GUERRA IN UCRAINA : PER LE IMPRESE SANZIONI O BUSINESS?

GUERRA IN UCRAINA : PER LE IMPRESE SANZIONI O BUSINESS?

Oggi tutti hanno ben capito quanto le guerre non si giochino solo sui campi di battaglia ma  bensì anche negli uffici , belli e confortevoli della politica e  dell’economia.  La guerra ha fatto aprire gli occhi verso il  nuovo mondo energetico, commerciale ,  geopolitico , con    relazioni economiche  internazionali che stanno   mutando velocemente e forse per sempre.  La globalizzazione come l’abbiamo vissuta e concepita negli ultimi trent’ anni non esiste più.  Sta  infatti mutando l’ordine mondiale generale ed in questo nuovo contesto la transizione energetica e le criptovalute avranno un ruolo sempre più di spicco .  Siamo testimoni del  fatto di come  oggi a Mosca   stiano usando  la conversione dei rubli in cripto asset  per  cercare di aggirare le sanzioni contro la Russia .Le valute digitali e quindi il sistema di pagamento digitale globale correlato potrà di fatto migliorare a tutti gli effetti il regolamento internazionale dei pagamenti riducendo di gran lunga , tramite il tracciamento ad esse connesso,  il rischio di riciclaggio di denaro e la corruzione.In questo contesto l’invasione russa in  Ucraina  sta  già rimodellando , in ogni suo aspetto , l’economia mondiale portando  nell’ immediatezza  ad un ulteriore aumento dell’inflazione che potrebbe raggiungere nelle economie europee il 5%  con conseguente  forte diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie. Gli effetti della guerra causeranno quindi  un importante  rallentamento  nelle economie per quest’anno  con un calo della crescita del Pil al 3,3% contro il 4,4% precedente. Prima reazione per le imprese è   quella di ritirarsi dalle loro precedenti catene di approvvigionamento globali.  Abbiamo visto come dopo trenta giorni dallo scoppio della guerra  il primo risultato per la Russia  sia stato il suo totale isolamento dai mercati dei capitali  e  per contro  come gli altri Paesi si siano subito mossi per cercare di staccarsi   dalle  loro dipendenze economiche verso le altre nazioni spingendo fin da subito su operazioni onshore e  nearshore. Per contro  l’invasione russa ha dato una accelerazione  forte e non prevista alla transizione verso un’energia più pulita. Il rovescio della medaglia è il fatto che la ricerca di alternative al petrolio ed al gas naturale russi rallenterà nel breve periodo inevitabilmente il progresso mondiale  verso lo “ zero emissioni”. Nel lungo periodo invece  sarà esattamente il contrario perchè ancora per molto tempo bisognerà, forza maggiore, continuare a lavorare con le società produttrici di idrocarburi  per poter garantire una continuità nei prezzi dell’energia rendendoli  i  più accessibili possibile  durante il periodo della transizione energetica. Ecco che i combustibili fossili come il gas naturale saranno fondamentali come “combustibile di transizione” e peraltro anche le quotazioni dei  combustibili fossili renderanno finanziariamente competitiva  e quindi appetibile una gamma più ampia di energie rinnovabili. In questo contesto si combatte  un conflitto parallelo tra Usa e Cina. Tra i due Paesi si acuisce la  tensione con Washington che ha fin da subito inasprito alcuni dazi sull’import da Pechino in uno alla minaccia di “delisting” dei titoli cinesi che già peraltro nel settore tecnologico soffrono il crollo negli scambi azionari. In questo marasma mondiale esistono però imprese che non sono fuggite dalla Russia, anzi!  Eclatante è l’esempio della Renault , con Parigi azionista di riferimento al 15,01%, che ha ripreso a produrre nello stabilimento di Mosca.  Stessa cosa per le francesi Leroy  Merlin  peraltro oggi molto  avvantaggiata dalla chiusura dell’Ikea russa e la Auchan. Sono rimasti  a Mosca anche due  importanti gruppi bancari italiani quali Intesa Sanpaolo  e UniCredit , controllata in tale sede dal colosso cinese ChemChina , oltre che Pirelli, Koch Industries e con oltre 800 punti vendita la Burger King. Di tutt’altro avviso il comportamento in UK.  Il Governo di Londra sta  valutando  quale misura applicare legata ad un nuovo possibile regime di amministrazione speciale  da scegliere tra  nazionalizzazione temporanea e/o  management buy-out  per la divisione britannica di Gazprom Energy  colosso russo dell’energia  , società controllata dallo Stato russo, che fornisce ben oltre il 20% del gas utilizzato dalle imprese del Regno Unito tra cui oltre 60mila ospedali, enti pubblici ed imprese private. Rammento che Gazprom è presente in UK a Manchester fin dal 1999 e nell’ultimo decennio ha raccolto  contratti per 127 milioni di sterline. Il Governo di Londra  però non vuole rischiare il fallimento del colosso russo perché ciò avrebbe  conseguenze devastanti sia a livello economico –finanziario che  politico-sociali per il paese.