DEUTSCHE BANK : MOTIVI DI UNA CRISI

DEUTSCHE BANK : MOTIVI DI UNA CRISI

Gli strumenti finanziari che hanno scatenato l’improvviso e repentino calo del titolo della Banca tedesca sono da ricercare tra i “credit default swap”.  A tutti gli effetti sono strumenti derivati che tecnicamente funzionano come vere e proprie polizze assicurative su titoli obbligazionari  fungendo così da vera e propria garanzia per i creditori in caso di insolvenze,  trasferendo il rischio sul credito. Sono appetibili anche per il “gioco” degli speculatori che , anche se non posseggono titoli su cui assicurarsi , possono investire in cds per effettuare una scommessa al ribasso sulla emittente. Nel caso concreto di DB tre giorni orsono i cds a cinque anni  sono saliti da 142 a 203 punti base, accendendo l’attenzione sull’aumento improvviso del premio collegato al rischio sui titoli della banca tedesca e  questo nonostante la banca avesse deciso di richiamare in via anticipata un prestito TIER2 con scadenza 2028.  La situazione  così creata  analizzata in un contesto più ampio  ha fatto dire a J.M.Campa, presidente dell’Autorità Bancaria Europea , che i rischi concreti per il sistema finanziario europeo rimangono molto elevati anche perché sono interconnessi all’aumento dei tassi di interesse che continuano a pesare di molto sui mercati finanziari .  L’autorità di regolamentazione dell’Unione  Europea  ha sempre sotto attento monitoraggio  soprattutto le  c.d. “ perdite  non realizzate” inserite nei bilanci delle  banche ovvero, in parole povere , la rappresentazione di quei valori che  una banca ha in portafoglio sotto forma di  azioni  il cui prezzo è sceso ma  non sono ancora state vendute nella speranza che in quella moratoria di tempo prima della vendita  il valore del titolo salga recuperando valore e quindi dimezzando una perdita al momento rilevata ma non contabilizzata. In questa debacle della DB sono rimasti coinvolti , anche se in misura inferiore,  cds altri grandi Istituti di Credito europei quali Ubs e Societé Générale, in Italia il giorno del “point break” si sono segnati per Unicredit  -4,06% e per Intesa -2,41% ,  una tempesta generale su tutti i titoli bancari europei, istituti italiani compresi. Timori  amplificati dalla paura generalizzata che l’intero sistema bancario non sia  in grado di gestire al meglio le conseguenze dovute tra l’altro anche al rialzo dei tassi di interesse che  sia in Europa che USA hanno decapitato il valore reale delle obbligazioni , titoli primari in cui investono da sempre le banche. L’effetto più evidente in questa bufera sui mercati è la spasmodica ricerca da parte di tutti gli investitori, banche comprese,  di un “porto sicuro” dove rifugiarsi  e quindi investire in titoli che offrono maggiore qualità e sicurezza attuando operazioni di “ fly to quality “.  In un  contesto inflattivo alto come l’attuale vengano coinvolti come “salvagente” anche gli italianissimi Btp , infatti il decennale negli ultimi dodici giorni ha visto il proprio rendimento diminuire di quasi un mezzo punto , assestandosi di poco sopra al 4%  con quotazioni in costante aumento. La presidente della Bce   Lagarde, ha voluto porre l’accento su come le banche della zona euro siano resistenti perché consolidano forti posizioni patrimoniali specificando  inoltre  che ove fosse necessario la Bce  potrebbe fornire idonea ulteriore liquidità.