ITALIA: ECONOMIA, FINANZA, UOMINI, TITOLI E….SLIDING DOORS

Per l’ennesima volta l’Italia si trova a dover affrontare un momento storico particolare , dove la prima cosa da fare è il riaffermare ai terzi la nostra “Affidabilità  Paese” a partire da una certezza politica che inizi ad aiutare a pagare meno il nostro debito pubblico. In questo articolo, ci sarà un breve excursus del momento. Esistono uomini di cui parlare. Mario Draghi , l’uomo anzi il banchiere che di fatto ha salvato l’euro ed altresì l’Italia quando nel 2011 era nel pieno di una crisi finanziaria e Draghi entrava alla BCE nel mese di Novembre di quell’anno. Sicuramente destò sorpresa il fatto che la salvezza dell’euro fu, e lo è stato fino ai giorni odierni, assicurata da un banchiere cittadino della Nazione più indisciplinata della Comunità Europea. Esiste in economia un aforisma che dice che “il mestiere di un banchiere centrale è formato al 98 % da parole e per il restante 2 % dai fatti. Ed è così che è passata alla storia la frase che Draghi pronunciò il 27 Luglio del 2012 a Londra quando disse ”… and believe me it will be enough…”(… e credetemi, sarà sufficiente…”) locuzione che cambiò, di fatto, il corso della storia monetaria europea e del mondo anche se la BCE non aveva i poteri forti della Federal Reserve americana.. Sicuramente è stato un banchiere centrale che ha esternato le sue personali qualità come fiducia , costanza e prudenza, alle quali personalmente aggiungerei una capacità atta a conciliare le conoscenze tecniche ad un’analisi onesta , quanto rigorosa, degli effetti delle proprie scelte. Ha dimostrato che da ogni politica si esternano sia benefici che rischi, non servono i pregiudizi perché è dimostrato che i mercati non si autoregolano  e quindi è indispensabile coraggio ed umiltà.  Colpevole è sempre chi resta fermo e non propone azione alcuna . Il risultato è stato un eclatante vantaggio dovuto dalla minor spesa di  interessi sul debito di cui tutti poi abbiamo potuto godere grazie ad una politica monetaria espansiva della BCE. Purtroppo questa enorme opportunità non è stata sfruttata al meglio dai Paesi che l’hanno ottenuta. Di fatto, anziché proporre nuovi investimenti, è servita per larga parte solamente a sostenere la spesa corrente. Il banchiere italiano ha lavorato in un momento in cui tre personaggi storici della finanza italiana avevano ceduto le proprie attività e/o avevano diminuita la propria azione sui mercati finanziari ed economici.

E’ di oggi il ritorno prepotente di tre “condottieri” che dimostrano come in Italia il capitalismo familiare è, e resta, il principale artefice di uno sviluppo che purtroppo ha trovato difficoltà nei passaggi generazionali, inducendoli al ritorno. Carlo De Benedetti ha reso noto che tramite la GEDI vuole tornare di forza in sella a  “La Repubblica” e ciò con un offerta rivolta alla CIR per l’acquisizione del 29,9 % della società nata dalla fusione di Espresso e Itedi. Luciano Benetton fondatore del gruppo di Ponzano Veneto, dopo aver lasciato il gruppo nel 2008 non ha resistito alla crisi che sta subendo la sua creatura così come i gravi problemi in Edizione  a causa della tragedia di Genova . Leonardo Del Vecchio, tornato prepotentemente alla testa di Luxottica nel 2016 , in due anni ha guidato il marchio alla fusione con Essilor, portando il gruppo così costituito a quotarsi presso la borsa di Parigi. Oggi poi è esplosa la sua figura nel “salotto buono” della finanza Italiana. Ha posto in essere due operazioni finanziarie importanti quali l’acquisto in più riprese del 5% circa di Assicurazioni Generali e negli ultimi  giorni ha raccolto il 6,29 % di Mediobanca, principale azionista dell’Assicurazione di Trieste con il 13%. A giustificazione di questo suo personale scoop finanziario , in completa scioltezza quale motivazione dell’investimento ha dichiarato “… desidero per Mediobanca un nuovo piano finanziario che non basi i risultati ottenuti solo su Generali e Compass ma progetti un futuro nuovo da vera Banca di investimenti…” (ndr. Vedasi a riguardo i miei articoli del 10 ottobre “Mediobanca: la carica di Del Vecchio” e 18 ottobre “Mediobanca:la carica di Del Vecchio – analisi di un operazione finanziaria”).

