
01 Set GAS: UN CAPPIO STRETTO ATTORNO AL COLLO DELL’EUROPA
Iniziamo col dire che i “ventisette” , con la loro folle corsa al “si salvi chi può” su base nazionale , ad oggi 1 Settembre sono già riusciti a gettare al vento in poco più di quattro mesi ben oltre duecento miliardi di euro per cercare di calmierare , almeno in parte, un mercato dell’energia impazzito ed ingovernabile. Questo accade in un contesto economico-politico in cui ai timori per la penuria del gas e conseguenti aumenti ingestibili dei costi dell’energia elettrica si sono aggiunti benzina e gasolio a prezzi esorbitanti oltre i 2 euro al litro. Mancanza di materie prime di provenienza dai paesi belligeranti , Russia ed Ucraina, in uno alle tremende immagini, che non dovremmo mai dimenticare e che ci giungono con cadenza giornaliera lasciandoci quanto meno basiti. A ciò si aggiunge un tasso di positività al Covid che non decresce, restando attivo nell’ombra, con un numero di contagi che solo pochi mesi orsono avrebbero indotto i nostri governanti a richiuderci nuovamente in casa. Oggi finalmente , obtorto collo, i governi nazionali e le stesse autorità europee sono costrette ad ammettere che ne le industrie e ne le singole famiglie potrebbero più reggere ancora ad una simile pressione continua e senza fine. Le difficoltà pratiche e logistiche virano verso il c.d. “ tetto del gas” che potrebbe essere un ‘ idea idonea a far valere , nei confronti dei singoli fornitori/produttori, il peso politico di una Europa unita e coesa. Peccato che in pratica questa idea, ove messa in atto, potrebbe effettivamente forse calmierare i mercati , ma le domande che tutti si pongono sono : “a quale costo ?“ e “questo costo chi lo pagherà ?“. Il costo è però oggi difficilmente quantificabile e soggetti passivi al pagamento…cercasi ! Fanno eccezione Spagna e Portogallo a cui l’Europa ha permesso l’applicazione di un tetto al prezzo del metano utilizzato per la produzione di elettricità, in modo da ridurre il costo finale per i consumatori. Ma nei fatti questa concessione alla Spagna ha fatto registrare fatti di non poco conto nel contesto della Comunità e più precisamente si è avuto l’effetto che Madrid non ha contenuto i consumi ma di contro ha aumentato le esportazioni “sottobanco” di energia elettrica verso la Francia dove, di fatto, si sta ancora usando energia elettrica a basso costo pagata però dai contribuenti spagnoli…..da qui l’impellente necessità di una decisione veloce, unica , definitiva e comune in materia. Al momento esiste una ipotetica ( molto ipotetica) idea di creare una centrale europea per l’acquisto comune di gas che potrebbe far pesare le dimensioni e la capacità di acquisto del mercato europeo abbattendo così i prezzi , ma i costi di approvvigionamento comunque varierebbero sempre da Paese a Paese e di conseguenza sarà una impresa quanto meno ardua la gestione della redistribuzione . Tengo a sottolineare come la corsa a riempire le singole riserve strategiche , che quasi tutti i governi europei hanno intrapreso per proprio conto, sia stato per contro uno dei fattori tra i più significativi che hanno contribuito all’impennata dei prezzi in questo periodo. Anche l’idea di sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas ad una prima analisi sembra buona per indirizzare i prezzi al ribasso, ma anche per questa soluzione tengo a rappresentare un fatto saliente e cioè che ove fosse attuata senza “ idonee correzioni “ , favorirebbe in assoluto i Paesi della Comunità che dipendono meno dal gas per la produzione della propria elettricità. Ne sono un esempio Francia e Belgio che possono contare sul nucleare , i paesi nordici che ne producono molto con l’eolico, o la Polonia che ad oggi, usufruendo di una deroga comunitaria idonea, usa ancora il carbone. Appare quindi chiaro al lettore come in siffatta situazione il mercato unico non potrebbe reggere per molto a tali differenziali dei prezzo dell’energia che non siano completamente controllati e quindi calmierati da un’autorità centrale appositamente preposta che si attivi per compensare gli squilibri esistenti e quelli che di sicuro si verranno a creare. Un piccolo cenno di politica economica : ove venisse creata una “ Europa dell’energia” assisteremo al più importante trasferimento di sovranità dopo quello della creazione della moneta unica. L’Europa dovrà di fatto rimettere in discussione le proprie credenze liberiste dotandosi, obtorto collo, di un nuovo potere forte e centrale atto a gestire l’abiura, cercando quindi di non contrariare troppo i sovranisti. Quindi mentre il prezzo del gas è cresciuto in maniera esponenziale nell’ultimo periodo stimolando , come ampiamente detto, interventi urgenti da parte dei Governi europei , le “utilities” stanno freneticamente procedendo a fare scorta. In questo contesto registro anche come alcuni tra i Paesi asiatici , Giappone e Corea del Sud, stiano ancora completando le proprie scorte accentuando quindi un ulteriore problema ravvisabile nella guerra dei prezzi tra Europa ed Asia. Per chiudere un ultimo cenno sulla situazione italiana e meglio sulla posizione ENI. A seguito delle ultime precisazioni dell’Agenzia delle Entrate sulla rideterminazione del contributo straordinario a carico delle imprese del settore energetico , ENI che aveva determinato l’ammontare del proprio contributo in circa 550 milioni di euro, si è vista modificare l’importo, in aumento, a circa 1,4 miliardi . Contemporaneamente ad oggi le quotazioni del prezzo del petrolio a differenza di quello del gas , hanno confermato un trend discendente basato sui timori di un possibile rallentamento macro : il Brent è volato sotto i 100 $ lasciando aperto uno spazio plausibile per un test area a 89 $.