Europa: sotto il materasso un mare di cash

L’enorme massa liquida detenuta dai correntisti europei è la più grande contraddizione dell’attuale momento storico, economico e finanziario. Se nel passato, anche recente, esisteva l’idea del rendimento elevato a tutti i costi, da un po’ di tempo a questa parte, la parola d’ordine per la maggior parte dei cittadini europei ( e non solo) è la “tranquillità nella sicurezza”: ciò si va a fotografare nei 10 mila miliardi di euro di depositi a vista nelle banche  , importo che risulta essere pari ai 2/3 del PIL complessivo dei 19 membri dell’eurozona.Tutta questa immensa massa di liquidità dovrebbe (alias potrebbe) essere immessa dalle banche nel mercato economico dei prestiti a famiglie ed imprese. Ma non è così.  Il default di molte grandi banche europee stanno indirizzando sempre più gli istituti di credito ad utilizzare questa enorme massa di risorse liquide verso l’acquisto di titoli del debito pubblico facendo cosi’  di fatto, non arrivare la liquidità necessaria per lo sviluppo e crescita dell’economia reale. Ma non basta.  Nel lungo periodo avremo i tassi di riferimento della Bce che resteranno negativi e le banche trasferiranno automaticamente questo costo ai correntisti. E’ interessante vedere come in Europa non sono più solamente gli Italiani ad essere i “tesaurizzatori” della liquidità con 1.400 miliardi pari all’80% del PIL,  vi è pure la Germania dove i c/c contano 3.000miliardi – pari al 90% del PIL nazionale – ed anche la Francia con 2.200 miliardi cash – pari al 92% del rispettivo PIL.   Al di fuori dell’Eurozona un dato eclatante si rileva in Gran Bretagna, dove la liquidità bancaria tocca i 2.000 miliardi di euro.

Da tutto ciò, cosa si desume?   Innanzitutto si alza una voce forte da parte dei cittadini europei: “bisogno di sicurezza nelle istituzioni e nella garanzia di un futuro”.   Ma la domanda che sorge spontanea è: il risparmio con l’accumulo di liquidità nei  conti correnti equivale a sicurezza? Formalmente e/o teoricamente forse sì.   Ma quanto costa questa parvenza e/o illusione di sicurezza?   I costi reali  sostenuti e sostenendi per siffatta “ idea “  di garanzia sono semplicemente folli!!  Qui di seguito ecco  i numeri ed ecco i perchè.  Dall’anno 2000 ad oggi l’Eurozona ha prodotto un tasso di inflazione pari al 30%, ovvero la persona che non ha investito i soldi posseduti e li ha lasciati giacenti in c/c, solo per il semplice effetto dell’erosione del potere di acquisto, ha subito una perdita “secca” del 30%..  A ciò va aggiunto il cosiddetto “costo-opportunità”, individuabile nel non avere usufruito di quanto hanno offerto i rendimenti reali sia del mercato obbligazionario che azionario, con risultati medi ad almeno doppia cifra di interessi attivi. A questo punto, facendo la somma matematica del costo inflazionistico e del costo opportunità causato dal mancato investimento, il costo complessivo che ne scaturisce dall’ uso del c/c per detenere liquidità risulta essere elevatissimo e, per certi versi – a conti fatti – folle!! Ma non è tutto così semplice, sarebbe troppo facile e di facile, come ben sappiamo, non vi è nulla nella vita, figuriamoci quando parliamo di soldi e di finanza. Nell’odierno mondo finanziario si trova di tutto.  Al giorno d’oggi vi sono obbligazioni a tassi negativi per un importo complessivo di circa 15 mila miliardi di $ e, per contro, borse come Wall Street che sono ai massimi storici lavorando multipli elevati che scontano oggi 20 volte gli utili futuri. Quindi investire è facile?

Ma di cosa stiamo parlando quando poi questo quadro, già di per sè molto enigmatico, si fonde in un contesto di  continue incertezze politico/economiche.

Si pensi così alla guerra dei dazi tra USA e CINA, con ripercussioni disastrose anche per i mercati europei. Per non parlare delle problematiche prettamente macroeconomiche come la incontrastata crescita degli  USA, di fatto oggi la locomotiva economica mondiale che registra un deficit commerciale annuo di oltre 700 miliardi di $ con una marcia positiva ininterrotta da  ben 10 anni e, quindi, superiore agli 8 anni previsti per un normale ciclo economico espansivo (cee) (ndr: per cee viene inteso il momento storico di una economia nella quale durante la fase di espansione il PIL cresce e, per contro, la disoccupazione diminuisce).

In conclusione, oggi stiamo vivendo una fase economica nella quale si evidenziano tassi negativi di diretta pertinenza di politiche globali strutturate e di carattere espansivo, evidenziata dal fatto che negli ultimi 10 anni tutte le banche centrali del G5 hanno continuato ad immettere a getto continuo e sistematico nuova liquidità per 15 miliardi di $ e, per convesso, sono venuti a mancare per i risparmiatori i fari storici da seguire, rappresentati dai titoli di stato.

Le scelte sia delle imprese che delle famiglie indirizzate al risparmio e, quindi, all’investimento, sono oggigiorno dipendenti da cosa può offrire il mercato, e ciò con particolare attenzione al grado di rischio interfacciato, pero’,  al grado di erosione del capitale.

Fabio Accinelli