
15 Set LA “CULTURA” DELL’INVESTITORE
Nel rapporto con i mercati finanziari e quindi con la finanza straordinaria ad essa collegata gli investitori italiani si rilevano sempre tutto fuorché fautori di una visione moderna sull’argomento . Non c’è occasione dove non si riesca a dimostrare quanto prediligano , appena ne vedono l’occasione, il ritorno all’ antico . Questo modo di decidere delle proprie finanze mette però in difficoltà la possibile crescita sia del ciclo produttivo che di quello sociale ad esso corrispondente e collegato. Non è facile modificare una cultura finanziaria storica e radicata con una innovativa in un Paese come il nostro , dove sono proprio gli Organi Governativi Centrali che spingono gli investitori alla sottoscrizione dei Titoli di Stato . Questo fatto si sta ripetendo anche in questi giorni con la nuova emissione dei BTP Valore . Dovrebbe però essere lo Stato stesso ad insegnare ai cittadini ( investitori ), in maniera esaustiva e semplice la comprensione di come si potrebbero affrontare eventuali altre tipologie di investimenti , magari anche collegate ad una possibile risoluzione dei bisogni personali quali l’integrazione previdenziale e/o la gestione della salute e vecchiaia. E’ il saldo demografico dell’ISTAT che parla per tutti. Siamo ai minimi storici per ciò che concerne le nascite e per contro si accentua l’incremento in vita degli ultracentenari, con un saldo demografico che segna una perdita di oltre 600.000 persone cad. anno. La verità è che nel relazionarsi con i mercati finanziari non esiste una cultura radicata né da parte delle imprese né da parte degli investitori . Rilevo come il vero limite è la mancanza generalizzata di conoscenza sull’argomento e quindi la capacità decisionale nell’ investire i propri capitali in mercati che, se valutati nel lungo periodo tramite una scelta di investimento che copra operazioni a massimo grado di diversificazione, potrebbe creare un importante valore aggiunto a ritorno dell’investimento. Il quadro reso pubblico con l’ultimo Bollettino Statistico della CONSOB documenta senza possibili errori valutativi di un Paese che persiste nel tempo a vivere con un “ modus finanziario “ che non ha più alcuna ragione di esistere , oggi più che mai , visti sia i cambiamenti epocali economici e finanziari che politici e sociali. Sono 9 le uscite dal Mercato azionario principale di Piazza Affari. Complessivamente salgono le quotate da 407 a 412 , grazie al + 16 segnato dalle imprese piccole e medie ammesse sull’ Euronext Growth Milan, mercato dedicato alle Pmi.