MEDIOBANCA: LA CARICA DI DEL VECCHIO

Nel mondo finanziario italiano, Mediobanca ha una lunga storia. Istituto di Credito fondato nel 1946 da Enrico Cuccia , oggi come oggi non è più la prima  tra le Banche d’affari Italiane e da più di un decennio ha perso il controllo diretto o indiretto sulle più importanti aziende italiane del mercato. Una volta era definita “il salotto buono del capitalismo italiano” ,ora non è più una priorità per l’imprenditoria . Viene  però considerata uno “status” e, quindi, risulta essere imprescindibile la partecipazione in essa di persone che contano (o pensano di contare) nella finanza e non solo. E’ dell’11 settembre la mossa della Holding Delfin ,di proprietà di Del Vecchio ,che ha speso 600 milioni di euro per acquisire il 6 % delle azioni di Mediobanca, divenendo, di fatto, il terzo azionista dopo Unicredit con l’8,81% ed il gruppo del finanziere francese Vincent Bollorè con il 7,85%. Non bisogna dimenticarsi dell’effettiva propensione dell’uomo Del Vecchio – secondo uomo più ricco d’Italia- forte di un patrimonio personale di 18,4 miliardi di euro, più propenso a seguire investimenti ed M&A, piuttosto che restare immobile e fermo alla propria scrivania ad incassare i dividendi. Il fine dichiarato dall’imprenditore è stato quello, con la sua mossa, di far aumentare il valore in Borsa della Banca d’affari e , secondo chi scrive, il modo più veloce per ottenere ciò potrebbe essere quello di migliorare, la governance in Assicurazioni Generali, gioiello friulano che vede proprio Mediobanca come primo azionista con il 13 % del CS. A seguire vi è lo stesso Del Vecchio con il 4,87 % , Caltagirone con il 5,01% e Benetton con il 3,04%. Quindi l’obiettivo , anche se dichiarato a bassa voce da Del Vecchio, potrebbe essere quello  di inserire suoi uomini di fiducia all’interno del gruppo assicurativo di Trieste. Forse la strategia dell’ottantaquattrenne miliardario è proprio quella di cambiare il CdA di Generali influendo indirettamente e di “rimbalzo” sul rinnovo del Consiglio di Mediobanca. Analizzando tecnicamente l’operazione si nota come Mediobanca, tramite il CdA formato anche da uomini di Del Vecchio potrebbe influenzare la crescita della compagnia di assicurazione friuliana facendosi poi  affiancare da fondi di investimento privati  ed aumentandone così la quota di capitalizzazione dal mercato. Sul fondo di tutto questo quadro, vi è sempre la lotta tra Del Vecchio e Nagel, AD di Mediobanca , screzi vecchi e legati anche allo IEO creato da Umberto Veronesi. Certo che l’operazione di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca, ha creato, fin da subito, la “curiosità” di CONSOB, la quale utilizzando lo strumento dell’art.115 del “Testo Unico della Finanza” ha provato tramite l’autority di mercato a richiedere delucidazioni, in via assolutamente generale alla Delfin, al fine di vigilare sulla correttezza delle informazioni fornite al pubblico ( attività per altro normali per CONSOB e coperte da assoluta riservatezza). Il  limite oltre il quale parte d’ufficio l’intervento di Banca d’Italia e BCE è la soglia del 10% del capitale. Oltre il 10% scatterebbe la richiesta formale di chiarire, alla vigilanza, quali siano le vere intenzioni dell’investitore e così anche quali siano i piani riguardo alla partecipazione in Mediobanca. Di fatto oltre il 10% Delfin si troverebbe ad essere il primo azionista dell’Istituto . Al superamento del 10% scatterebbe anche la verifica dell’Ivass, (l’autorità di vigilanza del settore assicurativo )sull’assetto di controllo di Generali. Tornando al gruppo assicurativo triestino si pone l’accento sul fatto che se alle partecipazioni di Del Vecchio, Caltagirone e Benetton si collegasse anche la quota Mediobanca , risulterebbe immediatamente superata la soglia dell’Opa che per Generali è del 25%. Peraltro voci nell’ambito finanziario e nel mercato milanese danno già Del Vecchio al 9,5 % di Mediobanca, così da diventare il primo azionista.

A puro parere di chi scrive, si ritiene che Leonardo Del Vecchio stia già puntando al 20% di Mediobanca . In questo caso la BCE avrebbe tempo 60 giorni per prendere una decisione in merito. Tale idea  scaturisce anche dai “rumors” della piazza finanziaria lombarda che danno per possibile l’ulteriore investimento che Del Vecchio potrebbe fare acquisendo la quota del 7,85% detenuta da Vincent Bollorè, uscito dal patto di sindacato nel dicembre 2018 e quindi libero di vendere la propria partecipazione; ed inoltre si potrebbe aggiungere anche l’8,4 % di Unicredit che non ha vincoli importanti alla vendita aderendo solamente al patto leggero di consultazione ; si ricorda che  per Unicredit ,Mediobanca è un investimento finanziario e non strategico, e quindi, vendibile. A conclusione una nota . Visto lo spirito assolutamente imprenditoriale di Del Vecchio , le sue mosse fino ad oggi potrebbero essere collegate ad un eventuale,(ndr: per chi scrive previsto), ulteriore rafforzamento del capitale di Piazzetta Cuccia, così da portare ad un aumento di interesse dei mercati sul titolo. Questo oggi è sostenuto da fondamentali solidi con un Cet 1 oltre il 14%, 1,5 miliardi di capitale in eccesso ed un “ dividend yield “ al 5% (ndr: in finanza il d.y. rappresenta il rapporto tra l’ultimo dividendo annuo per azione corrisposto agli azionisti ed il prezzo in chiusura dell’anno di un’azione ordinaria) . Senza mai dimenticare che in portafoglio si ritrova il 13% di Generali che oggi vale oltre 2,7 miliardi di euro, valore che non può che aumentare nel tempo.

Fabio Accinelli