MEDIOBANCA: LA FINANZA ITALIANA SECONDO DEL VECCHIO

Mercoledì 6 novembre 2019 si è dato inizio al processo di  riscritturazione della finanza italiana. La vendita da parte di Unicredit dell’8,4% del capitale di Mediobanca,  per un importo “cash”  di quasi 800 milioni di euro, ha di fatto sancito la fine di una unione storica che durava da 73 anni .    Fin dall’inizio della propria storia, contraddistinta da  mille segreti, ma sempre in piena apparente autonomia, l’Istituto di Piazzetta Cuccia era controllato da Comit, Credit e Banco di Roma.  Oggi il 10% e’ nelle mani della Delfin , Holding Lussemburghese priva di licenza bancaria , braccio operativo di Del Vecchio, l’altro 90% è nelle mani del mercato , soprattutto di Fondi  di Investimento. Oggi 15 novembre, si vive un momento di “pausa”, di “ time-out” o come meglio definito dalla enciclopedia Treccani un momento di arresto, sosta, fermata…….ma da cosa?  Sicuramente dalla strategia che vorrà attuare Del Vecchio per ridisegnare la finanza italiana.  Il patron di Luxottica , oggi come oggi, è in assoluto uno dei  più grandi  ed indiscussi protagonisti della finanza e del capitalismo italiano. In uno alla famiglia Benetton e Caltagirone , Del Vecchio è socio nelle Assicurazioni Generali per una quota complessiva del 13,86%; il socio di maggioranza con il 13,03% è Mediobanca. Del Vecchio è socio in entrambe le società e quindi – come scriveva l’Ariosto…”…con la spada senza indugio e pausa fende ogn’elmo…”  le sue decisioni porteranno a ridisegnare la distribuzione delle varie forze nelle grandi società italiane. E’ già sotto gli occhi di tutti il fatto che   oggi la quota detenuta dal patron di Luxottica in Mediobanca amplifica più che proporzionalmente il  suo 4.86% in Generali.    Ma qual’ è il fine vero di Del Vecchio in tutto questo?   Appare lapalissiana la sua volontà diretta ad effettuare un cambiamento epocale nei vertici delle due società e quindi porre una maggiore attenzione alle opportunità di un mercato, oggi globale ,  sia nell’industria che nella finanza.  Tutto ciò anche nell’ottica che negli ultimi anni nessuna iniziativa  è sortita dall’Istituto di Piazzetta Cuccia volta ad apportare significative modifiche al percorso imprenditoriale di Generali che nel durante ha continuato ad operare autonomamente con i risultati da tutti conosciuti.  Quindi la ferma volontà di Delfin è quella di accelerare il cambiamento dei vertici delle due società, e ciò anche se il 12 cm vi è stato il consiglio di amministrazione di Mediobanca che ha preso atto della chiusura dell’ultimo esercizio con un utile netto di  823 milioni di euro ed approvato ufficialmente il nuovo piano industriale atto a guidare l’Istituto  nel segno della continuità manageriale , finanziaria ed industriale fino al 2023. Nel futuro resta la ferma volontà di scalata di Delfin al 20% del capitale  di Mediobanca , previa approvazione della BCE che deve valutare il grado di onorabilità dell’imprenditore Del Vecchio ,dei suoi piani attuativi e progettuali  in merito all’investimento che riguarderebbero il cambio di strategia in Mediobanca indirizzandola verso piani di Corporate and Investment Banking.  A seguire ci sarebbe Generali, dove peraltro regna il dictat che l’azienda resti italiana ed indipendente. Sicuramente trattasi di processi autorizzativi che richiederanno tempi lunghi ecco perché in questo momento tutti gli attori hanno preso una “ pausa” o meglio hanno attuato un “ time-out “  .

Fabio Accinelli