
17 Nov JOSEPH ROBINETTE BIDEN JR
Meglio noto come Joe Biden è il politico statunitense in questi giorni eletto 46° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il suo insediamento ufficiale è previsto per il 20 Gennaio 2021, data di scadenza naturale del mandato del suo predecessore Donald Trump. Personalmente Biden non mi convince ne come politico, ha sempre vissuto all’ombra di qualcuno , e neppure come “ head of economy” degli USA , la maggiore economia del mondo. Ha vinto in maniera troppo “debole” e per certi versi contraddittoria per poter porre in essere le riforme che il momento socio-economico del paese richiederebbe . La sua attuale unica fortuna risiede nella forza della Banca Centrale Americana la quale continuerà nella sua azione di stimolo all’economia. Oggi, nel medio termine, vedo l’economia USA giocare su tre tavoli: quello dei tassi bassi, quello della borsa alta e quello di un dollaro debole. D’altro canto sia negli USA che in Europa , ancora per molto tempo, le politiche monetarie continueranno a farle le Banche Centrali e per gli USA la FED che in Powell ha una persona di vero spessore sia come capacità deduttive, sia come pragmaticità e coraggio attuativo. Non bisogna dimenticarsi infatti che da molto tempo Pawell, in prima persona , sollecita con forza l’avvio di un pacchetto di nuovi stimoli per l’economia. Anche su questo piano i miei personali dubbi sul Presidente eletto si acquiscono : Biden è politicamente troppo debole per varare e fare approvare dagli organi USA preposti lo stimolo fiscale giusto e necessario per l’economia e la finanza americana . Ecco allora che ritorna tutto nuovamente nelle mani della FED. Quest’ultima infatti ha già ufficializzato che continuerà a supportare la crescita, necessitando però , da parte dell’amministrazione Biden , un pacchetto diversificato di stimoli fiscali e monetari , quale soluzione ottimale per sostenere in questo periodo di nuova ondata del virus l’economia nazionale e questo soprattutto visto che la Cina e la sua economia hanno ripreso a correre ai massimi avendo bloccato in patria il diffondersi della pandemia. Se poi analizziamo con attenzione alcuni provvedimenti promessi da Biden in campagna elettorale , si può notare come questi potrebbero essere addirittura negativi sulla crescita.Siamo chiari! La presidenza Biden, per come si pone , non sarà al momento in grado di varare le grandi riforme che ha dipinto e di cui necessita il Paese in questo particolare momento storico. Le soluzioni prospettate non paiono favorevoli ad una ripresa . Ad esempio il paventato aumento delle tasse alle imprese porterebbe solo veri e puri costi per il sistema. Biden dovrà vivere la sua presidenza con la necessità costante di equilibrarsi su “ compromessi”. Per assurdo quello che oggi piace di Biden ai mercati ed agli investitori ( ed è la sua attuale forza ) è proprio il “margine minimo” della sua vittoria elettorale. Questo innegabile stato di “incertezza” lo costringerà continuamente a vivere di “ compromessi e mediazioni” permettendo così agli investitori di non cambiare il profilo dei propri portafogli ed alle imprese di poter programmare con tranquillità i futuri investimenti. Non dimentichiamoci poi che il Partito Repubblicano ha ufficializzato l’appoggio a Trump nelle richieste ( ?? ) di contestazioni sulla vittoria di Biden , mentre quest’ultimo di riflesso minaccia azioni legali contro l’amministrazione Trump , accusandola di ostacolare l’avvio del processo di transizione . Risulta quindi urgente ed auspicabile, in questa fase , un aggiustamento ponderato della politica fiscale e monetaria . Queste due fasi però non possono essere scollegate tra di loro e dal fatto obbiettivo che il trend di recupero dell’economia USA dipenda a tutti gli effetti dal controllo sulla pandemia. Senza un intervento fermo e definitivo sulla salute