
23 Gen NOTES FROM DAVOS
I giganti del mondo politico, economico e finanziario , dopo l’ultimo incontro del 2020 , hanno potuto riunirsi nuovamente a Davos per il Forum economico mondiale. Sicuramente ci si è trovati con nella situazione geopolitica e geoeconomica più complessa degli ultimi decenni che ha minato lo “ spirit of Davos”. Il WEF è sempre stato ed anche oggi rimane un club esclusivo per persone facoltose , fatto questo incomprensibile per la gente comune che non ne capisce le motivazioni ed anzi per contro ne attribuisce la colpa collusiva dei tanti problemi del mondo. Fatto questo evidenziato dalle tante parole spese ma dai pochissimi fatti tangibili , ove la responsabilità di tutte le dichiarazioni e gli impegni sottoscritti dai leader durante il Forum restano per la maggior parte semplice allenamento lessicale : pura poesia. Il WEF è costosissimo , tanto che per farne parte si arriva a pagare fino a 600.000 dollari all’anno. Il ritrovo è a cadenza annuale e rimane un evento esclusivo solo su invito. E’ sempre più difficile rilevare legami importanti tra il WEF e la realtà globale, peraltro esacerbata dalla pandemia da Covid 19 e dalle pesantissime conseguenze economiche e politiche causate anche dall’ultimo evento imprevisto quanto catastrofico come l’invasione russa dell’Ucraina. In questo contesto gli incontri più importanti e riservati avvengono solamente in via ufficiosa e riservata a porte chiuse. Esiste perfino la divisione dei partecipanti “ per colore” ad indicare una specifica scala gerarchica per ognuno di essi. Il WEF nato negli anni settanta , durante la guerra fredda, si basava sul concetto chiaro e dichiarato di “…partecipazione, collaborazione e scambi amichevoli tra i partecipanti…”. In seguito con l’affermarsi del liberismo economico mondiale il WEF è divenuto man mano il vero sinonimo del libero commercio e dell’efficienza finanziaria che hanno di fatto formalizzato la globalizzazione degli anni 80/90 aiutando , tramite l’integrazione , ad uscire dalla povertà la Cina e gli Stati ex sovietici . Questo fino ai nostri giorni dove anche a causa della pandemia e della guerra l’euforia per i guadagni è andata via via scemando. Per contro si è accentuato il divario tra ricchi e poveri , causando una rabbia crescente accumunata ad un forte risentimento popolare. I risultati che saltano agli occhi sono: 1) economie diverse divenute sempre più interconnesse e indipendenti tra loro, con filiere sempre più lunghe e complesse sostenute dai crescenti progressi tecnologici. 2) multinazionali più potenti sia economicamente che politicamente in grado di trasportare in tempi sempre più brevi merci in ogni angolo del mondo . 3) per contro si sono indeboliti i governi e la forza della loro politica. Questa situazione creata da continue crisi anche esterne al sistema economico-finanziario , a cui si è aggiunta l’emergenza climatica, vede sempre più Paesi chiudersi a riccio in se stessi cercando di difendere le proprie risorse dirette e quindi la propria popolazione tramite la creazione di veri e propri blocchi sulle esportazioni con il fermo sostegno delle industrie nazionali , a questo proposito vedasi anche le ultime mosse in USA a tutela della propria economia interna. Appare chiaro come l’economia e la finanza siano cambiati, come il mondo sia cambiato , Per contro quindi appare sempre più come non abbia più senso che il WEF rimanga un club esclusivo per persone facoltose . La stessa Lagarde in questa sede ha riconosciuto come l’inflazione sia ancora troppo alta , per contro la BCE continuerà ad aumentare i tassi di interesse per poi lasciarli in territorio restrittivo tutto il tempo necessario a riportare l’inflazione al suo obiettivo. Stessa situazione in Svizzera dove la SNB per voce del suo presidente Jordan ha dichiarato che il percorso al rialzo dei tassi continuerà. La conseguenza alle dichiarazioni della Lagarde è stata quella di vedere come subito i rendimenti dei titoli governativi dell’ Eurozona siano saliti con lo spread dei BTP toccare i 185 punti per poi ritracciare, Bund decennale a sfiorare i 2,10% di riferimento.