
25 Feb LA RUSSIA … IL MONDO
Dopo due anni di pandemia per risollevare l’economia del mondo intero mancava giusto una guerra ! Putin ha scatenato l’inferno di fuoco nel bel mezzo dell’Europa al grido di “…un’operazione militare speciale per demilitarizzare e denazificare l’Ucraina…”. L’Ucraina è una crisi subita ma non voluta ne dagli USA e neppure dai sui alleati per il semplice motivo che non esiste un interesse formale a difendere Kiev ne tantomeno una qualsiasi tipologia di “obbligo” , visto che nessun trattato unisce l’Ucraina al polo alleato. . L’America , da parte sua, sta supportando l’Ucraina nel modo a lei più congeniale, ovvero con l’invio di armi “assolutamente” made in USA, consiglieri militari ed addestratori . Gli Stati Uniti da sempre sono considerati i “ gendarmi del mondo” ed hanno sempre amato questa carica, ma oggi Biden è determinato nel non farsi coinvolgere direttamente in un eventuale conflitto armato. Gli USA quindi come anche l’Europa sono alla finestra e studiano le mosse di Putin consci però di come il mondo sia cambiato. Anche a causa dei due anni di pandemia, che per essere chiari non è finita e non si sa quando finirà, le esigenze prime sono mutate a causa dell’addio , oramai ineluttabile , del sogno di costruire un mondo a propria immagine e somiglianza. Gli alleati al momento sostengono di fatto l’Ucraina attraverso sanzioni contro la Russia, ma la Nato ha già fatto chiaramente sapere che mai invierà le sue truppe sui territori coinvolti nella guerra. D’altro canto gli USA hanno oggi una sola sfida che conta veramente ed è quella con la Cina e per vincerla devono ricreare il loro atavico grado di competitività e leadership globale nell’innovazione . Devono ritornare a fare soldi e creare ricchezza , quello per cui più sono portati da sempre. Ecco allora che non possono distrarsi più di tanto e le guerre in giro per il mondo , fino a poco tempo fa , atte ad attestare la supremazia globale degli USA sono passate in secondo piano. A livello economico e finanziario l’America ma anche gli Stati Europei devono iniziare a ricreare in casa propria il loro “nation building “ attraverso un ricollocamento radicale delle proprie priorità : la ricostruzione del settore delle infrastrutture, dei settori industriali nazionali da tutti questi Paesi troppo velocemente smantellati a causa delle delocalizzazioni produttive soprattutto in Cina e paesi dell’est e punto nodale di oggi, soprattutto gli USA devono ricreare la propria leadership nella ricerca ed innovazione. L’America economica ma anche politica si trova a dover gestire la propria eredità composta da una lunga egemonia sparsa in ogni angolo del pianeta, oggi declassata e portatrice attiva del rischio che il passato possa ipotecare anche un futuro prossimo. Putin che da sempre è portatore della “ sindrome dell’assedio” ed attacco alla Russia da parte del mondo esterno , ha pubblicamente dichiarato che questa azione militare in corso è volta a “demilitarizzare” l’Ucraina e “non” ad occuparla. Mosca , a ben vedere, sostiene che ad innescare la decisione odierna sia stata l’improvvisa mossa degli alleati di oltrepassare la “linea rossa” ( definita con un “gentlemen agreement ” internazionale nel momento dello scioglimento dell’URSS il 26 Dicembre 1991 ) , espandendo la NATO verso est. In questo contesto di tensione geo – politica e quindi economico – finanziaria c’è chi sorride. Il vero beneficiario dell’odierna situazione ucraina è Xi Jinping che grazie al nuovo asse Cina/Russia si sta attivando per neutralizzare le eventuali sanzioni occidentali verso Mosca . Tramite l’appoggio incondizionato alle rivendicazioni russe vuole lasciare la Nato lontana dai confini dell’alleato russo. La Cina che da una parte nega apertamente che si tratti di “invasione russa”, coglie l’occasione per espandere sempre più a livello globale la sua sfera di influenza e quindi ogni crisi, da qualsiasi parte del mondo arrivi che assorbe energie politiche ed economiche americane e degli alleati europei è vista con favore . Gli effetti della mossa di Putin con il riconoscimento delle repubbliche separatiste si Lugansk e Donetsk e l’ingresso delle truppe russe nel Donbass prima e l’invasione dell’Ucraina poi , sui mercati internazionali non si