pubblica , il virus e’ e sara’ ancora per chissà quanto tempo la primaria fonte dei problemi economico – finanziari del paese americano . Si ritorna quindi sulla attuale evidente debolezza dell’amministrazione Biden anche in merito alle effettive capacità di mettere in atto proficue relazioni internazionali. Quello che rilevo oggi , correlato all’ eccessivo grado di globalizzazione che si era raggiunto ante pandemia, e’ che non vi sarà un disgelo dei rapporti con la Cina perché gli interessi americani di massima non muteranno. Discorso opposto prevedo invece per i rapporti con l’Europa. Vi sarà un lento ma costante rallentamento sulle strette inerenti le varie posizioni protezionistiche .Il fatto stesso che il primo vaccino anti covid arrivi dalla collaborazione tra un’azienda americana ( Pfizer ) ed una tedesca, la dice lunga. Personalmente auspico una nuova “ Bretton Woods” ovvero una ridefinizione di nuove regole concernenti le relazioni commerciali , economiche e finanziarie tra i diversi paesi industrializzati del mondo occidentale ma sempre con un occhio attento rivolto alle nuove economie dell’ est asiatico che nel 1944, data di quei primi accordi, non erano così potenti ed ostative come oggi. Bisognerà riuscire a fare collimare l’aggressività, spesso sfacciata, di Pechino con quello che e’ l’attuale politica americana ( disegnata dall’amministrazione Trump) rivolta al protezionismo con la ferma volontà di mettere gli interessi degli Stati Uniti al di sopra di ogni accordo internazionale all’urlo di “ America first” (ndr: a tale proposito rammento che tale slogan non è di “conio “ trumpiano ma bensì è stato creato nel 1916 , dal democratico Woodron Wilson ). Esempio lampante delle difficoltà su cui ci si scontrerà per riformulare questi accordi , ad esempio , e’ il settore del “ teach”. Fino ad oggi Trump ha sempre impedito che le “big USA” del settore pagassero le tasse in Europa. Biden non ha la forza, al momento , per cambiare qualcosa visto che prevedo che i repubblicani manterranno ancora il controllo del Senato anche dopo il Gennaio 2021 (ballottaggi in Georgia) . Biden avrà quindi molte difficoltà a mettere in atto le sue proposte pre- elettorali in materia di tasse e spese. Un ultimo accenno lo farei sul fatto che per contro la nascita del vaccino anti-covid ,di fatto , andrà ad indebolire il dollaro . Come conseguenze alla sua immissione sul mercato degli Stati Uniti e mondiale si avrà : 1) minori “ assist” all’economia USA , 2) riduzioni degli stimoli fiscali , 3) diminuzione di emissione di Titoli del Tesoro USA , 4) aumento della liquidità in dollari , e per contro : 5) la FED potrebbe non aumentare i tassi di interesse evitando così un rallentamento della ripresa reale del mercato del lavoro. Ma quindi ci si ricollega in merito ai rapporti di dare-avere con l’Europa . L’auspicabile ritorno ai consumi degli americani almeno ai livelli toccati nel pre-covid provocherebbe di fatto un enorme deficit economico nelle partite correnti . Gli USA hanno un altissimo indice percentuale di importazioni sui beni di consumo e beni di lusso, ciò con effetti reali sul biglietto verde. Entro l’8 Dicembre si dovranno anche concludere le eventuali controversie a partire da quelle sul voto per posta , il riconteggio dei voti nei singoli Stati per le eventuali cause nei Tribunali e quindi per l’eventuale ricorso dell’amministrazione Trump alla Corte Suprema. Biden ha di fatto iniziato la transizione della sua amministrazione e Wall Street sembra oramai avere dato per scontato il suo arrivo alla Casa Bianca ,detto ciò però il grado di “forza e presenza “ del Presidente mi lascia personalmente scettico : forse , però , non sono e/o sarò l’unico. Come diceva Hiram Johnson , U.S. Senator nel 1918 : “ La prima vittima della guerra è la verità”. Solo il tempo ci dirà che tipo di Presidente sarà stato Biden.