
27 Set ITALIA : ECONOMIA , FINANZA E MERCATI DOPO IL VOTO
Passata la sbornia elettore tutto torna al punto di partenza. Siamo seduti sopra un mix esplosivo di inflazione e recessione che oramai si staglia forte e chiara all’orizzonte. Come citava il filosofo tedesco Hermann Hesse nel suo romanza del 1922 Siddharta ”…anche questo ho imparato dal fiume : tutto torna …” e così al risveglio di questa mattina , insieme al caffè , ci siamo trovati da una parte davanti agli esiti delle elezioni politiche italiane che hanno decretato la vittoria del Centrodestra che sfiora il 44% trainata da FDI al 26%, ma dall’altra davanti ad un muro creato dalla montagna di problemi , preoccupazioni ed insicurezze cui dovremo fare i conti ancora per molto, molto tempo e che la politica dovrà affrontare nell’immediatezza ed a testa bassa. Il mio primo pensiero è rivolto al mercato. Ritengo che non vi sarà una reazione negativa ed anzi potrebbe forse galleggiare nell’immediato su valori, anche se di poco, ma positivi. La Meloni ha poggiato la sua ricetta economica su tre pilastri : (1) evitare grandi promesse di spesa. (2) contrarietà alla possibilità di uno scostamento di bilancio. (3) il suo governo manterrà una chiara linea filo atlantica. Ritengo che il primo riscontro alle elezioni sarà evidenziato dall’andamento dello spread e quindi dal grado di rischio percepito dagli investitori , anche internazionali, sui Btp italiani in relazione al Bund tedesco a 10 anni. Rammento che le tensioni registrate sull’andamento dell’economia europea hanno spinto il Bund a 2 anni vicino al valore del 2%, livello raggiunto solamente durante la crisi Lehman. Mia personale convinzione è che non solo non vi sarà un allargamento di valore sullo spread , ma anzi potrebbe esserci a stretto giro un netto recupero collegato al diminuire dell’incertezza politica e quindi ad una situazione nuova di minore contrasto verso l’anti- establishment e meno euroscettica. In apertura di settimana, primo giorno post elezioni lo spread Btp/Bund ha aperto stabile a 230 bp, in Europa invece segnalo il continuo rafforzamento del dollaro a 0,9633. Bisognerà che il nuovo governo prenda buona nota da quello che sta accadendo in UK dove il maxi piano fiscale varato dal governo di Lizz Truss per stimolare l’economia con tagli di tasse non coperti hanno di fatto destabilizzato la sterlina e quindi il costo del debito di Londra. L’operazione della Truss è profondamente populista con un maxi piano da 172 miliardi di euro a debito per contrastare il caro bollette che però di riflesso farà salire ancora di più l’inflazione e quindi i tassi di interesse. Il primo risultato riscontrabile è stato che la sterlina è letteralmente precipitata ai minimi dal 1985 sul dollaro ed il rendimento dei titoli di Stato UK è volato oltre il 3,8%. A questo punto appare chiaro come la mossa della Truss abbia già “fatto storia” mostrando come la reazione dei mercati al suo piano fiscale sia oggi un chiaro campanello d’allarme per il neo governo Meloni su cosa non deve essere fatto , anzi assolutamente evitato soprattutto in un contesto come quello italiano di alto debito pubblico ( n.d.r. : 2.770,5 miliardi di euro). Non vi è dubbio che , secondo chi scrive, il governo Meloni si troverà ad affrontare sfide economico-finanziarie molto difficili a causa della contrazione dell’economia interna a partire dal quarto trimestre del 2022 e fino almeno al secondo trimestre del 2023 , questo fatto da solo porterà ad un aumento anche solo fisiologico del debito pubblico per l’anno 2023 . Anche l’eventuale e possibile volontà politica di creare un aumento di bilancio verrebbe immediatamente contrastata dall’Europa. E’ un fatto inconfutabile e quasi matematico di come la guerra unita alla crescente crisi energetica alimentino di fatto l’inflazione. Fatto questo che farà aumentare di riflesso la pressione sul nuovo governo perché continui con l’indennizzo alle famiglie ed imprese. Per contro il problema inflazione , visto dalla parte della BCE , la vedono impegnata a spingere al rialzo i tassi e, fatto molto rilevante per l’Italia, a non riacquistare più oltre 25 miliardi di euro di debito interno a scadenza nel 2023. Si crea così un circolo vizioso che porterà ad un conseguente stato di recessione. Tassi sul debito in aumento per effetto delle azioni della BCE e pressione sempre più crescente verso il governo perché faccia nuovo deficit. La stessa Christine Lagarde due giorni fa ha dichiarato pubblicamente che : “…il rischio di una recessione in UE adesso è sempre più forte…”. Il governo Meloni dovrà decidere il taglio graduale di nuove risorse all’economia pur di riuscire a ridurre il deficit e quindi non perdere il controllo sullo spread. In soldoni nel 2023 quindi ci troveremo di fronte al fatto che i titoli di nuova emissione da vendere sul mercato, sostituendo gli acquisti della Bce, varranno 25 milioni di euro, ma ce ne sono in scadenza e quindi in rinnovo altri 80 milioni pari a quasi il 4% del prodotto interno lordo . Un ultimo cenno sulle problematiche cui dovrà fare i conti il governo Meloni la merita l’uscita prossima della “ nota aggiornata del Tesoro ( Nadef ) “ , la quale mostrerà come dopo innumerevoli anni lo spazio per creare nuovo deficit pubblico sia finito. Ebbene ritengo che la pubblicazione della Nadef sarà per i mercati un fatto di gran lunga più importante che le stesse ultime elezioni . Fatto questo che vincolerà in maniera significativa i margini di azione del nuovo governo nella predisposizione della Legge di Bilancio . Forse il segreto per uscirne è quello di effettuare politiche di rilancio economico della produttività e della crescita andando a stimolare l’offerta attraverso un minor numero di vincoli e non la domanda con un ulteriore incremento del deficit. Un’operazione delicata e complicata per la cui soluzione la Meloni sembrerebbe intenzionata ad affidare il dicastero dell’ Economia a Fabio Panetta , economista ed ex direttore generale della Banca d’Italia e dal 1° gennaio 2020 membro del comitato esecutivo della BCE.