IL PAPERON DE PAPERONI E’ DEL VECCHIO

IL PAPERON DE PAPERONI E’ DEL VECCHIO

E’ senza dubbio uno dei più liquidi imprenditori in Europa.  I conti della sua cassaforte ed holding lussemburghese  lo confermano .  La Delfin ha chiuso il 2019 con un utile di oltre 300 milioni di euro, contro i 331 milioni  dell’esercizio precedente.  E’ stato registrato   un vero e proprio balzo  in avanti   alla voce “liquidità disponibile” passata da 22 milioni a 327 milioni di euro . I   331 milioni di profitti del 2018 sono stati accantonati per intero , spingendo così le riserve della Delfin a superare la soglia dei 3,6 miliardi di euro.  Patrimonialmente Delfin è passata da 9,6 miliardi del 2018 a sfiorare gli  11 miliardi del 2019.   Nel dettaglio chi  e cosa controlla Delfin?   La holding  di Del Vecchio oggi possiede il 26 % della società immobiliare Convivio, il 32,1 % di EssilorLuxottica, totalmente Aterno e DFR Investment che sono i  due veicoli lussemburghesi intervenuti  anche nelle operazioni di scalata in  Mediobanca, acquisizioni   attraverso le  quali  in più riprese  , Leonardo Del Vecchio è arrivato oggi  a possedere  una partecipazione pari all’ 11% , cosa che lo ha promosso quale primo socio di Piazzetta Cuccia.  Inoltre e’ azionista di peso con il 4,8 % di Generali e l’ 1,925 % del capitale della banca milanese Unicredit. Andando a ben vedere , gli asset finanziari di Delfin al 31 Dicembre 2019 , ammontavano a  10,5 miliardi di euro , segnando un incremento di 1 miliardo rispetto all’esercizio precedente.  Ma anche in questo contesto finanziario, la pandemia ha causato nelle  attività della holding una riduzione del flusso di cassa per il 2020.   Questo fatto   però non ha compromesso la capacità economica  di Delfin a far fronte alle proprie  obbligazioni di  breve periodo.  Il management ha   deliberato il   rinnovo  dei debiti bancari , che erano in  naturale scadenza nell’esercizio 2020 , affiancando a ciò la realtà economica   dei bassi costi gestionali ed operativi della compagnia stessa.  Analizzando la  “proprietà” di Delfin si vede che Leonardo Del Vecchio detiene il 100% della holding del Lussemburgo essendo il portatore  diretto di una partecipazione pari al 25% ed usufruttuario del restante 75% , valore già ridistribuito fra tutti i suoi figli.  In Unicredit Del Vecchio tramite Delfin , pur volendo sempre mantenere una posizione defilata  tipica del personaggio, ha cercato un “asse comune” con le fondazioni bancarie  presenti nel capitale  a partire da CRT ( 3,5%) che assieme alla partecipazione Delfin supera la soglia del 5% . Ciò ha permesso di avere un ruolo di primo piano nell’individuazione del banchiere che dovrà prendere il posto di Jean Pierre Mustier ed anche avere dei rappresentanti nel nuovo board che sarà rinnovato la prossima primavera ,  presidenza compresa. Insomma è un momento topico nel mondo economico e finanziario italiano, dove la finanza soprattutto vista la situazione economica  statica causa Covid 19 è  invece in movimento come non mai . Basta dare un’occhiata veloce agli accadimenti recenti. L’Ops di Intesa San Paolo su Ubi , Del Vecchio che supera il 10% in Mediobanca, Generali che entra in Cattolica, l’Opa del Credit Agricole sul Creval, movimenti continui sulla aggregazione Bpm-Bper, la messa in vendita  di Monte Paschi,  la recente assemblea di Mediobanca dove il consiglio proposto dal management è stato rinnovato con l’appoggio degli investitori istituzionali e dove Del Vecchio , che ritiene Mediobanca un “ semplice” investimento finanziario ,  ha votato la lista Assogestioni  ed in ultimo il già citato cambio alla guida di Unicredit. E’ un momento storico correlato strettamente alla trasformazione del mondo bancario ed assicurativo dove si muove, come un’ombra lunga l’aura di Leonardo Del Vecchio .  “ Self Made” che dopo avere donato 10 milioni di euro per l’emergenza coronavirus , pochi giorni orsono ha pubblicamente annunciato un  pacchetto di iniziative che rende di fatto Luxottica un unicum nel panorama italiano . L’azienda integrerà lo stipendio dei suoi 10.000 dipendenti in cassa integrazione  e quindi riconoscerà un bonus di 500 euro, a chi oggi  lavora, sotto la voce “premio ed incentivo”.  Questo  gesto  economico solidale, è stato  creato tramite la riduzione del 50% degli stipendi di tutto il gruppo dirigente dell’azienda: empatia ed umanità.