sono fatti attendere. Negli Stati Uniti con chiusure negative per i listini : l’ S&P 500 è entrato in correzione tecnica , scivolando del 10% dal picco di Gennaio e questo per la prima volta negli ultimi due anni e con una pressione ribassista forte sulle azioni tecnologiche , il tutto sulla scia delle notizie sull’evoluzione della situazione in Ucraina con attacchi alla sicurezza informatica su siti governativi e bancari ucraini. Questo grado di incertezza alto è indigesto ai mercati con il risultato di una volatilità che “ esplode” al rialzo, e l’indice CBOE che raggiuge i massimi dal mese di Gennaio. Risultato primo sugli USA ed i mercati risulta l’inflazione e le conseguenti contromosse della FED. Le quotazioni azionarie si sono tinte di profondo rosso con l’avversione al rischio padrona assoluta della scena , quindi: Dow Jones -1,38%, S&P 500 -1,84%, Nasdaq -2,57%. Biden il 22 Febbraio ha fatto partire un primo round di misure atte ad isolare la Russia dai capitali occidentali seguite il giorno dopo dall’annuncio di sanzioni devastanti contro Mosca atte a mettere in ginocchio l’economia russa. Queste nuove sanzioni prevedono il congelamento dei beni di cinque banche russe, limiti all’export tecnologico verso Mosca, unico neo a tutto ciò saranno i tempi di attuazione , lunghi e complessi prima di poter essere attuati. Gli USA prevedono anche il via libera a sanzioni contro il Nord Stram 2 AG, società incaricata della costruzione del raddoppio del gasdotto destinato a portare il gas russo alla Germania. Contro queste misure ha subito reagito Mosca annunciando che “…la reazione della Russia contro gli USA sarà forte ma non necessariamente simmetrica … ben calcolata e dolorosa per la parte americana…”. Da tutto ciò si desume che il “punto nodale” su cui il Cremlino non arretra sia quello sulla sicurezza ed interessi della Russia, definiti come “ non negoziabili”. Gli effetti sull’economia del Vecchio continente sono stati immediatamente seguenti all’attacco. L’indice Stoxx 600 , che riunisce i titoli di maggiore capitalizzazione in Europa ha ceduto il 3,27% finale pari 331 miliardi bruciati nell’ultima seduta , la Borsa di Mosca ha ceduto fino al 45%. In Europa con i mercati nervosi conseguenza anche dell’approvazione di un pacchetto di sanzioni contro la Russia dirette a colpire le Banche che stanno finanziando le operazioni militari nel Donbass ed i canali di finanziamento con cui la Russia accede ai capitali tramite i mercati finanziari europei. Corsa inarrestabile dei prezzi energetici . Al TTF , il mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale in Europa, i future ieri sono saliti del 60% toccando il valore folle e fino ad oggi impensabile di 143 euro a megawattora. Ritengo che , in questa situazione di escalation militare , non si sia ancora raggiunto il picco che potrebbe assestarsi, secondo una mia analisi e previsione, sui 120-130 dollari a barile di petrolio WTI. Ma non solo! Sono letteralmente schizzati in alto i prezzi del grano al +5,90%, del mais al +5,5% e del la soia al +2,8% con consequenziali ricadute in aumento per pane , pasta e derivati. La verità è che l’Europa con le sanzioni verso la Russia dovrà essere dura ma….”non troppo”! Almeno mezza Europa , infatti, soffre in maniera sproporzionata della sua “ dipendenza cronica” dal gas russo. Il Cremlino ha già ridotto di oltre il 25% le forniture di gas , facendo così quadruplicare i prezzi in Europa. Il risultato è che ora i Governi Europei dovranno cercare in tutta fretta il modo di evitare di imporre sanzioni specifiche sull’energia che siano troppo penalizzanti. Non bisogna inoltre dimenticare che l’Europa si trova in casa propria un alleato importante di Putin , nelle vesti dell’Ungheria di Orban, paese che può di fatto costringere Bruxelles a formalizzare contro Mosca risposte di basso contenuto e profilo politico-economico. Sia gli USA che l’Europa chiedono che la Russia fermi l’invasione dell’Ucraina, ma per motivi e con modalità differenti vogliono tenere un “low profile” senza troppi coinvolgimenti e/o assunzioni di responsabilità dirette troppo forti: è molto meglio ( forse più comodo) sbandierare buone intenzioni ( generiche) per assolvere verso il mondo se stessi e soprattutto la propria coscienza.