
15 Nov IL MOMENTO MAGICO DEL DOLLARO:
E’ in assoluto la valuta che sta vivendo forse il momento più importante della propria storia recente toccando , a settembre 2022 , i suoi massimi degli ultimi 20 anni rispetto ad un paniere di valute dei diversi mercati sia avanzati che emergenti. All’interno di un mercato che sta soffrendo su tutti i fronti a causa di una crisi energetica dirompente , dinamiche geopolitiche internazionali in continua evoluzione negativa , crescita globale inchiodata su valori bassi se non addirittura negativi e un grado di inflazione sempre peggiore (ndr: alla data del 11/11 al 7,7% su base annua), la moneta verde è senza ombra di dubbio uno dei pochi elementi di positività e vigore sul mercato. In questa situazione storica le Banche Centrali stanno aumentando in maniera scaglionata ma continua nel tempo i tassi di interesse. In economia esiste una legge non scritta , ma da sempre rilevatasi corretta , ed oggi più che mai attuale la quale certifica l’esistenza della “ correlazione inversa tra la forza del dollaro e l’andamento positivo dei mercati”. Anche in un passato recente l’estrema forza del dollaro ha da sempre innescato un qualche tipo di crisi che oggi appare al mondo forse più “ brutale” proprio a causa dell’impatto subito e subendo ad esempio dal comparto a reddito fisso e quindi verso quegli strumenti finanziari dove i tassi di interesse vengono fissati durante la sottoscrizione e tali rimangono per l’intera durata del titolo. Entrando nel merito di un portafoglio con allocazione conservativa come il c.d. 60/40 ( 60% azioni e 40% titoli di stato) , capitalizza dal 1/1/22 ad oggi una flessione di circa il 20,4%. E’ altrettanto interessante valutare l’impatto del biglietto verde negli stessi USA, dove è stato calcolato dalla Banca d’ affari di NY Morgan Stanley che ad un apprezzamento del dollaro del 1% corrisponde sempre un impatto negativo sui profitti aziendali a stelle e strisce di circa lo 0,5%. Secondo questa previsione, assolutamente tecnica e quindi più che mai attendibile, nel quarto trimestre del 2022 le aziende inserite nel S&P500 potrebbero andare incontro a flessioni negli utili vicino al 10% , ma attenzione perché questa diminuzione è solo legata al tasso di cambio, a ciò andranno però aggiunte altre componenti di stress quali in primis l’aumento esponenziale dei costi generali di produzione . Non bisogna dimenticare che nonostante i quattro crolli del mercato ( c.d. 4 bear market ) accaduti dal 1993 ad oggi quali la “bolla Dot Com” con -49% , la “ Crisi finanziaria “ con -57%, la “Crisi Covid-19 “ con -34% e l’odierna “ Crisi inflazione “ con ad oggi – 26% , lo S&P 500 è salito del 1387%.( ndr: alla data del 11/11 dopo il dato USA sull’inflazione, S&P 500 ha segnato +5,54%, il Nasdaq + 7,35%). Guardiamo ora ad Oriente. Qui a soffrire maggiormente sono stati yen ed euro. L’ euro nel corso del 2022 ha toccato prima la parità con il dollaro per poi addirittura scendere sotto (ndr: alla data del 11/1 il dollaro si è deprezzato a 1,02 contro euro). Da quanto fino a qui detto però può nascere una considerazione proattiva sull’effettivo ruolo in economia e finanza che la moneta USA potrebbe far registrare in questo momento , ciò ad esempio in un’ottica di “asset allocation”. In questa situazione storica mi rivolgerei ad investimenti con prodotti in dollari , considerando il dollaro USA come la vera panacea per gli attuali portafogli. Si potrebbe virare sulla decisione di hedgiare la componente riguardante euro o yen del portafoglio , cercando così di fare emergere buone performance anche in mercati come gli attuali in particolare difficoltà e tensione. A seguire un’idea pragmatica su come potersi muovere nei prossimi mesi alla luce di tutto quanto fin qui detto ben consci di quanto il futuro prossimo sia piuttosto incerto . Considerando che la moneta USA oramai sta raggiungendo l’apice della sua tendenza rialzista toccando il massimo pluriennale e tenendo altresì conto della dinamica dell’inflazione USA che sembra anch’essa aver raggiunto il picco e quindi con la curva dei rendimenti americani che ora si è fortemente invertita, il presente ci racconta di una storia dove se il dollaro viene usato in maniera pragmatica e con buon senso potrebbe essere “rigeneratore” di portafogli che vogliono tentare, a buona ragione, di ritrovare il vigore rialzista perduto.