In questo contesto di completo fermento ma anche di mille paure , non si può non volgere uno sguardo a Piazza Affari nel momento della Brexit. Qui esistono società che dal possibile “deal” escono vincitrici o perdenti. Per la borsa milanese, per ora,  si è trattato di un autunno molto caldo . Siamo in un vero e proprio vortice di eventi dove esistono tensioni geopolitiche, per l’incertezza data da  un presunto (parziale) accordo sui dazi tra USA e Cina ,l’epilogo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea… la Brexit. In questo contesto di non facile lettura e/o pronostici auspicabili, Piazza Affare sta reagendo bene con massimi che nel 2019 hanno portato i guadagni da gennaio ad oggi di oltre il 30 %. Sicuramente la Brexit è un fattore di incertezza quando si vede che ha un valore di circa di 1/5 di tutta la capitalizzazione del listino di Piazza Affari , il peso dei titoli esposti alle vicende che accadranno in Gran Bretagna, hanno un valore di circa 100 miliardi di euro. Vi sono aziende italiane quotate in Piazza Affari che rappresentano importanti marchi del Made in Italy. Evidenzieremo a campione  società con un esposizione dei margini del fatturato generati nel Regno Unito superiore al 5% pur esistendo casi in cui la marginalità generata oltre manica arriva fino al 50%.  Vedasi il caso di Falck Renewables società attiva nella produzione da fonti rinnovabili, la quale ha generato un valore di Ebitda, nel solo Regno Unito per il primo semestre, di 47,7 milioni su un totale complessivo di 104,9 milioni. Questa società da gennaio sta guadagnando oltre il 75 % e rispetto a 14/15 mesi fa le sue quotazioni sono più che raddoppiate. Tra le più esposte alla Brexit sono Leonardo e Ferrari che in area sterlina hanno un fatturato e redditività superiore al 10 %. La Ferrari ha segnato un rialzo del 60% dimostrando quanto ad oggi la Brexit non ha creato alcun problema, tanto che JPMorgan  ha alzato il prezzo obiettivo su Ferrari da 143 a 156 dollari; contro la copertura del titolo con un Buy e target price di 163 dollari (potenziale del + 14%) annunciato e poi confermato da Ubi Banca. Leonardo, invece, resta in attesa dell’esito della Brexit e pochi giorni fa vi è stato l’annuncio del Governo Italiano che vuole continuare nel programma di acquisto di aerei militari F35. Anche con queste notizie il titolo non ha avuto ulteriore slancio fermandosi ad un + 40 dall’inizio dell’anno.

Insomma, la situazione come si vede è in continua evoluzione. Sul mercato i BTP, che offrono tassi a zero (o negativi), mettono ancora di più in luce la ricerca spasmodica di cedole di “buone azioni” che acquistano così nuovo fascino ed interesse. Ci sono tre vere e proprie “Top Company”  come : Recordati, Amplifon e Campari che dal 2009 hanno ottenuto performance di oltre il 500% sommando la rivalutazione del prezzo ed il reinvestimento dei dividendi. Atal proposito  prevedo che per il futuro prossimo lo Yield medio delle “blue chip” sarà al 4%. Si avrà così preventivamente un total return per i BTP a 10 anni con reinvestimento delle cedole al 50,8 % ed una media campione ponderata del 159%. In  questo marasma di paure, dubbi , indecisioni dove tutti cercano di “dividere un euro in quattro” c’è l’Ecofin che generando “immensa perplessità” ha deciso di far uscire, come fosse una “sliding doors” la Svizzera dalla “ lista grigia” della UE dei Paradisi Fiscali non collaborativi, e gli Emirati Arabi Uniti da quella ” nera “. Questa situazione sembra un vero e proprio “albergo” dove c’è chi entra e chi esce dalle stanze in base a veri e propri patteggiamenti politici. Di fatto sia l’Ecofin che la Commissione Juncker hanno dimostrato di escludere, a priori, i Paradisi Fiscali Comunitari quali il Lussemburgo, Olanda, Irlanda , Cipro e Malta così attestando che nel mondo non esisterebbero quasi più Piazze Offshore, facendo cadere la lotta all’evasione fiscale sia con una proiezione interna di ogni singolo Paese, ma anche con una proiezione internazionale. Non va dimenticato che le decisioni nella UE in materia fiscale devono essere prese a maggioranza assoluta ed oggi basta il veto anche di uno solo dei Paradisi Fiscali interni alla UE per bloccare qualsiasi tipo di azione contro i grandi evasori delle tasse…. Così va il mondo!

Fabio Accinelli