
28 Ott E’ FINITA LA GRANDE INTESA TRA BANCHE CENTRALI E GOVERNI
Una delle frasi pilastro dell’economia è senza dubbio quella coniata dal premio Nobel Milton Friedman che con la massima “…non esistono pasti gratis…” rappresentò il concetto di “ costo-opportunità “. Visto come: “… qualsiasi azione che abbia una reale valenza economica ha sempre un costo che prima o poi qualcuno dovrà pagare…” . Ciò che può risultare gratuito per un singolo individuo , nella realtà economica nasconde sempre e comunque un costo che andrà di fatto a modificare radicalmente e/o creare nuovi punti di equilibrio nel mutando contesto macro-economico. Il mondo in cui interagivano fino a poco tempo fà le Banche Centrali ed i Governi, ovvero andare insieme a braccetto per interessi condivisi che poi si realizzavano in elargizioni a piene mani tramite politiche monetarie-fiscali espansive , fa oramai parte del passato , anzi a dirla tutta è il “passato” della storia economica moderna. A causa dei mille motivi noti a tutti tra i quali annovero pandemia, crisi energetica e tensioni geopolitiche , è l’inflazione oggi a tenere banco , anzi è il nemico comune o meglio il nemico globale numero uno. Ad esempio negli USA l’operato della Banca Centrale sta progressivamente dando i suoi frutti visto anche il dato relativo alla Consumer Confidence Americana risultato di molto inferiore alle attese. La Banca centrale Europea sta agendo con una politica più sempre restrittiva , questo soprattutto in riferimento allo stop agli acquisti dei titoli dei singoli Stati. La Banca Centrale Cinese offre un sostegno concreto , con il regulator dell’FX , interviene sui mercati affinchè si mantengano solidi e lo Yuan si confermi stabile. Bisogna sempre approfondire i temi macroeconomici per poter ottenere un’analisi attendibile del presente e quindi riuscire ad ipotizzare un possibile quadro futuro. Lo scenario è complesso e vive anche di interconnessioni tra “ragionamenti” delle Banche Centrali a cui derivano “scelte” per i Governi. Ricordiamoci come il panorama della spesa fiscale a livello globale mostra sempre un significativo livello di debito . Siamo di fronte alla necessità di dover investire che però si scontra con la realtà che non saranno più operazioni a costo zero come accaduto nel recente passato. Ci sarà da pagare un prezzo alto soprattutto in termini di inflazione. Si dovrà addivenire gioco forza ad un compromesso sociale inevitabile come la concretizzazione di un nuovo regime macroeconomico globale basato sulla acquiescenza della fine dell’idea che le Banche Centrali possano essere ancora portatrici di politiche ultra-accomodanti. Nella realtà l’inflazione non può andare a diminuire da sola . Le Banche Centrali dovranno indirizzarsi verso una normalizzazione , stando però molto attente ad evitare il rischio stagflazione, quindi cercando di guadagnare tempo tramite l’utilizzo della leva fiscale. Ricordo che oggi con un tasso di inflazione in aumento si accentua , tra gli altri, il netto abbassamento del punto di equilibrio dell’indicatore economico prezzo/utili. Quello che sta accadendo sui mercati ad esempio è un processo di “ repricing” globale , sull’azionariato è stato colpito maggiormente il lato “ growth” quindi i tecnologici, stiamo arrivando sempre più ad attaccare il credito . Ultimo step toccherà lo spazio degli illiquidi come il private equity, il private debt., il real estate, il venture capital e il distressed debt. Nella giornata del 28 ottobre la BCE , ribadendo che tra i suoi mandati vi è quello di mantenere la stabilità dei prezzi con tutti i mezzi a lei possibili, ha comunicato di aver innalzato i tassi di riferimento ufficiali di 75 pb . La previsione è quella di ulteriori prossimi rialzi atti ad assicurare un tempestivo ritorno dell’inflazione dentro il range del 2% a medio termine. Per effetto del citato aumento troviamo da oggi il tasso sui depositi al 1,5% ed il tasso sui prestiti marginali ( interesse versato dalle banche private alla Banca Centrale per prestiti di brevissimo periodo) al 2,25% .