
21 Apr ITALIA EXPORT: IMPATTO ECONOMICO DEL TERZIARIO
Nelle dinamiche economiche internazionali il settore dei servizi ha raggiunto un grado di centralità globale. Oggi , di fatto , risulta essere la componente più dinamica del commercio a livello mondiale segnando una crescita del 56% tra il 2010 e il 2019 , ben più del doppio del risultato complessivo del commercio dei beni, fino ad arrivare a quotare il 25% dell’export totale e oltre il 50% del suo valore aggiunto. Nel 2020/2021 con la crisi pandemica è stato segnato un ovvio rimbalzo negli scambi internazionali , i servizi hanno avuto un grado di crescita del +17,2% , ma non sono riusciti per ovvi motivi a raggiungere i valori registrati ante Covid 19. A differenza degli altri principali partner europei , l’Italia da sempre negli passati ma ancor più nell’ultimo periodo ha accumulato molto ritardo . Si è confermato un Paese ad alta vocazione nell’export di beni mentre fatica a distinguersi nella fornitura di servizi all’estero tanto da avere un peso di questi ultimi molto modesto sul Pil nazionale. Il trend positivo per l’anno in corso , dopo un 2022 al + 37,7% , in linea prospettica potrebbe posizionarsi ad un + 2,6% . Bisogna sottolineare come i servizi siano sempre più connessi al processo produttivo moderno e quindi funzionali a 360 gradi allo scambio di beni con l’estero. In questo contesto di assoluta necessità di espansione per l’industria e quindi l’economia nazionale , il Pnrr gioca un ruolo fondamentale. Sono quindi imprescindibili gli investimenti mirati e collegati a riforme specifiche che permettano di intervenire su educazione, formazione , digitalizzazione atti ad incentivare l’apertura di tutti i mercati nei comparti del terziario. Voglio ricordare che il Pnrr , già di suo , prevede una importante quota di riforme nei settori prima indicati , fatto questo che potrebbe permettere un forte rimbalzo positivo anche sul terziario. Inoltre secondo le stime formulate dal Mef e riportate nel Def 2022 l’impatto di una riforma così gestita potrebbe portare all’aumento dello 0,5% del Pil italiano nei prossimi tre anni. Tutto questo andrà di pari passo con le riforme già previste negli accordi con la UE permettendo così una radicale modernizzazione collegata ad una forte crescita del grado di produttività per l’Italia. Tutto questo in un contesto dove, oggi più che mai , il settore dei servizi è diventato la vera spina dorsale , per molti versi insostituibile , nell’economia globale oltre che la componente più dinamica e mutevole del commercio internazionale . I servizi a tutti gli effetti sono l’ input primario, cruciale ed insostituibile nella produzione di beni e componentistica. A livello nazionale risultano particolarmente dinamici , dopo il turismo che è rimasto il “cult” delle esportazioni italiane nel terziario, l’export di servizi informatici, ricerca e sviluppo, architettura e ingegneria e l’incasso di royalties per l’uso della proprietà intellettuale .