IRPEF : PESSIMISTI O REALISTI?

IRPEF : PESSIMISTI O REALISTI?

Sono il 79,2% gli italiani che dichiara redditi compresi fino a 29.000 , pari al 27,57% di tutta l’irpef nazionale. Viceversa sono il 12,99% i contribuenti con redditi a partire da 35.000 euro a salire che corrispondono il 59,95% dell’imposta totale sui redditi delle persone fisiche. In due parole sono  5 milioni gli  italiani che,  a conti fatti , pagano e quindi sostengono i due terzi delle spese necessarie a mantenere le principali funzioni del welfare nazionale.  Nell’anno 2020 , anno di cui ad oggi si hanno valori certi a consuntivo, la sommatoria dei redditi prodotti e poi dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865.074 miliardi di euro, con un gettito Irpef generato pari a 164,36 miliardi di euro, in calo del 4,75% rispetto all’anno precedente. Questi dati Irpef ,  in uno alle dichiarazioni aziendali relative all’ Irap, imposte dirette ed indirette quali Ires, Isost e Iva permettono di ottenere  degli indicatori specifici che “fotografano” l’effettiva situazione socio-economica del paese Italia e quindi permettono di rilevare il grado di tenuta del suo sistema di protezione sociale .  Ecco al momento cosa si evince dai dati pubblicati a consuntivo. L’ Italia che si presenta è  una società in cui le retribuzioni non crescono da anni , ne discende come sia un gruppo sempre minore di lavoratori  che si trova   a sostenere il  peso sempre crescente della pressione fiscale .  Questo porta a focalizzare , almeno sulla carta,  due cose:  1) il Paese sta scivolando verso un irreversibile impoverimento generale . Dato però  realisticamente non adeguato alla  potenzialità industriale nazionale messa in campo.   2) attestazione dell’esistenza di una quota importante di lavoro sommerso.   Evidente l’enorme danno causato nei confronti di chi continua a contribuire correttamente al welfare e quindi alla solidità dei conti pubblici. Non solo chi versa di più continua a pagare anche per tutti gli altri ma per contro si continuano a proporre , da parte dei vari Governi succedutisi nel tempo , soluzioni “ponte” che però non pongono alcun rimedio alle gravi lacune e contraddizioni del sistema “ fisco Italia”. Il risultato è rappresentato da quanto sia  di fatto  difficile  finanziare  il welfare italiano che  viene così  sostenuto  per competenza attingendo alla fiscalità generale . L’anno 2020 ha visto il welfare contare per  278,78 miliardi di euro, di cui 122,72 per la spesa sanitaria,  144,76 per l’assistenza sociale e 11,3 per quello degli enti locali. Negli ultimi 13 anni i redditi dichiarati sono cresciuti del 10% . Meno dell’aumento dell’inflazione ed enormemente meno di quello della spesa pubblica ed in particolare di quella assistenziale che ha segnato un + 98% , arrivando a toccare un pericoloso “point-break” nell’anno 2020 con un valore prossimo a quello ottenuto con il gettito dell’Irpef ordinaria.  Di conseguenza si nota come   siano solamente le residuali imposte indirette ,  le accise e la sempre pericolosa strada del debito a finanziare tutte le altre funzioni statali necessarie ed indispensabili allo sviluppo di un Paese quali scuola, infrastrutture, investimenti in capitale ed altro ancora.  Secondo i dati in possesso, al 1/1/2020 su 59.641.488  residenti in Italia,  sono stati 41.180.529 quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2021 ( anno di imposta 2020) .  Solo 30.327.388 residenti hanno versato almeno 1 euro di Irpef facendo così corrispondere per ogni singolo contribuente ben 1.448 abitanti. Nel dettaglio sono poco più di 5 milioni i contribuenti / versanti con redditi superiori ai 35.000 che reggono il peso complessivo del finanziamento al welfare nazionale : un numero esiguo di contribuenti che paga per quasi tutti. Ritengo personalmente che oggi più che mai esista una differenza troppo marcata tra le diverse classi sociali.  Fatto destinato ad acuirsi anche per effetto dei recenti provvedimenti degli ultimi Governi che hanno aumentato importo e platea dei vari destinatari di bonus ed agevolazioni varie. E’  doveroso , in un Paese moderno ed equo , aiutare chi effettivamente ne ha bisogno . Non si può però più soprassedere sul fatto di come queste percentuali di cittadini in continuo aumento dipendano  in gran parte da una economia sommersa , evasione fiscale ed assenza di controlli efficaci. Rammento che viene redistribuito il 40% di tutte le entrate e quasi il 100% di tutte le imposte dirette  a beneficio totale del 58,06% della popolazione ,  una parte al restante 28,96% e praticamente nulla al 12,99 % . Il risultato sotto gli occhi di tutti coloro che sono “ disponibili “  a vedere la situazione con  obbiettività,  è che così si penalizza quanti contribuiscono con regolarità e per contro quasi si incentiva  l’altra platea di contribuenti ad evadere e/o a dichiarare meno pur di non rinunciare a prestazioni sociali oltre che  assistenziali temporanee e/o ad altre agevolazioni che possono arrivare da Stato, Regioni e Comuni. In primis ritengo che occorra con urgenza operare su una  reale diminuzione  c.d. “cuneo fiscale – contributivo” a carico dei lavoratori dipendenti in modo equo e sostenibile per le casse dello Stato . Strada  peraltro già tracciata dal Governo Draghi con l’art. 23 del c.d. decreto “ Aiuti bis” e poi continuata con il più recente decreto “ Aiuti quater “ , intervenuto per il 2022 su importo e modalità di erogazione delle somme versate dal datore di lavoro ai dipendenti esentandole dal pagamento dei contributi sociali e imposte previste all’art 51, comma 3 del Tuir , i c.d. fringe benefit. Insomma una vera e tangibile semplificazione dell’iter di accesso al welfare aziendale che potrebbe quindi fare la differenza vera e di non poco conto che viene stimata fino al 15% per i redditi fino a 15.000 euro e 8% per quelli capienti 25.000 euro. Pongo un’ultima attenzione sul fatto di come  a conti fatti per lo Stato queste erogazioni di retribuzioni esentasse  gli facciano  perdere solamente un’Irpef di valore molto basso , poi però di molto recuperata tramite la tassazione diretta ed indiretta nel momento  in cui  dette somme vengono successivamente spese .