CRACK “BIG OIL”

In un solo giorno, dalle ore 20 del 19 Aprile alle ore 15.30 del 20 Aprile, l’andamento del WTI (ndr:”West Texas Intermediate” varietà di petrolio proveniente dal Sud degli Stati Uniti d’America, con contratti Future quotati al Nymex di New York) ha segnato un crollo a -37,63 $ con un calo del -305%, nell’ultima settimana (14/21 Aprile) l’andamento WTI ha fatto segnare alle ore 19.30 del 21 Aprile: 12,76. A ciò si contrappongono le variazioni ad 1 mese , dal 21 Marzo al 19 Aprile sul BRENT (ndr: petrolio che viene estratto nel mare del Nord, con contratti Future quotati all’Intercontinental Exchange –ICE) hanno segnato un valore di 26,23 $ con un calo del -7%, nell’ultima settimana (14/21 Aprile) sempre alle 19.30 del 21 Aprile: 19.39. Nel mondo intero, economico e finanziario, il 21 Aprile 2020 sarà ricordato come “the great financial collapse” ed a semplice livello di informazione segnalo che anche l’oro in pari data ha perso l’1,7% toccando 1.655$ l’oncia e questo a causa dei moltissimi investitori che hanno (dovranno ancora nei prossimi giorni) smobilizzato le loro posizioni sull’oro per girarle su quelle da coprire a causa delle forti perdite accusate sul fronte petrolio. E’ la fine, nell’era Covid-19, del mito del “Black Gold Oil”, frantumato e ridotto a valori mai potuti immaginare. La pandemia ha causato, tra le altre conseguenze , anche lo svuotamento delle strade, macchine e mezzi di locomozione fermi, traffico aereo inesistente, fabbriche, industrie ed attività serrate, crollo verticale della domanda di energia ed inoltre violente dispute tra i Paesi produttori con la conseguente saturazione delle riserve strategiche. Tutto questo ha portato il petrolio ai valori del 1983.A nulla sono serviti i tagli alla produzione di 10 milioni di barili decisi dall’ Opec nella riunione al G20 dei ministri dell’energia. Volendo analizzare a fondo le problematiche del tracollo del greggio, evidenzio che queste sono suddivise in “fisiche”  e “finanziarie”. Le prime di carattere ordinario e consequenziale alla pandemia ed ai lock down susseguitesi nel mondo che hanno fatto crollare la domanda che ad Aprile/Maggio sarà di 70 milioni di barili al giorno contro ai 100 milioni di barili pre-Covit-19. Ciò sta causando negli USA la saturazione nel sistema di stoccaggio, ovvero in parole povere non si sa più dove mettere il petrolio prodotto ma non consumato. Il paradosso di oggi è che chi possiede del Wti (greggio americano) può perfino arrivare a pagare chi ha una location disponibile al suo stoccaggio!! Le seconde sono dettate dal fatto che i contratti “future” sul petrolio (ndr. vengono intesi i contratti in cui un trader accetta di scambiare una quantità prestabilita di petrolio ad un prezzo prestabilito ad una certa data; comunemente individuati nel mondo finanziario come “barili di carta”) sono quasi sempre chiusi finanziariamente senza giungere alla consegna “fisica” del petrolio che avviene nel centro petrolifero di Cushing in Oklahoma, dove gli stoccaggi sono cresciuti negli ultimi giorni del 48% e fino a raggiungere i 55 milioni di barili su una capienza massima di 76 milioni. Come sempre accade anche nella “tempesta perfetta”  esiste però chi riesce a fare business ed a guadagnarci. E’  questo il caso del fondo US OIL  che ha già acquisito il 25% dei contratti di Giugno e ciò nonostante i futures sui contratti per quel mese siano affondati così tanto da riposizionarsi intorno ai minimi del 1974 in area 10$. Senza dubbio per il fondo US OIL una bella scommessa!! In tutto questo bailamme il petrolio stà trascinando al ribasso tutte le borse del mondo Al 21 Aprile , Borsa Affari perdeva il 3,59% e crollava anche il Brent con anche tutti i relativi contratti di Giugno. L’effetto immediato del crollo del prezzo del petrolio , che nella sua lunga storia per la prima volta lunedì u.s. era sotto zero, ha innescato la folle corsa ad uscire dagli investimenti , soprattutto quelli a maggior rischio , causando il crollo delle Borse che sono scese ; al momento le previsioni sono per un andamento altalenante ma indirizzato al ribasso. Di contro si registra l’aumentata corsa degli investitori verso i BTP: le richieste  hanno di gran lunga superato quota 110 miliardi. Sono stati collocati da un pool di Isstituti Bancari composto da Bank of America, Deutsche Bank, JP Morgan e SocGen guidati da Banca IMI ben 16 miliardi a 5 e 30 anni. Come detto il problema di fondo resta l’eccesso di offerta di circa 30 milioni di barili, le risposte insufficienti dei produttori (per il Governo russo si tratta addirittura di una situazione frutto solo di fredde speculazioni finanziarie) e quindi la saturazione dei depositi. Tutta questa situazione ha innescato il tracollo dei “barili di carta”.

E in Italia?? Il 21 u.s. l’Unione Petrolifera ha reso noto che il calo di consumo del greggio è stato del  31 % a Marzo e del 50% in Aprile. Detto ciò sicuramente i primi passi su una possibile soluzione al problema della quantità mondiale prodotta dovranno essere fatti dagli USA , primo produttore mondiale. Donald Trump proprio in queste ore si è reso disponibile ad aiutare finanziariamente i produttori interni con iniezioni di liquidità, somme prelevate dal cosidetto “bazooka” di duemila miliardi di $ già predisposto per tutto il parterre dell’economia USA. Quello che il governo americano vuole , dietro i summenzionati aiuti economici , è che gli “oil-men” americani continuino a tenere il loro petrolio sottoterra e/o lo cedano alle riserve statali al prezzo di mercato del giorno del contratto, ciò anche per aiutare il mercato finanziario interno ed in particolare le Banche finanziatrici.

Per concludere, un cenno su quanto sembra lontano il tempo in cui Jean Paul Getty diceva: ” Alzati  presto, lavora sodo, trova il petrolio”.

Fabio Accinelli.