
08 Set DAMPING E INFLAZIONE
La crisi energetica corre alla velocità della luce. Non è un gioco di parole ma una cruda realtà. Inflazione oggi all’ 8,4 % , valore reale sul “carrello della spesa “ ben oltre il 10 % . Noi, come Italia, facciamo parte dei ventisette dell’Europa ed in questo contesto politico – economico ci troveremo a dover affrontare , tra l’altro, anche l’aumento dei tassi di interesse che attuerà la BCE per tentare di contrastare la questione energetica. Oggi 08 settembre la Bce infatti deciderà l’aumento dei tassi di interesse di un 50 e/o 75 punti base , seguendo così di fatto la strada già tracciata dalla Fed con “… decisioni dolorose ma necessarie…”. Il primo risultato però sarà quello di ritrovarci tutti in un contesto acclarato di recessione. In Italia la crisi si rispecchia inevitabilmente sul vile “ scontrino “. Ad esempio la spesa minima per famiglia calcolata da Federconsumatori per il “ back to school “ dei ragazzi italiani è stata fotografata in oltre 1.000 euro , con un aumento medio del 4,3 % rispetto al 2021. In tutto questo bailamme di tensioni, paure e preoccupazioni sempre maggiori di tutti i cittadini europei la ciliegina sulla torta sono state le dichiarazioni tardive e per molti versi stupefacenti di Ursula von der Leyen la quale “solo adesso ( !! ) “ si è resa conto che il mondo sta “ venedo giu’”, annunciando così un intervento di emergenza tramite una riforma strutturale del mercato dell’elettricità. Forse la Signora finalmente si è resa parte diligente del fatto di come , anche di questo immenso problema se ne stia parlando da mesi , così come di fissare un tetto massimo al prezzo del gas. Parole, idee e supposizioni (tante) , ma il tutto senza , al momento, alcun tipo di risultato : … zero !! Attenzione però . Se è vero che il modo migliore per azzerare l’uso dei combustibili fossili russi è quello di accelerare la transizione green dei Paesi dell’Unione verso fonti energetiche verdi è altrettanto vero che , di riflesso, le transizioni verdi e digitali aumenteranno in maniera più che proporzionale il fabbisogno dell’Europa verso le materie prime basilari e fondamentali per effettuare tale passaggio. Ma non solo. Necessiteranno quindi di più litio per le batterie, di più silicio metallico per i chip, di più terre rare per la produzione di magneti per i veicoli elettrici e la costruzione di turbine eoliche , il tutto con un aumento minimo previsto del 40 % da oggi al 2025. La realtà quindi si ricollega e ci riporta di prepotenza all’asse Russia – Cina. La Cina ad oggi è , e lo sarà ancora di più per gli anni a venire , la fornitrice di ben oltre 10 delle materie prime critiche sulle 30 comunemente usate. Ed è proprio di un giorno fa ( n.d.r. : 07/09/22 ) l’annuncio di Gazprom che Pechino regolerà i pagamenti delle forniture di gas da Mosca in rubli e yuan . Inoltre , fatto ancora più importante, sono stati firmati accordi aggiuntivi di rilevanza economica molto importante per l’acquisto e la vendita di gas a lungo termine tramite il gasdotto “ Power of Siberia “. Ricordo che dal 15 al 16 settembre è previsto inoltre un incontro di persona tra Putin e Xi Jinping in occasione dello Shanghai Organization summit in Uzbekistan. In questo contesto di caos e tensioni politiche generalizzate, esistono problemi economici e di liquidità inimmaginabili e sempre maggiori. Molte imprese estere però stanno segnando esportazioni in aumento , vedasi ad esempio nel mercato europeo, grazie anche alla vendita di prodotti ad un prezzo spesso di molto inferiore rispetto a quello medio già esistente sullo stesso mercato. E’ palese quanto queste vendite siano dovute ai c.d. “ prezzi artificiosi “ creati da produttori che godono , nel loro paese d’origine , ad esempio di sussidi statali ad hoc e/o alla sovrapproduzione di un determinato prodotto da parte di aziende che vendono poi all’estero tali produzioni in eccedenza. Il dumping è nella realtà una forma palese di concorrenza sleale ma che , in un contesto economico – finanziario come quello odierno di “ si salvi chi può “ risultA essere molto attivo e praticato. Il caso emblematico è quello della Cina dove per rilanciare l’economia e cercare di contrastare la crisi interna di riflesso a quella mondiale, Xi Jinping ha adottato vari pacchetti di misure a favore delle imprese nazionali. Tra essi spiccano gli stimoli fiscali, i forti investimenti statali per le infrastrutture, le agevolazioni straordinarie collegate a crediti d’imposta ed i prestiti per le piccole e medie imprese. Ecco allora che se da una parte il rallentamento dell’economia cinese ha avuto un impatto sulle materie prime come petrolio e rame , dall’altra , grazie ai forti incentivi alla produzione, l’export sta reggendo ed anzi ha segnato un + 18 % a/a in luglio ed un + 7,1 % a/a ad agosto confermando il paese Cina come uno tra i principali hub di esportazione per l’economia globale, con un surplus commerciale in continua crescita e questo nonostante il generale rallentamento economico. In Cina per quanto suindicato e grazie alle forti agevolazioni e stimoli statali alla produzione interna i dati relativi al commercio estero hanno fatto segnare una continua dinamica migliore dell’export rispetto all’import.