L’ECCELLENZA ITALIANA NEL MONDO

Sicuramente nella bilancia economica italiana , l’eccellenza della sua industria in alcuni settori dal food alla moda riveste la forza del successo del “brand Italia” nel suo complesso. In essi si ritrova il primato nello stile , nella ricerca estetica e nella creatività. La forza di un marchio non è solamente il risultato della qualità di un prodotto ma è legata da una parte a fantasia ed estro , dall’altra a capacità finanziaria, internalizzazione, comunicativa. Nella classifica di “Top30 Most Valuable Italian Brands” al primo posto troviamo Gucci unico marchio italiano a comparire anche nella Top 100 mondiale, insieme ad altre 7 aziende leader del lusso che rappresentano un Brand Value complessivo a 28,9 miliardi di dollari. Nel Food&Drinks troviamo Ferrero con Kinder e Nutella ; Barilla , Lavazza e Campari con un valore complessivo di 13,1 miliardi di dollari . A seguire il settore dell’ingegneria più sofisticata con Ferrari o i grandi costruttori di Yacht , Tim ed Enel. A livello puramente economico però, è noto che le imprese italiane scontano due punti negativi, e meglio: 1) hanno un limite dimensionale che frena gli investimenti e quindi la possibilità di un espansione con visibilità internazionale; 2) quando questi limiti vengono superati da un successo conclamato, ecco che diventano  facili prede di investitori internazionali pronti ad acquisirne l’attività. E’ di oggi l’acquisto da parte della multinazionale francese Lactalis del gruppo caseario emiliano che produce ed esporta con successo in tutto il mondo formaggi DOP incluso il Parmigiano Reggiano , la  “Nuova Castelli”. Si tratta di una chiusura di un accordo in cui Lactalis rileva l’intero capitale sociale della società italiana peraltro già detenuto all’80 % dagli Inglesi del fondo Chartherhouse capital partner. Lactalis non è certamente nuova al nostro mercato , infatti ha già inglobato marchi come Parmalat, Galbani, Cademartori, Invernizzi e Locatelli. I francesi poi sono ormai specializzati  nell’acquisire eccellenze italiane. Basti pensare al settore moda ed al gigante finanziario Kering che da tempo ha acquisito Bottega Veneta, Pomellato e Gucci. Altra potenza finanziaria la LVMH oggi ha nel suo patrimonio marchi come Bulgari, Fendi ed Acqua di Parma e non ci si ferma qui! Partecipazioni francesi in gruppi italiani ci sono anche in Tim , Gdf Suez in Acea, nel settore bancario basta ricordare Bmp Paribas che ha acquisito BNL. E’ proprio in un siffatto contesto che si evidenziano società italiane come “By Creations” che dal 2012 è partner di molte griffe italiane per capsule e newco dedicate al mercato cinese .By Creations è la piattaforma di riferimento per il Made Italy in Cina; il suo punto di forza è quello di portare al consumatore cinese i veri valori italiani con prodotti di eccellenza in grado di mixare il gusto del Made in Italy con prezzi accessibili. By Creations guarda a tutti i brand di medie-grandi dimensioni non solo di moda, ma anche di design, food&beverage, cosmetica e, più in generale, di lifestyle. In tutto questo mondo globale  in continuo fermento, ecco allora perchè  oggi quella storica pasticceria milanese Sant Ambrous sia corteggiata da molti investitori internazionali che vorrebbero acquisirne il marchio  ed esportarlo all’estero, come già è accaduto per Cova che ha ceduto la maggioranza al gruppo LVMH e Marchesi passato sotto il marchio Prada. Ma in tutto questo contesto , dal lato strettamente economico- finanziario, oggi il lusso italiano vive una forte crisi di crescita. E’ infatti da tre esercizi consecutivi che i principali gruppi italiani del lusso non crescono in termini di fatturato ed anzi perdono importanti percentuali di redditività , mentre i “ Big Brand” fuori dai confini nazionali vedono decuplicare di tre volte il loro valore patrimoniale. I motivi sono sempre gli stessi : al giorno d’oggi non basta più fatturare! . Per poter competere in un mondo sempre più digitalizzato a livello finanziario, serve una continua forza di investimenti da suddividere in pubblicità globale e rinnovamento tecnico-industriale. Bastano due numeri: nel 2018 il fatturato aggregato e complessivo delle 15 realtà “Top” italiane è stato di 27,5 miliardi di euro , valore meno di un terzo del fatturato aggregato dei sei gruppi internazionali paragonabili che arrivano a circa 87 miliardi di euro . Da ciò si desume come i gruppi stranieri non solo sono più grandi come fatturati singoli pro capite ma, a parità di vendite, sono anche più redditizi, infatti la redditività per le italiane nel triennio considerato è passato da 5 a 3,6 miliardi con il margine in calo al 17,2 %, all’estero la crescita è stata da 16,8 a 23 miliardi.

Fabio Accinelli