Così l’economia Usa è finita sugli scogli

Oggi gli Stati Uniti si trovano sugli “scogli” dell’economia mondiale globale. Nel caso Usa la mareggiata è stata causata  dall’impetuosità incontrollabile della potenza economica cinese. Oggi si rileva una temporanea schiarita con Pechino e subito questo fatto ha fatto rimbalzare i titoli a Wall Street dopo i cali degli ultimi giorni. È bastato l’improvviso allentarsi della tensione che grava sull’economia globale tra gli Stati Uniti e la Cina che gli indici azionari di Wall Street hanno marciato speditamente al rialzo. Anche i titoli tecnologici, in questo momento finiti al centro di uno scontro per la supremazia tra le due potenze americane e cinesi, sono saliti. Guadagni netti si sono registrati in Apple, Netflix, nei produttori di semiconduttori, in grossi gruppi industriali di carattere internazionali quali Boeing e Caterpillar. Attenzione però a non sopravvalutare il momento perché sicuramente il clima che si respira è di forte volatilità anche se le intenzioni di Pechino e della Casa Bianca, al momento, sembrano molto collaborative e aperte alle aziende di entrambi i paesi Wall Street è stata anche spinta da segnali tangibili sulla nuova espansione americana, con un aumento annuale medio, in questo momento, attinente i prezzi al consumo del 2,2%. Nell’ambito statunitense però aleggiano forti incognite, che non vanno messe in secondo piano, quali il fatto primario che la Cina sia, di fatto, il più grande detentore del debito pubblico statunitense tra i paesi stranieri con 1.150 miliardi di dollari di T-bond su un totale del debito Usa di 21.516 miliardi di dollari (6.223,3 miliardi di dollari sono i titoli di stato americani detenuti da Paesi stranieri). Inoltre, nonostante l’applicazione dei dazi Usa per frenare l’espansione di Pechino, le esportazioni cinesi continuano a marciare a pieno ritmo con un tasso di crescita sbalorditivo che a novembre ha portato un surplus commerciale da record: per la Cina verso gli Usa l’export è aumentato del 9,8%, l’import è crollato del 25%! Oltre a ciò vi è la reale paura di contagio dalla crisi della Brexit perché potrebbe portare forti scosse sui prezzi del petrolio. In ultimo, ma non per importanza, vi sono forti problematiche interne a cominciare dall’inchiesta del Russiagate, fino ad arrivare agli scontri sorti tra Trump e la futura maggioranza democratica alla Camera. Il tutto fa capire bene dove, in questo momento, poggia la “barca” dell’economia americana.

Fabio Accinelli