
11 Mar INDUSTRIA: IL FUTURO SI TINGE DI NERO
E’ stato reso pubblico l’indice destagionalizzato. A gennaio 2022 l’Istat stima quello della produzione industriale in calo del 3,4% rispetto al dicembre 2021. Si evidenzia come nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisca dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato ,ante “effetto guerra” , ha preso corpo dal mese di febbraio e sta mettendo in forse la competitività ( forse la sopravvivenza) delle imprese italiane e lo stesso potere d’acquisto delle famiglie . A febbraio si è registrato un balzo dell’inflazione al 5,7% su base annua (dal 4,8% di gennaio) , record dal 1995 e siamo solo all’inizio. L’aumento su base mensile si è registrato nei beni energetici con un +45,9% , negli alimentari lavorati +3,2% e non lavorati 6,9%. Dopo attenta analisi economica sull’indice destagionalizzato mensile segnalo importanti diminuzioni congiunturali in tutti i principali comparti : energia -5,2%, beni di consumo -3,6%, beni intermedi -3,4%, strumentali -1,6%. Per contro esistono settori che registrano discreti incrementi tendenziali-strutturali e sono: la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici + 10,7%, prodotti petroliferi raffinati +8,2%, fornitura energia elettrica ,gas, vapore e aria +1,6%. Flessioni accentuate nelle attività estrattive -12,7%, produzioni di apparecchiature elettriche diverse -12%, industrie manifatturiere diverse -7,1%. Il risultato è che oggi l’inflazione vola! Il “combustibile” a questa recrudescenza economica è senza ombra di dubbio il rischio concreto dell’ incontrollabile shock portato dalla guerra in Ucraina ampliato anche dalle conseguenze economico-finanziarie generate dalle sanzioni sulla Russia poi in ricaduta sui paesi definiti da Putin “ostili” e tra essi anche l’Italia. Un’inflazione così generata è un concreto rischio per l’Italia di far saltare ,per l’ennesima volta, il cammino dei conti pubblici. Questa accelerata dei prezzi è solo la premessa di quello che si vedrà nei prossimi mesi con un rischio reale di stagflazione. Ci si ritroverà così a convivere in una economia che soffrirà di un elevato grado di inflazione combinato ad una crescita bassa e/o nulla del prodotto. Basta vedere come in dodici mesi i prezzi dell’energia siano letteralmente raddoppiati portandosi oggi ad un +94,6% e con essi segnalo anche i beni alimentari che viaggiano a ritmi tendenziali del +6,9%. Per le famiglie tutto questo significa un +4% sui prezzi compresi nel c.d. “carrello della spesa”. Come detto questo è solo l’inizio . Non si tratta di un fenomeno transitorio , ad oggi non si può intravedere un ben che minimo miglioramento ed anzi la corsa persisterà nei prossimi mesi. La cosa certa in un futuro oramai prossimo e che secondo chi scrive diverrà “legge”, è il fatto che chi non riuscirà ad avere una sua indipendenza energetica non riuscirà neppure ad avere una sua indipendenza economica e quindi politica.