INFLAZIONE E PENSIERO MONETARISTA

INFLAZIONE E PENSIERO MONETARISTA

Il mondo è cambiato.  E’  tutto nuovo , tutto diverso da come lo immaginavamo anche solo due anni fa . Non sono cambiate solo le dinamiche quotidiane con cui qualsiasi persona, semplice cittadino, grande imprenditore,  politico è alle prese ogni giorno, ma anche più strettamente le competenze e responsabilità di ognuno di noi in un contesto socio – economico spesso da reinventare da zero. Questo paradigma ha coinvolto tutte le economie del mondo .L’aumento dei prezzi  oggi è  globalizzato  e così   si è tornati  sui  livelli massimi anche in Europa , dopo 25 anni,  ciò  anche a causa dei  lockdown,  dell’impossibilità di reperire materie prime  , del  rincaro dell’energia consequenziale alla transizione verde.   Si è   innescata una nuova partita, senza possibilità di ritorno, tra politica e mercati.  Siamo transitati in un attimo da un periodo con una  domanda aggregata insufficiente , nonostante i tassi di interesse a zero (  post crisi finanziaria), ad un periodo di crescita inflazionistica causata da una domanda eccessiva rispetto all’offerta disponibile.  Il “mood” generalizzato è stato  quello di  volersi discostare  il più possibile da un  possibile rischio deflazionistico (calo dei prezzi di beni e servizi).  Le Banche Centrali si sono trovate a dover indirizzare i loro interventi verso territori fino ad allora inesplorati , quelli delle politiche monetarie non convenzionali sulla pressione sui prezzi.  Ed è  in questo contesto che trova spazio il mio  personale pensiero che  si basa sulla teoria  monetarista dell’economista newyorkese , Milton Friedman il quale  soleva definire  l’inflazione , sempre ed ovunque  , come un fenomeno monetario atto ad  influenzare e quindi modificare le teorie economiche applicative in un certo momento storico ed economico.   Sto parlando della  teoria macroeconomica  che oggi ritengo sia di  massima attualità e passibile di  applicazione .  Si occupa direttamente dello studio , su grande scala , degli effetti dell’offerta di denaro governata dalle diverse Banche Centrali nei sistemi economici di propria pertinenza. In tale contesto , pongo  l’accento sull’estrema attualità di questa  “teoria monetaria” perché attraverso le relative e consequenziali  “politiche monetarie”  ha come obiettivo diretto il monitoraggio ed il controllo dell’offerta di denaro su un  certo mercato considerando l’inflazione come  la diretta conseguenza nel caso di un’offerta di denaro superiore all’effettiva  domanda. Il decennio  trascorso , con tassi di interesse vicino allo zero e perfino negativi , non è assolutamente salutare per l’economia. E’ noto come i  bassi tassi d’interesse causino distorsioni a cascata sui mercati dei capitali. Innescano una ricerca convulsa al rendimento che  per contro causa l’aumento del rischio e crea “ bolle” in svariate classi di asset.  Così  si incoraggia l’uso eccessivo al  debito . Ecco perché il ritorno a tassi di interesse, diciamo più “ normali” , è positivo non solo per banche ed assicurazioni , ma anche per i risparmiatori che altrimenti tengono la liquidità tesaurizzata sui conti concorrenti.  Oggi quindi il nodo centrale non è tanto il tasso di inflazione registrato negli ultimi mesi quanto le aspettative reali sull’inflazione.  Se l’inflazione si dovesse radicare di contro diverrebbe molto più difficile per le Banche  Centrali contenere la pressione sui prezzi senza rischiare di rallentare troppo la ripresa in corso. Ruolo fondamentale sarà giocato anche dal mercato del lavoro.  Se da una parte la carenza di manodopera rafforza il potere dei lavoratori , potendo essi negoziare salari migliori, dall’altra parte questo  fatto innesca una artificiosa quanto pericolosa spirale prezzi-salari.  Ritengo che uno dei punti cardine oggi da affrontare  senza  indugio , sia la necessità   di riscrivere le regole del lavoro alla luce dei nuovi bisogni reali creatisi con la pandemia , altrimenti  , per contro, la carenza di manodopera causerà un continuo  rincaro dei prezzi.  In Italia il Pil è caduto dell’ 8,9% nel 2020  a causa della profonda recessione portata dal lockdown  con relativa chiusura delle attività. Ecco che per rilanciare l’economia  gli stimoli monetari  , garantiti dalle Banche Centrali , si sono accompagnati da un’imponente quanto eccezionale manovra fiscale. Al termine della  “compressione coatta”  dei consumi che ha accresciuto il risparmio in tutto il mondo, è corrisposta un’esplosione della domanda.  Questo forte ed irrefrenabile aumento della domanda si è però dovuto scontrare con un’offerta insufficiente a causa delle strozzature delle catene di fornitura ( supply chain ) con carenze di microchip, interruzioni del traffico commerciale , ma anche per l’aumento dei prezzi generalizzati dell’energia.  Quindi ?  Che fare?  Personalmente ritengo  che , innanzi tutto , l’inflazione  oggi rilevabile non sia , come definita da molti economisti  “transitoria”,  ma bensì la pressione sui prezzi la definirei  meglio come “ più persistente del previsto” . Di conseguenza a questo stato di fatto , auspicherei  che le Banche Centrali riducano  , in un futuro assai prossimo ,  gli stimoli all’economia per poi procedere ad  un primo rialzo dei tassi ( anche se minimo) , invariati a  “zero “ dall’inizio della pandemia.  Un’inflazione alta e duratura frena la crescita dell’economia ed impoverisce i risparmiatori , provocando inoltre, come detto,  una turbolenza incontrollabile sui cambi e sul mercato del lavoro.  Indebolisce e spesso fa “cadere” chi ha un indebitamento troppo alto e  causa disordine sui mercati svalutando , ad esempio, gli investimenti in obbligazioni e titoli di Stato.  Non esiste una formula magica  che possa andare bene per tutti questi problemi ma per tenere sotto controllo i prezzi, il primo step per le Banche Centrali  ritengo sia quello di perseguire una politica “disinflazionistica” , eliminando  gradualmente il sostegno all’economia e quindi  , con lo stesso grado “leggero” di frequenza , rialzare i tassi di interesse .  Per contro la Banca Centrale Europea  , oggi , si sta muovendo  molto lentamente per contrastare l’inatteso rialzo dei prezzi .  Concluderà  il suo programma pandemico di aiuti ( Pepp) a fine Marzo p.v. , riducendo gli acquisti già da Gennaio.  Circa i tassi di interesse , nell’ultima riunione di politica monetaria di Dicembre u.s., Lagarde ha assicurato ( !?) che resteranno a livello attuale ( zero) per tutto il 2022.  Ribadisco di  non essere  d’accordo con queste misure.    Userei  invece le “teorie monetaristiche” , come prima descritte, in  un  modo  un poco  più “draconiano”, alla Paul Volcker  ( ex presidente FED) , cercando di affrontare di petto la corsa all’aumento dei prezzi a costo di  innescare  una  fase di “ recessione guidata”  per alcuni trimestri consecutivi fino a ristabilire la situazione economico-finanziaria del Paese.