CITY OF NEW YORK: IN UN ATTIMO SOSPESA TRA CIELO E TERRA

Francis Scott Fitzgerald diceva che New York City aveva tutta l’iridescenza dell’inizio del mondo. Oggi, come dopo l’11 settembre 2001, la città definita da tutti “l’ombelico del mondo”, deve trovare la soluzione giusta , per tempi e modi, per opporsi al fantasma che si è messo a volteggiare sulla città, il fantasma che nel 2001 si chiamava terrorismo ed oggi coronavirus. Per raccontare cosa sta succedendo a New York a causa del Covid -19, basterebbe ascoltare la canzone di Bruce Springsteen “the rising” , dove the boss urla al mondo “…come on up for the rising…” “…come on up, lay your hands in mine…”. E’ l’incitamento “urlato” a sollevarsi , vedere una luce in fondo al tunnel , iniziare la risalita “mettendo le tue mani nelle mie”. Ora però è tempo di freddi numeri. Ad oggi i casi confermati di contagi negli USA sono 676.676, i morti 34.784; nello specifico a New York i casi sono 222.284 ed i decessi 14.636. In tutto questo contesto vi è l’escalation dei senza lavoro che ha toccato l’inimmaginabile (fino a poche settimane fa anche non inipotizzabile) numero di 22 milioni di lavoratori che hanno richiesto il sussidio di disoccupazione. Il Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha per ora stabilito come data presunta di “riapertura” dello Stato e quindi di NYC il 15 Maggio e ciò con la condivisione della “coalizione dell’Est” che raggruppa gli Stati del New Jersey, Connecticut, Rhode Island, Pennsylvania, Delaware e Massachusetts. In questo frangente storico-economico, è proprio la figura del Governatore, soprannominato il ” bulldozer” che stà uscendo vincente in una complicata quanto tragica partita politica. Da sempre rappresentato come un uomo spietato e vendicativo, oggi si rivaluta agli occhi di tutti cittadini newyorkesi come un leader meno prepotente. Governatore attento e saggio che incarna la figura di padre premuroso verso i propri concittadini ma è soprattutto verso  tutti gli americani anche degli altri Stati Americani, tanto da rappresentare la figura che tutti vorrebbero vedere alla Casa Bianca al posto di Trump, avendo di fatto già la nomination democratica in tasca. Cuomo viene da sempre considerato come l’alter ego democratico di “The Donald” , un leader empatico e rasserenante, che oggi parla tutti giorni per conferenza stampa ai suoi concittadini assumendosi in primis le responsabilità delle decisioni più cruenti anche a livello economico, come quelle correlate alle chiusure delle attività commerciali. Sia lui che Trump conoscono, amano e vivono da sempre l’aria “portentosa” di New York, essendo entrambi cresciuti nelle strade del Queens ed avendo entrambi rubato l’anima ed il cuore della Grande Mela, oggi nelle loro diverse posizioni politiche ed economiche combattono affinché NYC e l’America tutta possa ritornare ad assaporare la ” life of your dreams”. Gli USA stanno predisponendo la creazione di una coalizione globale nella lotta contro il Covid-19, una squadra che comprende la Cina, la Russia e gli immancabili alleati del Vecchio Continente.. E’ lo stesso Trump che ha contatti quotidiani  con gli Stati che fanno parte del G20 e G7, richiedendo a tutti la massima collaborazione e trasparenza circa il numero dei casi, la diffusione geografica dl contagio, la sua potenzialità ad allargarsi, la natura specifica delle malattie riscontrate e le diverse terapie messe in atto. Sul piano economico il ministro USA  Steven Mnuchin è in continuo ed assiduo contatto con i suoi colleghi europei in modo da cercare do coordinare la gestione della crisi anche tramite relazioni commerciali più elastiche e crescenti per l’odierno ma soprattutto per il futuro. D’altro canto gli scenari macro-economici a Wall Street sono quelli di un vero “incubo 2008”. La domanda che attanaglia la Piazza newyorkese è se sarà recessione e/o diverrà depressione contagiando così anche il mercato del credito. In questo momento S&P stà tagliando i rating sul credito ad un ritmo di molto più veloce di quello attuato negli ultimi 10 anni. Nel primo trimestre 2020 ha degradato 565 società, contro le 351 del quarto trimestre 2019 e le 181 contate nel primo trimestre 2019. Come accennato è il numero in assoluto più elevato riscontrato da almeno 10 anni , segno inconfutabile di una prossima crisi finanziaria del credito tra i bond societari, basti pensare alla gravità del fatto di quegli oltre 5 mila miliardi spesi dalle società americane, usufruendo di prestiti bancari (quindi a debito)ed usati per acquisire azioni proprie! Oggi con il problema del coronavirus sempre grave ma in via di stabilizzazione , Trump comincia ad ipotizzare una  graduale ripresa dell’attività economica , passa al contrattacco verso la OMS , bloccandone i fondi ed accusandola direttamente per non aver dato puntualmente l’allarme per la pandemia, dall’altro lato predisponendo uno stimolo fiscale doppio rispetto al TARP di 10 anni fa: il 10% del PIL Americano contro il 5% di ieri. E di riflesso, l’Europa? E’ sempre di una lentezza esasperata, sempre in guerra tra i Paesi del mediterraneo e quelli del Nord. Non per niente in questo momento economico-finanziario di crisi vera dove le vecchie regole del capitalismo non hanno più valore , gli Americani definiscono l’Europa in maniera molto pragmatica e cruda, ma anche tanto vera come “the sinking museum”.

Fabio Accinelli.