IL TRUMPISMO: LA STELLA POLARE ANCHE PER L’ITALIA

“…Ma io sono costante come la stella polare, che per il suo essere fedele, fissa e inamovibile non ha pari nel firmamento…” (William Shakespeare)

Anche per il Ministro delle Finanze Tria , oggi a Bruxelles alla riunione dell’Ecogruppo ,la “cura Trump” sul fisco, che sta facendo volare il lavoro , la borsa e l’industria negli Stati Uniti, è la “Stella” da seguire, perché è il modus operandi che con coraggio dovrebbe seguire il Governo Italiano.  Il tutto sempre attenendosi a quanto concordato nel DEF approvato dal governo e dal Parlamento; quest’ultimo con una soluzione che chiede fermamente di non aumentare L’IVA ma seguendo il massimo rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Ma che cos’è, esattamente il cosiddetto Trumpismo? Per fotografarlo basterebbe il motto : “Make America Great Again”,ossia: rendere nuovamente grande l’America. Nel merito, Trump ha proposto un mix, molto personale di politiche finalizzate a rilanciare la produzione interna, incentivare gli investimenti , ridurre più che proporzionalmente nel tempo le importazioni. Nel dettaglio sono 3 gli ambiti di azione sui quali poter ragionare. 1) ambito fiscale: sicuramente in questo campo Trump ed il partito repubblicano tutto hanno ottenuto il loro più grande ed importante successo legislativo, cioè  una riforma che ha tagliato di fatto le imposte sui redditi individuali e familiari,  provvedimento fondamentale per l’economia e la finanza è la” corporate tax” sulle imprese passata dal 35 al 21%; 2) ambito delle politiche commerciali: qui il carattere particolarmente aggressivo del Presidente ha portato ad iniziative eclatanti che hanno scombussolato il mondo dell’economia, su tutti i dazi sull’acciaio del 2018 (ndr. è di oggi la diminuzione dal 35 al 10% dei dazi  per l’importazione dalla Turchia dell’acciaio) ;la guerra commerciale con la Cina ; la revisione dell’accordo NAFTA del libero scambio con Messico e Canada . A proposito della Cina , non sarà di certo Pechino a fare delle ritorsioni , vendendo i buoni del tesoro in massa . Di fatto oggi, il mondo si avvicina sempre più alla sparizione sul mercato dell’eccedenza mondiale in dollari. La massa di dollari che circola fuori dagli Usa ha già cominciato a contrarsi da anni . Il rifinanziamento in dollari, delle grandi banche mondiali fuori dagli Usa diventa sempre più serrato e costoso, così come “ dollar short” ovvero i paesi debitori in dollari soffrano già. Si rammenta che tutti colori che si sono indebitati in dollari ,sia per fare ingegneria finanziaria che per investire produttivamente non troveranno dollari per pagare gli interessi e rimborsare il capitale; 3) ambito dell’apparato regolamentatore: introdotto con Obama è stato completamente rovesciato da Trump , il quale in uno con la comunità imprenditoriale statunitense ne ha denunciato sin da subito gli effetti inibitori su crescita ed investimenti. Oggi la “deregulation trumpiana” ha come obiettivo primario lo smantellamento della “ legge Dodd-Frank” che dal 2010, disciplina il sistema bancario e finanziario. Quindi anche per il nostro Ministro Tria deregulation, protezionismo e tagli alle tasse sarebbero i cardini dell’azione per ridurre un deficit che ad Aprile il Governo aveva indicato al 2,4 % quest’anno , 2,1 % per il 2010 con un debito al 132,6% del prodotto per quest’’anno e 131,3 per il prossimo. Di fatto , tornando negli USA , lo stimolo fiscale e la deregulation hanno contribuito ad accelerare una crescita dove il PIL è cresciuto del 2,3 % nel 2017, del 2,9 % nel 2018 e dove la disoccupazione è scesa al livello più baso mai registrato in mezzo secolo a questa parte: era il 4,7 % al momento dell’insediamento Trump mentre oggi è scesa al 3,7 %. Sicuramente siffatto modus operandi ha causato dei contraccolpi . Il primo è che la crescita economica, il dollaro forte e stabile, la bassa occupazione hanno si alimentato i consumi interni ma hanno causato altresì l’aumento delle importazioni con pesanti passivi nella bilancia commerciale, causando  crescenti disuguaglianze tra le vari classi sociali con un indebolimento del walfare .Il secondo è che il boom delle aziende statunitensi ha portato profitti direttamente ai loro azionisti ed ai loro dipendenti però ha causato una delocalizzazione produttiva in terzi paesi quali Cina e Messico . Tutto ciò fa riflettere sull’attuazione della filosofia di Trump che, per chi scrive, potrebbe essere veramente la stella polare da seguire anche per i governanti italiani.

Fabio Accinelli