ITALIA : DEFAULT “THE ROCK TRADING”

ITALIA : DEFAULT “THE ROCK TRADING”

Ancora una volta siamo a dover parlare di società che gestiscono criptovalute . Non di una compagnia oltre oceano di cui  peraltro abbiamo già ampiamente scritto in articoli precedenti , ma  bensì  di un “ financial hole” generato a casa nostra da quella che , fino a pochi giorni orsono , era la prima piattaforma italiana di monete virtuali :  la Trt srl.   Si è  aperto un fascicolo  presso il Tribunale Fallimentare di Milano dove , accogliendo la richiesta formulata dal procuratore aggiunto Dott.ssa Laura Pedio e dal pm Dott. Pasquale Addesso , la Sezione fallimentare ha dichiarato lo stato di   insolvenza  e la liquidazione giudiziale della piattaforma di investimenti in criptovalute  .   Oggi ad avvalorare l’ipotesi di truffa ed appropriazione indebita  nel  fascicolo tra gli altri risultano  un  Decreto Ingiuntivo del 06 febbraio emesso dal Tribunale di Roma a favore della Business Follows srl per 2 milioni e 800 mila euro ed uno emesso il 22 febbraio dal Tribunale di Prato a favore della Marco Giardi srl per 534 mila euro. A questi atti ingiuntivi devono sommarsi anche l’esposto presentato il  22 febbraio dal presidente del Cda della controllante Digital Rock Holding spa , quello della Consob del 13 marzo e ultimo, almeno ad oggi, la relazione della revisione dei conti che , in nome e per conto della BDO Italia,  aveva certificato i bilanci di Trt   segnalando una “…significativa divergenza tra il totale delle commissioni relative alle transazioni effettuate/avvenute sulla piattaforma Trt e il dato dei ricavi contabilizzati…”.   Dal mese di febbraio 2023 la piattaforma ha dovuto interrompere la propria operatività sul mercato a causa di una mancanza assoluta di liquidità .  Ancora in questo momento  gli investitori-clienti possono  vedere il  loro saldo per valuta  sui rispettivi estratti conto ma non possono accedervi per operare prelevamenti .   Nella sostanza lo stato dell’arte di quanto accaduto in seno alla Trt è presto detto . Le criptovalute dei clienti  che venivano affidate alla piattaforma,  erano automaticamente  immesse in un unico portafoglio centrale intestato alla società il c.d. “hot vallet” ( n.d.r.  portafoglio in criptovaluta che memorizza le chiavi dei privati in luoghi sempre connessi ad internet ).  Qui gli asset degli utenti venivano inspiegabilmente e inopinatamente “mescolati “ con gli asset interni di pertinenza della stessa  Trt   generati  dalle commissioni operative applicate ai clienti per ogni singola transazione . Il fatto  che fa sorgere forti dubbi sulla possibile  malagestio  e/o spregiudicatezza degli amministratori di Trt  è che, a quanto oggi appare da informazioni assunte, la società non poneva in essere alcun un controllo sistematico e/o  periodico sul proprio “hot vallet”. Questo modo di operare ha di fatto generato  l’impiego di quote di criptovalute di proprietà di clienti , assolutamente ignari del fatto, per porre in essere operazioni societarie in favore di terze figure. A conti fatti , sempre ad oggi in base ai dati contabili interni alla piattaforma sembrerebbero risultare un numero di 18.689 clienti titolari di 1362 bitcoin pari ad un controvalore economico di ben 31 milioni di euro, 7.401 ethereum valore 11 milioni di euro, criptovalute di diverse emissioni valore 12 milioni di euro, valuta per 19 milioni di euro, più valute diverse in sterline e dollari.   L’amministratore della piattaforma nella verbalizzazione dell’ultimo cda ha confermato che, previ i controlli in corso, l’ammanco in Trt dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di euro. Il curatore nominato ha avuto dal Tribunale tempo fino al 30 ottobre per ricostruire lo stato passivo della società.  Contemporaneamente hanno  inizio le indagini della Procura per accertare , tra le altre accuse, l’ipotesi di reato per bancarotta.