MEDIOBANCA

E’ da mesi che seguiamo da vicino l’attività di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, presidente di Essilorluxottica e dominus della Holding lussemburghese Delfin, in seno alla scalata, prima anonima , poi conclamata a Mediobanca. Sono numerosi, dettagliati e puntuali gli articoli da noi già pubblicati sull’argomento. Nel periodo compreso tra settembre e novembre 2019, il finanziere italiano in due step consecutivi si è portato al 9,9 % del c.s. di Mediobanca acquistando prima in Borsa, con un’ operazione “shadow” il 6,9 %  quindi a novembre una parte ella quota detenuta da Unicredit. La nostra analisi sull’ affare dell’anno è partita con un primo articolo “Mediobanca: la finanza italiana secondo Del Vecchio”, passando poi per “Mediobanca : Unicredit addio… è Del Vecchio l’anchor investor?” e “ Mediobanca : la carica di Del Vecchio”. E’ del 26 agosto, trascorsi sessanta giorno lavorativi a far data da fine Maggio, il verdetto della BCE tramite il suo ufficio di Vigilanza che , applicando la formula “silenzio-assenso”, ha di fatto dato “via libera “ a Leonardo Del Vecchio, quale “investitore finanziario” ad incrementare la propria quota azionaria di Mediobanca fino al tetto del 19,99%. Secondo chi scrive l’operazione  dell’ottantacinquenne finanziere in Mediobanca è molto sottile perché si colloca parallelamente allo status di Generali che già vede Del Vecchio come socio con una quota del 5%. Ora, mentre tempo addietro Del Vecchio aveva pubblicamente criticato la strategia operativa di Mediobanca perché ritenuta fin troppo dipendente dalla quota degli utili portati dal suo 13 % in Generali, da quelli relativi alla operatività nel settore del credito al consumo ed invece non orientata ad implementare l’investiment banking. Successivamente ed anche nell’ottica che Mediobanca stà riscuotendo forti consensi come advisor nei principali ultimi “deal” dell’anno quali la fusione FCA-PSA, l’ops di Intesa San Paolo su UBI e la vendita di Mps per conto del tesoro, Del Vecchio ha modificato pubblicamente la sua posizione appoggiando apertamente il nuovo piano industriale ratificato dal ceo Alberto Nagel. Ma a parte ciò siamo convinti che Del Vecchio punti diritto su Generali. Tramite la sua scalata in Mediobanca l’imprenditore vuole arrivare  a spingere la società triestina  ad un nuovo target attuando operazioni di carattere straordinario anche tramite la sottoscrizione di aumenti in conto capitale. Nell’ottica dei normali tempi tecnici di attuazione di un’operazione così complessa, Del Vecchio inizialmente salirà fino alla quota del 13/14% acquisendo il pacchetto del 5,7 % oggi posseduto dal Gruppo Ballore’. Questo primo step gli permetterebbe di superare il 12,6% detenuto dal “patto di consultazione ”che vede tra i suoi componenti il Gruppo Mediolanum al 3,38%, Edizione Srl al 2,10%, Fininvest Spa al 2,00%, FIN.PRIV al 1,62% e quote minori a scendere Gavio, Ferrero, Pecci, Doris, Angelini Lucchini, Seragnoli, Vittoria Assicurazioni e Minozzi, A fine Ottobre vi sarà un importante crocevia rappresentato dall’Assemblea per il rinnovo del consiglio in scadenza. A tale proposito sempre che nulla cambi, sembrerebbe che Del Vecchio non sia propenso a presentare una propria lista. Ovvia la nascita del dubbio se Del Vecchio appoggerà la lista proposta dal board o quella creata da Assogestioni, associazione italiana delle società di gestione del risparmio (SGR). Di sicuro sappiamo che al momento il finanziere si è dichiarato come portatore di stabilità ponendo quindi come pregiudiziale lo stato di italianità di Mediobanca.

Fabio Accinelli