FINISCE L’EPOCA DEL“BUSINESS DEI SOLDI FACILI” PER ALCUNE SGR

E’ a forte rischio il consolidato modello di business di alcune Società di Gestione del Risparmio (SGR) che esercitano il servizio della gestione collettiva al risparmio. Vi sono fondati dati che avvalorano sia previsioni che stime indicanti che, nel breve periodo, vi saranno forti problematiche nell’industria internazionale del risparmio gestito. Personalmente, analizzando giornalmente il settore dell’asset management, ho potuto evidenziare un trend nel quale si avvalora il fatto che nei prossimi anni le SGR subiranno una inevitabile quanto accentuata erosione dei profitti. Tra i grandi asset manager internazionali che devono iniziare a preoccuparsi vi sono soprattutto quelli che non hanno saputo, ad oggi, mantenere una posizione di forza primaria nel mercato aumentando le loro dimensioni anche tramite fusioni ed incorporazioni con altre realtà del mercato e quindi realizzando valide economie di scala. Tra esse posso evidenziare due gruppi ben distinti di operatività: 1)Vanguard e BlackRock hanno puntato il loro call business su prodotti passivi ; Amundi e Fidelity insistono nel continuare ad incentrare il loro business sulla gestione attiva affiancata da un alta efficienza operativa e dalla capacità imprescindibile di attrarre talenti dell’industria. 2) Per contro al fianco di questi player esistono SGR che continuano a lavorare ed attingere il loro business su nicchie specifiche di mercato  quali, ad esempio, attività ad alto valore aggiunto come il private equity o le strategie alternative . Il “buco nero” tra le SGR è invece costituito da quegli operatori che non si sono voluti e/o potuti specializzare, adeguandosi alle nuove richieste del mercato i quali, avranno  senza dubbio, difficoltà sempre maggiori a sopravvivere in un mercato in grande e continua trasformazione dovuta anche ad una globalizzazione inarrestabile nell’intero scenario economico e finanziario. Questo anche e soprattutto perché non hanno raggiunto societariamente dimensioni adeguate per avere un’ alta efficienza operativa sul mercato e d’ altro canto, continuano a proporre un’ offerta troppa standardizzata ed a basso grado di valore aggiunto. Tutto ciò impedisce, a queste società, di restare competitive in un mercato in cui gli utili sono già sotto forte pressione dalla concorrenza di prodotti low-cost come gli ETF ed anche dall’entrata in vigore ,in tutto il mondo, di norme e regolamenti come la Mifid 2 europea che mirano  ad aumentare la trasparenza sul pricing. Ecco allora che dovremo attenderci un ciclo di M&A, fusioni ed acquisizioni, dove i player piccoli e medi diverranno “prede” di gruppi più grandi , ciò se prima non riusciranno ad aggregarsi tra loro. Questo trend sarà inarrestabile nel medio e lungo termine. Nel breve periodo, invece, bisogna vedere se ci troveremo di fronte ad un ciclo positivo delle borse o ci sarà una correzione. Le M&A ricevono proprio una spinta notevole all’attuazione quando i listini di borsa sono ai massimi livelli e danno così un impulso alle cosi dette operazioni “carta contro carta” ,ovvero aggregazioni con scambi di quote azionarie. All’orizzonte vedo anche un altro trend ,  l’ingresso nel settore dell’asset management delle società big della tecnologia quale Amazon, Facebook, Google. A questo proposito bisogna fare una distinzione tra i mercati orientali , dove vi è una middle class in crescita con nuove generazioni di risparmiatori portati all’uso della tecnologia nel settore dei servizi finanziari. In questo contesto i big dell’ Hi – Tech sono una realtà in forte crescita da tempo (ndr. basti pensare al fondo monetario creato dalla cinese Alibaba). Circa i mercati occidentali e quindi i paesi più industrializzati dall’Europa agli Stati Uniti, gli operatori del mercato gestito coprono appieno le necessità dei risparmiatori. In tale contesto l’ingresso del settore dell’asset management da parte dei grandi gruppi tecnologici sarà più lento , ma sarà altresì motivo di ulteriore concorrenza e problematiche per le società SGR che non sapranno adeguarsi per i motivi sopra riportati. In ultimo ritengo che sarà la tecnologia , il fattore più importante su cui i player del settore dovranno “giocare” per raggiungere una maggiore efficienza operativa al proprio interno e quindi “girare” tali risultati alla propria clientela. Basti pensare al forte impatto della “robo for advisory”, ovvero l’uso di nuove procedure automatizzate basate su algoritmi a sostegno della costruzione e gestione di una migliore efficienza dei portafogli.

 

Fabio Accinelli