I SEGRETI DIETRO AD UNA GOVERNANCE

I SEGRETI DIETRO AD UNA GOVERNANCE

Nei nostri studi accademici ci hanno insegnato  fin da subito e  poi ripetuto un milione di volte che una governance  è:  “ …quell’insieme di norme, regole e processi finalizzati ad ottenere una corretta ed esaustiva amministrazione…”.Ecco quindi perché  la corporate governance oggi ha assunto più che mai un ruolo ed una  rilevanza centrale nella gestione delle aziende quotate   a tutela  degli investitori sia essi istituzionali come gestione risparmi e fondi pensionistici,  ma anche risparmiatori privati.  In questo contesto di tempi moderni e tecnologici con domande e risposte in tempo reale se  Piazza Affari vuole fare un salto definitivo  di qualità deve adeguarsi , a stretto giro alle attuali necessità del mercato, applicando una governance ferma e trasparente con regole precise supportate dall’authority e quindi in primis alla Consob.Un  breve ma esaustivo cenno su come viene gestita una quotata. Al ceo spetta la leadership operativa basata su  strategie consolidate.  Il cda  deve garantire l’indirizzo ed una attenta sorveglianza.  L’a.d. ha il  compito specifico  di migliorare   sviluppo e  crescita. Il consiglio di amministrazione è di fatto il  controller sull’operato  e sulla strategia prefissata dal ceo. Il presidente del consiglio di amministrazione pone in essere un controllo sull’operato degli amministratori assicurando così l’efficacia ed il funzionamento dell’ organo amministrativo. Nei primi anni 90 fu introdotta la figura degli amministratori autonomi o consiglieri di minoranza , figure preposte  alla vigilanza sull’introduzione di norme più aperte ed interessate  alle  singole richieste degli investitori.  Dal 2004 con l’uscita della legge sul risparmio questa disposizione specifica sulle governance fu applicata a tutte le quotate. L’occhio da allora si rivolge soprattutto al risparmio gestito e tramite i gestori stessi si è creata  la Assogestioni con presentazione  diretta di liste di minoranza e alternative da contrapporre alle liste di diretta presentazione da parte dello stesso cda .  Oggi rilevo  difficoltà sempre più crescenti riscontrate dalla Authority nel gestire liste di maggioranza di amministratori indipendenti presentate dai grandi gruppi quotati. La primavera 2022 nel mercato si preannuncia foriera di grandi battaglie con ago della bilancia tra i soci individuato nel ruolo fondamentale e decisivo che sarà portato dai fondi. (1) –  Il controllo per i progetti futuri in  Generali si deciderà a colpi di governance   con lo scontro tra Mediobanca e Francesco Caltagirone. Mediobanca si è mossa con un prestito pari al 4,4% della compagnia così portando l’istituto di P.tta Cuccia a detenere in totale , con le azioni già possedute , un 17,2% dei diritti di voto. Intanto si scalda la sfida pre-assembleare in vista del voto sul rinnovo del cda di Generali il 29 aprile. Tra i temi al centro del contendere il dividendo che secondo l’ad in scadenza Philippe Donnet  sarebbe messo a rischio dal piano presentato lo scorso 25 marzo dalla “lista” che fa capo proprio a Caltagirone. A seguire il fatto che l’85% dei profitti della società di Trieste arriva da quattro regioni italiane contro la presenza in venti. Si combatterà a colpi di governance perché si tratterà di un tentativo di presa di controllo da parte di un gruppo di  soci  che si concretizza nel quasi  10% facente capo  al Gruppo Caltagirone, una quota di poco inferiore riferibile alla Delfin di Leonardo Del Vecchio , un quasi 2% espressa dalla Fondazione Crt e probabilmente un 4% della famiglia Benetton. (2) –  Il caso   Telecom Italia  vede una  discesa costante del titolo  in Borsa  con un bilancio tutt’altro che entusiasmante da approvare in assemblea . In questo contesto si allontana la prospettiva di un’opa da parte del fondo americano Kkr ( già detentore del 37,5% della rete secondaria di Tim)  e sembra invece riprendere quota l’idea della rete unica che nascerebbe dalla fusione con Open Fiber  ( dove socia al 40% è Macquaire) che però porterebbe ad una situazione di monopolio  con  probabili ostacoli da parte dell’antitrust.  In questo contesto ago della bilancia sarà  Vivendi ( ha appena svalutato per 728 milioni ,a 0,657 euro, il prezzo di carico in Tim) che controlla il 24% dell’assemblea straordinaria di Tim.  Tornando al discorso di governance pura, sia Cdp che Vivendi hanno fatto partire consultazioni serrate tra loro su un possibile cambio alla presidenza del gruppo con un nome  tra loro condiviso  ed idoneo a gestire il processo  decisionale  da attuare a stretto giro ed  oramai all’orizzonte.  (3) – Molto più turbolento è il momento economico-finanziario e  quindi di governance  che sta vivendo Saipem.  Storica Spa fondata nel 1956 da Enrico Mattei  con un fatturato nel 2020 di 7.432 milioni ,  operante nel settore della prestazione di servizi per il settore dell’energia e delle infrastrutture , con un 76% del proprio fatturato odierno legato a progetti nel settore del gas, rinnovabili e transizione energetica ,  a fine gennaio ha  spiazzato tutto il mercato annunciando  una maxi perdita di ben oltre 1/3 del c.s. .  Si sono subito attivati per seguire il momento e la necessaria ricapitalizzazione  i due principali soci  Eni ( 30,5%) e CDP (12,5%) .Il cda ha creato una nuova struttura specifica con il fine di rafforzare la solidità finanziaria  e  migliorare l’esecuzione dei progetti tramite  economie idonee .