l’inflazione viene generata per oltre il 50% dalla domanda . Questo fatto ha permesso all’economia a stelle e strisce di rispondere più efficacemente e velocemente alle azioni della Fed. La Bce dovrà quindi continuare ad alzare i tassi ma contestualmente fare rallentare l’economia affinché l’inflazione possa rispondere. Le politiche fiscali aiuteranno di fatto a compensare gli effetti peggiori riscontrabili sui mercati ma quando queste verranno meno si andrà verso una recessione sempre più marcata e di lungo periodo.