
21 Giu L’ECONOMIA AMERICANA RICHIAMA TRUMP?
Sembrerebbe proprio di sì! E’ innegabile come , durante il suo mandato , l’America abbia vissuto un vero e proprio boom economico (anche se pre-covid) , come è altrettanto innegabile che con Biden alla Casa Bianca la classe operaia stia di fatto abbandonando i democratici. La realtà è che oggi Biden non raggiunge neppure il 40% dei consensi nei sondaggi neutrali , mentre per contro il partito repubblicano è di gran lunga il favorito per riconquistare una solida maggioranza parlamentare alle elezioni di novembre aprendo così ufficialmente la strada al ritorno di Trump a Washington. Rammento, come dato interessante delle ultime elezioni , che Trump pur avendo perso contro Biden riuscì a conquistare ben 11 milioni in più di voti rispetto alle elezioni del 2016. L’economia di Trump cavalca da sempre due punti che stanno tanto a cuore agli imprenditori ed investitori americani: penalizzare l’egemonia cinese attraverso i dazi e limitare l’immigrazione motivo di dissapori con la base della classe operaia. Anche Biden ha dovuto di fatto “accettare” questi due indirizzi di politica economica , tanto che fino ad ora non ha potuto/voluto cambiare in maniera sostanziale nessuna delle due, nonostante fossero tra i primi punti del proprio programma pre- elettorale. E’ storia anche il fatto di come fu sempre Trump a “consigliare” a Putin di non invadere l’Ucraina , questo anche grazie ad un forte feeling con il presidente russo. Certo è che questa mossa permise all’economia americana e mondiale di non patire i contraccolpi economico-finanziari oggi portatori di tanti problemi. L’economia americana era più forte e quindi più credibile a livello internazionale con Trump come presidente, questo anche grazie ad una innata capacità di farsi rispettare attraverso “minacce a mezzo mondo“ senza però, a conti fatti, farsi mai coinvolgere in nuovi conflitti. Sarà anche un caso ma la storia dimostra come , le due invasioni russe nel 2014 in Crimea e 2022 in Ucraina , siano avvenute sempre e comunque con un inquilino democratico domiciliato alla Casa Bianca. J.D.Vance , esponente di punta della nuova squadra trumpiana che avanza nel partito repubblicano , non ha esitato a dichiarare , in presenza del suo “oraculi”, come l’America di fatto non abbia alcun interesse economico reale da difendere in terra ucraina. Oggi il disegno economico di Trump è assolutamente chiaro. Investire immediatamente e con forza nella reindustrializzazione di una economia interna distrutta e soggiogata dalle delocalizzazioni in Cina e dare nuova forza ai “white trash” , i “bianchi poveri “ condannati dallo “status culturale” .Sono loro lo zoccolo duro dei fedelissimi di Trump , imprigionati dalle élite della costa Ovest ed Est americana che votano a sinistra , impoverendoli così sia a causa della globalizzazione che a causa di una immigrazione sempre più indiscriminata . Il protezionismo di Trump unito anche all’ampliamento del Muro col Messico e dall’inizio della pandemia hanno permesso di ridurre drasticamente l’immigrazione ed avere come conseguenza l’aumento dei salari degli operai americani come non accadeva da oltre quarant’anni , tutto questo è motivo anche oggi del voto popolare pro Trump. Per contro oggi, ad avvalorare uno dei cavalli di battaglia del trumpismo, si vede come l’establishment della sinistra globalista americana stia premendo in ogni modo su Biden , affinchè riapra le frontiere sia al made in Cina che agli immigrati , ma Biden si sta trattenendo per non incorrere in un’altra emorragia di voti tra i lavoratori … e non solo bianchi! Fotografando la composizione della rappresentanza economico-sociale americana nel 2022, non possiamo non notare come essa sia formata per il partito repubblicano da una coalizione composta dalla classe operaia e dagli Stati del Sud, in questo caso Biden sta cercando di non “regalare” del tutto la classe operaia alla destra. Il partito democratico è invece formato dalla tecno-élite manageriale/intellettuale delle due coste e da gran parte delle minoranze etniche , questo mix di voti ha messo in chiara evidenza il fatto di essere portatori del c.d. “complotto delle élite progressiste” contro Trump, il tutto documentato dalle censure attuate contro Trump direttamente dal capitalismo digitale su tutti i principali social media. E’ interessante valutare attentamente come le ricette economico-finanziarie siano sempre più in voga negli USA, ad esempio nelle recenti primarie che hanno portato a selezionare i candidati alle prossime legislative e/o al rinnovo dei governatori degli Stati, ben il 64% dei vincitori hanno avuto l’endorsement diretto dell’ex presidente Trump. Biden sta facendo soffrire l’economia americana anche a causa del voler cavalcare ad ogni costo un “ambientalismo ad oltranza” che impedisce di aumentare (anche se oggi sarebbe necessaria) l’estrazione di gas, ostacola con dinieghi assoluti e miopi basati su motivi paesaggistici lo sviluppo di centrali idroelettriche e/o eoliche . Oggi la politica economico-sociale di Trump trova il suo apice e personificazione in Ron De Santis,l’ italo-americano governatore della Florida che ha fatto a tutti gli effetti di questo stato l’alternativa concreta alla California grazie a meno tasse , meno burocrazia, meno spesa pubblica, meno homeless, il tutto in perfetta “salsa” trampiana, tanto che si stà vivendo un vero e proprio esodo dalla California alla Florida. Biden , per contro,oggi invece si trova in mano .una nazione delusa e disillusa dai fatti . Lo scenario vede in netto ribasso l’outlook sulla crescita economica con la fine dell’idea di poter gestire un soft landing a causa di un più reale, attuale e doloroso tochdown . Situazione attuale così complessa da evidenziare ancor più la difficoltà dei compiti che attendono la FED intenta a cercare di riportare l’inflazione su livelli quanto meno accettabili per evitare gli effetti di una recessione. Insomma come recitava Seneca “…in tre tempi si divide la vita: nel presente, passato e futuro. Di questi il presente è brevissimo, il futuro è dubbioso, il passato è certo…”.