
25 Ott INFLAZIONE : L’ELASTICITA’ DELLE IMPRESE FAMILIARI
Il divenire si prospetta come un percorso tormentato verso un contesto economico-finanziario a bassa crescita in un mix tossico di alta inflazione che farà segnare , come minimo per due trimestri consecutivi, una recessione tecnica in Italia ma anche in tutti gli altri Paesi dell’area euro. L’inflazione è senza ombra di dubbio in primo piano . Dati generali economici alla mano , rilevo come si stia avanzando nel ciclo economico a ritmo sostenuto , per contro i mercati stanno subendo shock più accentuati strada facendo. Questa “velocità” potrebbe permettere di uscire da questo ciclo negativo più velocemente. Ma è innegabile che l’evolversi della guerra russo-ucraina e la risposta globale con i relativi impatti sul sistema finanziario e sull’ordine geopolitico mondiale continueranno chissà fino a quando a dettare i tempi delle dinamiche di mercato nel breve periodo. In questo contesto le Banche Centrali hanno alzato il loro grado di aggressività , di riflesso tra gli investitori cresce l’idea di uno scenario di stagflazione (economia stagnante in un contesto di inflazione e disoccupazione alto) e/o recessione , logica risposta ad un’inflazione posizionata in alto. Si prevedono effetti negativi predominanti peraltro già in intensificazione quali condizioni finanziarie più restrittive, “rollback” delle politiche fiscali, prezzi in forte crescita per energia ed alimentari, in ultimo ma non per importanza l’annoso problema soprattutto italiano di salari dei lavoratori in un quadro di perdurante disallineamento , non al passo in un contesto inflazionistico che accentua un’economia globale in forte rallentamento. Questo si rispecchia in una dissipazione del potere di determinazione dei prezzi delle aziende. In questo contesto tutt’altro che facile le imprese familiari italiane stanno reagendo più prontamente e meglio sviluppando nuove strategie anche complesse e virando il proprio interesse imprenditoriale cercando di cogliere nuove opportunità. Tutto questo è il risultato della combinazione tra snellezza e flessibilità , fattori fortemente interconnessi alle dimensioni ridotte di questo tipo di imprese. E’ interessante notare come nel 2021 e quindi anche nel primo semestre 2022 , le imprese familiari quotate hanno segnato mediamente un aumento di ricavi pari ad oltre il doppio rispetto alle imprese non familiari ( 26% vs 14%) ed una redditività del triplo ( Roa 5,4% vs 1,8%) . A questo punto è lecito porsi la domanda:”… come ci si può difendere dall’inflazione e riuscire ad affrontare anche questa nuova crisi…” ? Le imprese familiari italiane, secondo una delle ultime indagini dell’Osservatorio AUB ( AIDAF,UniCredit,Bocconi) sono oltre 12.000 e tra queste quasi 7.000 sono di piccole dimensioni. In un clima inflattivo fluttuante ma con tendenza rivolta verso l’alto , come l’attuale , la prima reazione della maggior parte delle imprese è quella di cercare subito di ridurre i costi di produzione e consequenzialmente aumentare i prezzi della produzione. Questo modus si ricerca per scongiurare l’opzione residua di veder ridurre i propri margini operativi. Certo che le pmi familiari hanno delle caratteristiche intrinseche esclusive che permettono loro di attuare strategie diverse , più velocemente ma anche più complesse. Possono sfruttare il vantaggio che la dimensione aziendale offre in termini di flessibilità interconnessa a tempi rapidi di reazione . Uno dei punti cardine riscontrato nelle aziende familiari è stato quello dell’aumento degli investimenti interni a supporto dell’innovazione al fine di garantire non solo l’uscita dalla crisi ma anche la tenuta in un futuro prossimo del business, il tutto a discapito anche di una minore ripartizione sull’entità dei dividendi di fine esercizio. In chiusura un ultimo cenno è rivolto al fatto che sempre più imprese familiari sbarcano in Borsa. Questo anche nell’anno post Covid e momento attuale inflattivo , mostrando così una resilienza maggiore rispetto alle imprese non familiari .Lo stato attuale, al 25 ottobre, vede un peggioramento delle condizioni economiche in Europa. L’indice PMI manifatturiero cala a 46,6 punti, sotto le attese del 47,8 e la precedente rivelazione che si era fermata a 48,4. Per fare un raffronto con gli USA , qui i dati macro segnano un rallentamento dell’economia a causa degli effetti della politica monetaria restrittiva posta in essere dalla Fed. Anche in questo caso a fare il punto alla data odierna si vede come l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero di S&P Global segna un 49,9 punti contro i 51 attesi.