PIAZZA AFFARI TRA OPA E MATERIE PRIME

FABIO ACCINELLI

PIAZZA AFFARI TRA OPA E MATERIE PRIME

E’ bagarre vera in Piazza Affari divisa tra il gioco delle OPA che da inizio anno ne ha già viste attivarsi 7 e la caccia alle materie prime che causa la mancanza dei 30 materiali strategici principali per lo sviluppo e la transizione ecologica  ha visto  la domanda e quindi i prezzi letteralmente volare.  Gli investitori hanno di che divertirsi. L’indice milanese si trova oramai vicinissimo ai massimi del 2008 ed anche tutte le altre piazze finanziarie internazionali fanno registrare record continui. E’ un “ appeal speculativo” che accentua la propensione al rischio e si riversa  sul  forte  interesse verso le società oggetto di OPA con offerte di acquisto per la maggioranza del capitale finalizzate   poi al ritiro del titolo dal listino.  A campione,  analizziamo la OPA di Generali su Cattolica dove il premio , rispetto al  prezzo fissato  nel pre-annuncio , è  stato  dell’11%.  Raffrontando  tale valore  con il prezzo medio nei 12 mesi precedenti si ottiene un + 30%.  Ecco allora che  la bagarre si ripercuote sul mercato, dove si accendono scommesse  continue su nuovi, presunti e/o  prevedibili annunci e ciò complice il perdurare dei tassi  generali di interesse bassi che rendono perseguibile questa tipologia di operazioni indirizzate verso titoli a larga capitalizzazione e quindi con una  alta percentuale di capitale che circola  liberamente  sul mercato : il  c.d. flottante. Maggiore è la quota  del flottante e maggiore  è la contendibilità verso  una società , ovvero la possibilità  di subire una scalata da chiunque sia direttamente interessato ad acquisirne il controllo.  Le luci sono accese verso i titoli del settore bancario , tra essi Unicredit con una performance da inizio anno del + 37,8% ed un flottante del 93,3%, Bpm con un + 64,3 % e l’ 86,0%, Bper con  un 37,6% e l’ 86,4% e l’iconica  Mediobanca con un + 31,2% e  il  66,4%  , per la gioia di Del Vecchio e la sua “ maximum share of capital” del 20% di prossimo raggiungimento.  Oltre ai finanziari sono calde le possibilità di OPA su Moncler con un + 15% e il 70,6% di flottante e Cnh Industrial con un + 37% e il 73,0%.  In questo contesto si inserisce   prepotentemente nei mercati  finanziari il “mondo” delle materie prime ed il fatto oramai conclamato che in tutti i paesi europei stanno per venire a mancare i 30 materiali fondamentali e strategici per il non più prorogabile sviluppo digitale e per la transizione ecologica . Qualche esempio   di  materie prime    con il relativo aumento di valore percentuale  in base all’ultimo  anno solare:  Rodio (terre rare) + 447%, stagno + 133,4% ,  litio + 130,2%, rame + 114,8% . Ma non solo . Anche altre materie prime e prodotti agricoli hanno segnato aumenti percentuali di valore importanti. Tra di esse   : gomma naturale + 72,5%, petrolio + 211, 3% , polietilene + 95,5%, mais +113,3%, frumento +36,9% ,  soia + 81,6%.  Ecco allora che si  è creato  un trend speculativo di assoluto interesse per gli investitori. Le materie prime  sono divenute un investimento altamente  interessante e speculativo anche perché essendo  tutte prezzate in dollari , moneta  in questo momento debole e quindi  operazioni ulteriormente vantaggiose per gli investitori che acquistano in euro e/o altre valute. Non bisogna poi dimenticarsi che anche chi non è un investitore istituzionale e/o professionale si trova di fronte al fatto che oggi investire in titoli di Stato dà rendimenti bassissimi, quasi antieconomici, quindi a questo punto tanto vale affidarsi a mettere i propri soldi in materie prime come  pure in titoli derivati ad esse collegati. Nel contesto delle materie prime e quindi di fatto anticipando  le conseguenziali quotazioni nei mercati finanziari , i più lungimiranti sono stati ancora una volta , manco a dirlo , i cinesi e questo anche grazie alla loro vittoria sul Covid  avvenuta con molti mesi di anticipo rispetto ad   altri continenti.   Sul loro territorio estraggono in grandi  quantità rame, litio e quasi tutte le materie del gruppo dei 17 elementi chimici della tavola periodica la c.d. “terra rara”;   il materiale  poi che non estraggono in patria lo acquistano  all’estero. Il nichel nelle Filippine ed Indonesia, il cobalto in Congo dove  peraltro già da tempo  possiedono  le principali miniere. Tutti questi minerali vengono poi trasformati direttamente sul suolo cinese, tanto che oltre l’ 80% dei materiali grezzi necessari per la costruzione delle batterie agli ioni di litio proviene da aziende del dragone. Tutto questo crea un fermento finanziario che ancora per molto tempo dirotterà l’interesse degli investitori anche di casa nostra.  Voglio porre l’accento sul fatto che per l’approvvigionamento di “terre rare “dipendiamo ( tutti i Paesi europei) dalla Cina per il 98% , stessa cosa per borato dalla Turchia  e per il platino per il 71% del fabbisogno dal Sud Africa. Collegando la parte economica con  parte la finanziaria segnalo inoltre che solo per le batterie dei veicoli elettrici e lo stoccaggio dell’energia, nel 2030 l’UE avrà la necessità di un approvvigionamento di litio  di oltre 18 volte superiore a quello attuale e  di 5 volte superiore  sarà il bisogno di cobalto. Ecco allora spiegato l’interesse crescente del mondo finanziario verso questa tipologia di investimenti, rammento che nel 2050 le quantità dei materiali suindicati triplicheranno , mentre decuplicherà la domanda di “terre rare” impiegate nei magneti permanenti di veicoli elettrici, tecnologie digitali e generatori eolici.  Insomma ci aspettano mesi di evoluzione e diversificazione negli investimenti dove riveste e rivestirà sempre di più importanza il connubio tra finanza ed economia. Non si può più ipotizzare che chi gestisce gli investimenti non abbia un aggiornamento continuo ed anzi direi giornaliero con chi si occupa prettamente di economia collegata allo sviluppo.